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Mastodinia: perché il seno può far male

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 03 Maggio, 2016

Il dolore al seno, o mastodinia, crea sempre grande preoccupazione nelle donne, ma raramente denota una patologia grave. Vediamo quali cause possono provocarlo.

Dolore al seno e ciclo mestruale

Poco prima dell’inizio del ciclo mestruale, o nei primi giorni dello stesso, può capitare, ma non sempre, che il seno risulti duro e dolorante. Al tatto sembra anche grumoso e il dolore di solito si espande nelle parti esterne di entrambe le mammelle. Non persiste lungo tutto il periodo fertile, si accentua prevalentemente tra i 20 e i  30 anni, per poi diminuire gradualmente. Durante la gravidanza e la menopausa, nella maggior parte dei casi scompare completamente, in quanto dipende dalle fluttuazioni del ciclo ormonale.

Il dolore al seno durante la menopausa

In questo caso, il dolore è diverso, la pelle è più tesa e la sensazione è come di bruciore. Non interessa ambedue i seni contemporaneamente, ma uno solo e il dolore non è sempre costante, può andare e venire. Questo a causa dei flussi ormonali che diventano fluttuanti.

Mastodinia e farmaci

La tensione mammaria e il dolore correlato possono essere causati da diversi farmaci, tra cui:

  • la terapia ormonale sostitutiva in menopausa;
  • i trattamenti per l’infertilità;
  • la pillola contraccettiva.

SOS mastite

È una patologia che nella maggioranza dei casi colpisce le donne che stanno allattando, in quanto alcuni germi si inseriscono nei dotti galattofori, i quali defluiscono il latte fino al capezzolo. In questa variante, la mastodinia si presenta con un grande calore e rossore, accompagnati da gonfiore.

Si tratta, dunque, di una condizione patologica tipica del periodo dell’allattamento, ma può verificarsi anche al di fuori della lattazione. In genere, si chiama “puerperale” la mastite che compare nella madre durante il periodo compreso dalla nascita del bambino fino alle sei settimane successive.

La mastite è una malattia infettiva, scatenata da un agente batterico all’interno dei dotti galattofori: lo stafilococco aureus.

L’invasione dei patogeni può essere favorita da più fattori:

  • lesioni cutanee e ragadi al seno
  • ristagno di latte nella mammella
  • scarsa igiene mammaria

La mastite si manifesta con un dolore al seno particolarmente intenso e bruciante, dolore all’allattamento, febbre, gonfiore al seno, malessere, rossore, sintomi influenzali.

In che modo si può fare una diagnosi?

Come detto in precedenza, nella minor parte dei casi il dolore che si prova al seno ha cause maligne. Certamente, la preoccupazione incentiva le donne a fare dei controlli periodici che, a lungo andare, si rivelano indispensabili per prevenire patologie gravi.

Gli esami che un senologo potrà consigliare di fare, per fugare ogni dubbio, saranno:

  • Agobiopsia: rare le volte in cui viene effettuato questo accertamento, solo nel caso in cui vengano appurate lesioni di sospetta provenienza. Verrà prelevata una piccola parte di tessuto mammario che poi sarà inviata al laboratorio di analisi.
  • Ecografia: tra i 30 e i 40 anni è l’esame più consigliato, in quanto il seno si presenta denso. Il tessuto ghiandolare viene esaminato dagli ultrasuoni che riescono a captare eventuali anomalie.
  • Mammografia: dopo i 40 anni, il tessuto adiposo si presenta in maggior quantità rispetto al tessuto ghiandolare, quindi, si ricorre alla mammografia perché è in grado di sondare più a fondo. L’esame sarebbe da ripetere con una cadenza biennale. Tra i 50 e i 69 anni, lo screening è gratuito anch’esso viene fatto ogni due anni.

Quando ci si deve preoccupare?

Se il dolore al seno persiste, bisogna tener conto anche di altri elementi, come:

  • Un aspetto a buccia d’arancia localizzato, o un cambiamento nella forma del seno, una retrazione o un arrossamento immotivato (senza aver subito un trauma, per esempio).
  • Palpazione che rileva dei noduli all’ascella o alla mammella, nel caso dell’ascella saranno i linfonodi a essere ingrossati.
  • Cambiamenti del capezzolo, coma la fuoriuscita spontanea di sangue, con spremitura, o la sua retrazione.

In questi casi, la probabilità che ci sia un tumore si rivela piuttosto alta. Non c’è un’età precisa in cui si può stare tranquille, ma la statistica ha dimostrato che il 75% dei casi di tumore al seno ha colpito le donne sopra i 50 anni. Nei rari, ma pur esistenti, casi giovanili, c’è il 5-7% di familiarità, per esempio, già la mamma, la nonna o la zia hanno avuto un cancro al seno.

Con alcuni esami si può capire in anticipo se una donna è predisposta ad ammalarsi di tumore mammario. Infatti, esistono dei geni che predispongono a questa malattia e sono il BRCA1 e il BRCA2. Se questi geni subiscono una mutazione, il 50% dei casi di cancro al seno e all’ovaio si riveleranno di origine ereditaria.

Anche gli ormoni potrebbero essere coinvolti nello sviluppo di questa patologia, in quanto un uso eccessivo di estrogeni contribuisce alla comparsa del cancro al seno.

Nel caso inverso, infatti, ovvero durante una gravidanza, gli estrogeni diminuiscono e di conseguenza si innesca un effetto protettivo contro il tumore. Come per qualsiasi malattia, il fumo e l’obesità non comportano nessun effetto positivo.

Che cure seguire in caso di dolore al seno?

Nei casi in cui il dolore al seno sia persistente, è consigliabile seguire una cura a base di antibiotici, come ad esempio nella caso della mastite, essendo un’infiammazione è il metodo più efficace.

Una prevenzione è sempre consigliabile, aiuta a controllare l’eventuale evoluzione di un piccolo disturbo, di modo che non evolva in qualcosa di più grave!

 

 

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Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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