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Insufficienza venosa: come riconoscerla e affrontarla (in estate!)

Dr. Pierluigi Mollo

Ultimo aggiornamento – 02 Giugno, 2020

Insufficienza venosa e l'Estate

A cura del dr. Pierluigi Mollo, specialista in Flebologia e Consigliere della  SIAPAV - Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare


Chi soffre di insufficienza venosa lo sa: l’estate non è, certamente, la stagione migliore. Compaiono sintomi e disturbi impossibili da ignorare. Assieme al dr. Pierluigi Mollo, Consigliere SIAPAV e specialista in flebologia, cerchiamo di capire in che modo il caldo influisce sulla salute delle vene

Quando si parla di insufficienza venosa?

Quando parliamo di insufficienza venosa parliamo di una anomalia della funzione del sistema venoso causata da incontinenza valvolare, associata a reflusso sia da ostruzione sia da insufficienza valvolare primitiva, che interessa appunto il sistema venoso superficiale o quello profondo, o tutti e due. 

Oggi, questa definizione è stata un po’ rivisitata e, in modo più estensivo, si parla di anomalie morfologiche e funzionali di lunga durata del sistema venoso, che si manifestano con sintomi e segni che obbligano a valutazioni di tipo strumentale. 

Quali sono i primi sintomi di insufficienza venosa?

I sintomi precoci quali sono? Inizialmente, quando la malattia è agli esordi, i sintomi sono molto specifici, cioè pesantezza agli arti inferiori, sensazione di calore soprattutto dopo una prolungata stazione eretta, formicolii

Evolvendo nel tempo e aggravandosi, l’insufficienza venosa presenta dei segni che esprimono le alterazioni che diventano morfologiche e anatomiche, come varici, teleangectasie con la dilatazione dei vasi più piccoli che, impropriamente ma secondo il gergo comune, sono noti  come “capillari”, piccole dilatazioni venose, sino ad arrivare a varici a reticoli o a dei tronchi venosi dilatati, tortuosi con discromie, macchie della cute, soprattutto nella parte inferiore delle gambe, in prossimità della caviglia e dei malleoli e, in ultimo, espressione della maggiore gravità, le lesioni ulcerative, che possono essere di vario livello, di varia estensione e interessare i piani più profondi. 

SIAPAV

Chi sono i soggetti maggiormente a rischio?

I soggetti più a rischio sono le donne

C’è uno studio epidemiologico che ha dimostrato in maniera inequivocabile che gli uomini sono colpiti intorno al 38,33%, per quanto riguarda l’incidenza complessiva di disturbi venosi cronici, mentre le donne hanno una incidenza quasi del 51%. 

Naturalmente, alcuni soggetti sono maggiormente a rischio, quali gli obesi, chi ha una familiarità, quindi con genitori portatori entrambi con patologie varicose, soggetti che svolgono attività lavorative che impongono una stazione eretta prolungata

In che modo il caldo dell'estate influisce sulle vene?

Il caldo ha una azione vasodilatatoria

Per questo, in genere, l’arteriopatico sta meglio in estate e il flebopatico in inverno. 

Il caldo vasodilata sia i grossi vasi venosi, facendo diminuire il tono sia dei macro che dei micro vasi venosi; quindi, aumentando la vasodilatazione, aumenta la permeabilità capillare e l’edema e, conseguentemente, il gonfiore alle caviglie.

Si sa che le persone che hanno disturbi venosi, nelle grandi giornate di caldo, hanno un maggiore edema alle caviglie e, spesso, ricorrono ad artifici, come quello di fare dei pediluvi freddi o di mettere le gambe al fresco, per contrastare la stasi venosa delle vene che rispetto alle arterie hanno una minore velocità di flusso e un tono di parete e una pressione sanguigna al loro interno molto minori. 

Il caldo aumenta la stasi e riduce la velocità di scorrimento del sangue.  

Quali integratori e alimenti possono aiutare?

Sostanzialmente, gli integratori sono largamente diffusi nel consumo da parte di molti pazienti che sovente se li autoprescrivono, essendo prodotti di libera vendita e delle volte sono consigliati dai medici. 

Si tratta di prodotti specifici, volti a favorire l’assunzione di determinati principi nutritivi che normalmente non sono presenti in una dieta. Ce ne sono di diversi tipi: integratori alimentari, che contengono principi nutritivi, e quelli vitaminici. Sono tutti assoggettati a un decreto legislativo e nel 2002 sono stati sottoposti a controllo ministeriale, che ne propone e ne sostiene un uso salutistico. 

Gli integratori sono diversi quindi dai medicinali. Più del 40% dei pazienti, tra Stati Uniti ed Europa, impiega nutraceutici, integratori e fitoterapici, da soli o in associazione ai farmaci. Quindi, c’è un uso largo e diffuso. 

Per quanto riguarda gli alimenti, sono utili i cibi come frutta, alcune verdure che contengono sostanze che agiscono sulla permeabilità e sul tono venoso; ci sono i flavonoidi che sono contenuti in moltissime sostanze naturali – frutta, verdura – che hanno queste capacità benefiche, riducendo la permeabilità del versante venoso del microcircolo, per cui danno una sensazione di benessere. 

I farmaci sono altra cosa. In alcuni integratori sono presenti sostanze che hanno azione farmacologica, appartenenti al gruppo dei flavonoidi, chiamati flebotonici 

Qual è il legame con il diabete?

L’insufficienza venosa e il diabete sono due malattie distinte. 

Non ci sono connessioni strette, come ad esempio per le arteriopatie. Il diabete è una malattia che in Italia colpisce 3 milioni di persone ed è caratterizzata da un alto livello di glucosio nel sangue. C’è un tipo giovanile, che prevede un trattamento con insulina, poi di tipo 2, tipico dell’età media ed evanzata, trattato e controllato con dieta e farmaci per OS, e la terza forma, di tipo gestazionale, che insorge in gravidanza e tende a dissolversi con la fine della gravidanza stressa. 

Il diabete può influire in modo indiretto e avere delle correlazioni e delle differenze con l’insufficienza venosa, senza avere dei rapporti così stretti come con l’arteriosclerosi. 

Certamente, se un diabetico di tipo 2 è anche un soggetto obeso può aggravare disturbi venosi già presenti. I diabetici che hanno dei problemi che li portano a muoversi meno possono avere complicazioni. 

Poi ci sono delle condizioni che possono interferire in maniera clinicamente più rilevante, per esempio i disturbi della coagulazione; il diabete, spesso, si associa a un aumentato rischio trombotico. Sono comunque correlazioni indirette. 

Ancora, le lesioni cutanee in un diabetico e flebopatico possono guarire più lentamente e avere una evoluzione più complessa.  

Quali sono le terapie consigliate?

Parliamo, ovviamente, per  insufficienza venosa cronica  da varici o sindrome post-trombotica o, ancora, di patologia varicosa. 

La terapia di questi quadri è di tipo multidisciplinare

Non si tratta solo di una cura farmacologica, ma si deve agire sullo stile di vita, il paziente deve evitare un peso eccessivo, deve svolgere un’attività fisica quotidiana, evitare un ortostatismo prolungato, deve fare un’attività deambulatoria regolare di una o due ore al giorno, indossare le calze elastiche e, naturalmente, deve seguire la cura con medicinali prescritti. 

Ci sono poi dei tempi di trattamento. La terapia a lungo termine deve essere vestita sul paziente a seconda delle esigenze. Nelle stagioni fredde è consigliato un trattamento elastocompressivo, nelle stagioni calde, quando i sintomi peggiorano, i farmaci, limitando l’uso delle calze. 

Infine, ci sono altre opzioni terapeutiche indirizzate a quadri specifici, se ci sono lesioni ulcerative vanno trattate localmente, ma mai perdendo di vista la causa, e poi ci sono altre opzioni ancillari, che sono di beneficio, come il termalismo che, se ben prescritto, è utile. 

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Dr. Pierluigi Mollo
Scritto da Dr. Pierluigi Mollo

Specialista in Flebologia e Consigliere della SIAPAV.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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