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«Mascherine autoprodotte»: ma con quali tessuti?

Redazione

Ultimo aggiornamento – 02 Maggio, 2020

mascherina tessuto: come farla

Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla tanto attesa fase 2 è stato molto chiaro, almeno per ciò che riguarda l’utilizzo della mascherine: «ai fini del contenimento della diffusione del virus COVID-19 - si legge - gli individui presenti sull’intero territorio nazionale devono usare protezioni delle vie respiratorie» sia nei luoghi aperti al pubblico (si pensi ai parchi, ai negozi, agli ipermercati) sia sui mezzi di trasporto e «comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento del distanziamento fisico». 

Dunque, sì: tutti, ad eccezione dei bambini al di sotto dei 6 anni e soggetti con particolari disabilità, dovremo essere dotati di mascherine, anche laddove non sussiste già un obbligo regionale. 

Normativa e buon senso vanno così a braccetto: per la limitazione del contagio e cercare di porre fine all’epidemia, l’utilizzo di dispositivi di protezione naso-bocca è quanto mai fondamentale, anche a fronte delle misure di allentamento del lockdown.

Mascherine, cosa dice il nuovo Decreto Legge

Nelle scorse settimane - anzi, mesi - abbiamo assistito a una lievitazione dei prezzi al consumo riguardante le mascherine chirurgiche necessarie ai cittadini. Così, il Governo ha deciso di intervenire calmierando i prezzi: nell’ordinanza della Presidenza del Consiglio - firmata dal Commissario Arcuri - si stabilisce che il prezzo « non può essere superiore per ciascuna unità» a 50 centesimi. 

Il DPCM, però, non specifica l’obbligo di utilizzo delle mascherine chirurgiche, anche a fronte delle difficoltà, ora leggermente placatesi, di reperire con facilità i dispositivi. Si legge, infatti, «per la popolazione generale potranno essere utilizzate, in alternativa alle mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso».

Gli studi sui materiali per produrre mascherine fai-da-te

Si aggiunge, quindi, un’ulteriore questione, riguardante i materiali più idonei per produrre mascherine fai-da-te.

Negli Stati Uniti, dove ci si è posti lo stesso problema, alcuni laboratori specializzati nei test delle particelle atmosferiche hanno convertito le apparecchiature per misurare il potenziale di filtrazione dei tessuti più comuni. Anche i ricercatori della Virginia Tech, dell'Università della Scienza e della Tecnologia del Missouri e di Wake Forest Baptist Health, sono intervenuti per testare i materiali delle mascherine autoprodotte. In più, esistono delle analisi del 2013 effettuate dai ricercatori dell'Università di Cambridge che vanno nella stessa direzione, sebbene allora si testasse la protezione contro i virus influenzali classici.

Il New York Times, in particolare, riporta i risultati degli studi effettuati dell’azienda Smart Air, che produce depuratori d’aria: i test vagliano il potere filtrante per particelle da 0,3 micron. Solo a titolo di esempio, ricordiamo che le mascherine FFP3 utilizzate dai medici filtrano il 99% di particelle di 0,23 micron. Il Coronavirus è invece di 0,12 micron, sebbene venga veicolato da goccioline di maggior dimensione. Una mascherina chirurgica, infine, sembrerebbe filtrare tra il 60 e l’80%.

Non c’è studio che tenga, però, dinnanzi alla variabilità dei tessuti: un jeans non è uguale a un altro, e lo stesso si può dire di magliette, carte assorbenti, fodere e salviette. Dunque, definirne con sicurezza il potere filtrante è pressoché impossibile. Molto dipende anche da quanto i tessuti aderiscano o meno al viso, coprendo bocca e naso.

Quali materiali usare per le mascherine fatte in casa

Sappiamo però che molti dei tessuti comuni possono fare un buon lavoro nel limitare il contagio, soprattutto per le particelle virali più grandi - veicolate attraverso il cosiddetto droplets. Per quelle più piccole (aerosol), invece, l’efficienza è assolutamente minore. È emerso anche che le fibre naturali presentano prestazioni migliori di quelle sintetiche e, di certo, due strati sono meglio di uno. 

Rimane fermo, in ogni caso, che munirsi di mascherine chirurgiche o lavabili è la miglior soluzione possibile e, il nostro primo consiglio, non è certo quello di ricorrere a mascherine fai-da-te invece di affidarsi a dispositivi certificati. Ma, secondo dei test effettuati, sappiamo che: 

  • Jeans - Buone performance per i jeans: secondo i test effettuati da Smart Air, filtrano oltre il 90% di particelle grandi e circa un terzo delle particelle più piccole.
  • Imbottiture del reggiseno - Certo, la forma arrotondata delle imbottiture è molto familiare a quella delle mascherina. Se si aggiungono gli elastici, il gioco è fatto. Sono state testati reggiseni in mussola e spugna, che hanno trattenuto il 76% di droplets e il 14% aerosol.
  • Strofinacci da cucina - Purtroppo, in questo caso, non abbiamo specifiche dettagliate sui tessuti: in ogni caso, il New York Times riporta che gli strofinacci filtrava molto bene le particelle più grandi e il 48% delle particelle piccole. Un buon risultato.
  • Lenzuola e federe -  Parliamo di lenzuola al 100% di cotone, con trama a 120 fili: il potere filtrante è del 90% per le particelle grandi (droplets) e del 24% per le particelle più piccole (aerosol). Altri test, effettuati gli scienziati del Missouri, hanno evidenziato che quattro strati di federa per cuscino a 600 fili hanno la stessa protezione di una mascherina chirurgica. Insomma, i tessuti di cotone ad alto numero di fili scelto sembrano fare un attimo lavoro.
  • Panni di carta e asciugatutto - Sembra diffusa l'abitudine di utilizzare panni di carta usa e getta per fabbricare mascherine o come strati di protezione in dispositivi di protezione lavabili. Nei test effettuati da Smart Air, i panni di carta a due strati hanno filtrato il 96% di droplets e il 33% di aerosol. Gli asciugamani assorbenti (utilizzati nei negozi e dai meccanici) hanno mostrato capacità leggermente minori: 87% di droplets e circa il 19% di aerosol.
  • Filtri del caffè - Rigorosamente americano! I risultati, però, sono contrastanti. Il potere filtrante è buono, ma non sembrano molto traspiranti. L’opzione migliore pare un sottile filtro da caffè inserito tra gli strati di cotone.

Un ultimo suggerimento, anzi due: in caso di dubbio, poni i tessuti in controluce per confrontare la quantità di luce filtrata. Meno è, meglio è. E ricorda che, prima di trasformare un tessuto in maschera, è bene porsi la (non) banale domanda: mi fa respirare oppure no?

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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