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Malattia del cervo zombie: un pericolo per l’uomo?

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 28 Febbraio, 2024

Un cervo nella natura

La "malattia del cervo zombie" o malattia del deperimento cronico è una patologia neurodegenerativa riscontrata per la prima volta negli Stati Uniti e, in seguito, nella provincia canadese della British Columbia in diversi esemplari di cervi, alci, caribù e renne.

È stata recentemente diagnosticata in maniera massiva: ben 800 cervi e alci nello Stato del Wyoming sono stati colpiti, dopo un caso eclatante risalente a novembre 2023 nel Parco Nazionale di Yellowstone, e la sua diffusione cresce esponenzialmente.

Quali sono i sintomi? Quanto si è diffusa la malattia tra i cervidi presenti in Europa? C’è già il rischio di trasmissione all’uomo?

Scopriamolo di seguito con un approfondimento.

Di cosa si tratta dal punto di vista medico

Il dottor Fabio Moda, ricercatore dell'Irccs Istituto neurologico Besta di Milano presso la Struttura Complessa di Neurologia 5 e Neuropatologia ed esperto nel campo delle malattie da prioni umane e animali, in un editoriale a cura di Fanpage.it ha dato alcune indicazioni riguardo questa patologia.

La "malattia del cervo zombie", definita anche "Chronic Wasting Disease" (CWD), è causata da proteine anomale definite “prioni”.

I prioni, delle proteine malformate che possono causare malattie neurodegenerative in organismi, compresi gli esseri umani, grazie alla loro capacità di auto-riprodursi e propagarsi attraverso il corpo, causano danni al tessuto cerebrale.

Ci sono altre patologie, le Encefalopatie Spongiformi Trasmissibili (TSE), causate dai prioni, come ad esempio l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE), o morbo della mucca pazza, lo scrapie degli ovini e dei caprini e l’encefalopatia trasmissibile del visone (TME).

La forma umana più comune è invece la malattia di Creutzfeldt-Jakob sporadica (sCJD), diversa dalla variante (vCJD) che compare nell’uomo in seguito a consumo di materiale alimentare contaminato da BSE.

Moda ha spiegato, inoltre, che questa malattia del deperimento cronico, che colpisce il sistema nervoso centrale, nonostante stia facendo notizia nell’ultimo periodo, è presente negli Stati Uniti già da molto tempo, mentre in Europa è comparsa nel 2016 in Norvegia e successivamente anche in Svezia e in Finlandia.

I sintomi nei cervidi

I cervidi colpiti da questa malattia presentano dei sintomi che ricordano quello che è l’atteggiamento degli zombie nell’immaginario collettivo, ecco il perché di questa definizione aggiuntiva a quella scientifica.

Vediamoli di seguito:

  • dimagrimento anomale che porta al deperimento;
  • salivazione eccessiva che porta l’animale a sbavare;
  • andatura esageratamente lenta e poco stabile, che conduce allo sbandamento e alla caduta;
  • sguardo vitreo e poco vigile;
  • disorientamento generale e letargia.

La malattia si trasmette per contatto diretto tra gli animali con feci, urina, contatto con il suolo e vegetazione contaminata. Il livello di contagiosità è molto alto e porta gli animali a morire nel 100% dei casi in circa 8 mesi. 

Il prione è in grado di resistere a lungo negli ambienti infetti e questa sua resistenza costituisce un elemento chiave nella facilità di propagazione.

Inoltre, non bisogna sottovalutare che la CWD è una patologia latente, poiché non innesca una risposta immunitaria: i sintomi possono manifestarsi mesi o anni dopo il contagio, rendendo difficile il contenimento della diffusione e l’individuazione precoce degli animali infetti.

La ricerca di una cura: a che punto siamo?

Al momento, purtroppo, non esistono cure o vaccini per contrastare la malattia del deperimento cronico, ma diverse équipe studiano eventuali cure e monitorano l’ipotesi del contagio umano: non solo quella del dottor Moda già menzionata, ma, ad esempio, anche quella dell’Istituto veterinario norvegese e della University of Life Sciences, con le quali il gruppo di ricerca italiano collabora.

Un punto cardine della ricerca attualmente è quello dell’identificazione di biomarcatori periferici, in sangue e urine degli animali infetti, che potrebbero consentire di riconoscere gli animali già contagiati, ma che non hanno ancora sviluppato la sintomatologia legata alla malattia, come sottolineato in questo articolo di Wired.

È già pericolosa per gli esseri umani?

La dottoressa e giornalista Roberta Villa, per la rubrica “Dottore, ma è vero che…?” per FNOMCeO, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, ha approfondito il quadro di possibile contagio umano con le informazioni attualmente a disposizione.

Non esclude che la malattia del cervo zombie possa arrivare a contagiare gli esseri umani sia tramite contatto di carcasse di animali infetti o materiali contaminati, sia tramite l’ingerimento di carne di cervo infetta, ma sottolinea che, al momento, gli studi dei ricercatori a disposizione non hanno ancora certezze sufficienti per dare delle conferme.

Il rischio è quello di assistere a un nuovo spillover, già avvenuto con le TSE, un salto di specie che permetterebbe ad altri animali fino a quel momento immuni di essere contagiati e, conseguentemente, di trasmettere ancora più facilmente la patologia agli esseri umani.

I prioni, come abbiamo visto, sono particolarmente resistenti, ma non si ha sufficiente letteratura scientifica per quantificare con sicurezza il rischio di un passaggio tra animali e uomo.

In sintesi, nonostante l’allarmismo che si è diffuso di recente, è ancora prematuro parlare di pericolo per la salute pubblica quando si parla della malattia del cervo zombie.

È ancora consigliabile consumare la carne di cervo in Italia?

La dottoressa Villa spiega che, se il passaggio per via alimentare agli umani della CWD dovesse essere attestato in futuro, il contagio potrebbe essere già avvenuto, poiché le specie colpite sarebbero già state cacciate e dunque consumate.

Sottolinea, però, che non vi è nessun indizio che la malattia da deperimento cronico dei cervidi abbia raggiunto l’Europa centrale o le Alpi: è per questa ragione che, al momento, non c’è stata nessuna raccomandazione di evitare di consumare carne di cervo da parte delle autorità sanitarie europee o italiane.

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Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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