A cura della dott.ssa Francesca Marra, Medico Chirurgo Specialista in Otorinolaringoiatria – Medico esperto in disturbi respiratori in Sonno (EOS- DRS).
Quando si parla di apnee ostruttive notturne, associarle ai bambini non è forse la cosa più immediata. Eppure, questa condizione può presentarsi anche nei più piccoli; non è raro, infatti, che si senta un bambino russare o sospendere la respirazione per alcuni secondi e si percepisca il suo sonno come agitato.
Molti possono essere i segnali che devono metterci in guardia; il consiglio è quello di controllare il piccolo da vicino e parlarne con il pediatra. Le apnee notturne, infatti, non vanno mai sottovalutate: si tratta di frequenti interruzioni della respirazione durante il sonno, che possono durare anche più di una decina di secondi e ripetersi per più volte nel corso della notte, divenendo così di severa entità.
Ma quali sono le cause da tenere in considerazione?
Diverse sono le ragioni e i fattori di rischio da tenere ben a mente, quando si ha il sospetto che il sonno disturbato del bambino possa essere collegato alle apnee notturne. Vediamone alcune:
- Ingrossamento (ipertrofia) delle tonsille e delle adenoidi
- Asma e allergia
- Presenza di anomalie nella struttura del cranio o della faccia o nella disposizione dei denti
- Sovrappeso o obesità
- Sindromi genetiche.
Cosa fare per confermare i sospetti?
Innanzitutto oltre al russamento abituale prestare attenzione a questi altri sintomi spesso associati:
- Una certa “fatica respiratoria” durante il sonno, con l’osservazione di episodi di apnea
- Sonno agitato, con frequenti cambi di posizione, oppure sonno in posizioni particolari che facilitano l’ingresso dell’aria
- Enuresi notturna (pipì a letto)
- Cefalea mattutina
- Anomalie comportamentali durante il giorno, come iperattività, aggressività, scarsi risultati scolastici
- Scarsa capacità di attenzione e di concentrazione.
La cosa migliore è effettuare un controllo del sonno, attraverso un esame strumentale, noto come polisonnografia. Non si tratta di un test invasivo e, dunque, niente timori e preoccupazioni! Semplicemente, attraverso l’utilizzo di sensori, si ottiene una registrazione del sonno e di numerosi parametri fisiologici del bambino, come le onde cerebrali, l’ossigeno presente nel sangue, i movimenti toracici.
Una volta riscontrata la causa, si procede con la valutazione della terapia migliore e, se necessario, lo specialista pneumologo consiglierà l’utilizzo della terapia ventilatoria C PAP, che con una azione meccanica – e una mascherina – consentirà di avere sempre ossigeno diretto alle vie aeree superiori, impedendo così il blocco della respirazione.
Se dalla valutazione otorinolaringoiatrica dovesse essere evidenziato che a provocare le apnee è l’ipertrofia adenotonsillare si procederà a un intervento di adenotonsillectomia. A volte, però, l’intervento può non essere risolutivo e pertanto può essere abbinato ad altri tipi di trattamento, come quello ortodontico.
Secondo le Linee Guida Ministeriali, infatti, in alcuni casi il trattamento può prevedere l’utilizzo di dispositivi ortodontici per l’espansione del palato e la eventuale correzione della retrusione della mandibola.
Dunque, la soluzione esiste, ciò che conta davvero è non trascurare mai il problema; le conseguenze, infatti, potrebbero davvero condizionare la vita del piccolo, la sua salute e, addirittura, la sua crescita.
Non esitate a parlarne con il vostro medico: saprà certamente indicare la strada migliore da seguire!