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In autunno, il vaccino per l'influenza potrebbe essere d'aiuto? Il parere degli esperti

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Vaccino influenzale e coronavirus: perché sarà importante in autunno

Le autorità sanitarie sono state molto chiare in merito: il vaccino antinfluenzale non protegge dall’infezione Covid-19

Eppure, in questi giorni, l’argomento è tornato alla ribalta, con un fine ben preciso: isolare precocemente i casi di Coronavirus, fermando quanto prima l’eventuale catena di contagi e mettendo meno pressione al Servizio Sanitario Nazionale.

In autunno sarà necessario vaccinarsi contro l’influenza: il parere di Lopalco

Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e professore di Igiene all’Università di Pisa, ora responsabile della struttura speciale 'Coordinamento Regionale Emergenze Epidemiologiche' in Puglia, è intervenuto ai microfoni di Rainews24 con toni decisi sulla questione.

«Iniziamo a organizzarci per il vaccino antinfluenzale che dovremo fare in autunno. Non protegge dal Coronavirus, ma a ottobre dobbiamo vaccinare più persone possibili, perché meno casi di influenza stagionale avremo il prossimo anno e più sarà facile individuare eventuali casi di Covid-19» - ha dichiarato. Dunque sì, il vaccino contro l’influenza potrebbe rappresentare un valido supporto per la gestione dell’emergenza, soprattutto in fase di diagnosi. E, in mancanza di certezza sull’andamento stagionale o meno del virus, il consiglio è di non farsi trovare impreparati.

È comunque bene dirlo e ribadirlo. L’influenza e il virus che causa Covid-19 sono due patogeni totalmente differenti. E, peccando di ridondanza, è giusto rimarcare che il vaccino contro l'influenza stagionale non protegge dal Coronavirus, almeno fino a quando studi in merito dimostreranno il contrario. 

Lo stesso Ministero della Salute insiste pressoché quotidianamente su quello che, ormai, è un dato di fatto. Aggiunge, però, sulla scorta di quanto affermato anche da Lopalco, che «lvaccinazione anti-influenzale è fortemente raccomandata perché rende la diagnosi differenziale (cioè la distinzione tra le due infezioni), più facile e più rapida, portando più precocemente all'isolamento di eventuali casi di Coronavirus».

Intanto, l'arrivo di un vaccino contro il Coronavirus è improbabile nei prossimi mesi

Ovviamente, la speranza è che arrivi al più presto un vaccino contro il Coronavirus, perché vi sia una protezione davvero efficace. Purtroppo, Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), ha confermato oggi in conferenza stampa che è molto difficile fare previsioni sulle tempistiche della messa sul mercato di un vaccino ad hoc.

«Ci sono tanti prodotti in sviluppo, anche progetti italiani, ma dal momento in cui un vaccino viene testato a livello animale, per passare agli studi sull'uomo trascorrono dei mesi. E per validare l'efficacia protettiva passa ancora del tempo, seguito da quello per la produzione in una sufficiente quantità di dosi» - non solo - «È anche altamente improbabile che si parli di un numero di mesi così limitato». L’iter è lungo, ed è fatto da una serie di validazioni per ogni prototipo. «Non possiamo pensare che avvenga in qualche mese».

Tempistiche a parte, la ricerca si muove più che mai in modo (positivamente) frenetico. L'ultima notizia di un vaccino contro il Coronavirus arriva da uno studio peer-reviewed sviluppato da ricercatori della School of Medicine dell'Università di Pittsburgh, centro di eccellenza nella lotta alle malattie emergenti. I ricercatori coinvolti - tra Andrea Gambotto e Louis Falo - sono proprio quelli che nel 2003 hanno messo a punto il primo vaccino in assoluto contro un Coronavirus emergente (la famosa SARS, mai sperimentato sull'uomo perché l'infezione si eclissò da sola), studiando poi nel 2014 un vaccino per un altro Coronavirus, la MERS. Si tratta di 400 micropunture erogate da sottilissimi aghetti disposti su un cerotto largo 1,5 centimetri sul braccio o sulla spalla: con l'applicazione, l'immunità al virus può svilupparsi entro due settimane, per raggiungere entro altre 3-4 settimane un livello di anticorpi sufficiente a contrastare in modo decisivo il virus. Un vaccino sperimentale, certo. Ma che restituisce fiducia.

È questa la speranza per i prossimi mesi? La virologa e direttrice dell'One Health Center of Excellence dell'University of Florida, Ilaria Capua, ha sottolineato che il desiderio è un altro, che «non ci sarà bisogno del vaccino perché si sarà attenuata la forza del Coronavirus».

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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