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Nuovi casi di meningite in Italia: aumentano le preoccupazioni generali

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 23 Febbraio, 2015

Ha soli 40 giorni l’ultima piccolissima paziente colpita da meningite nel nostro Paese. Diagnosi iniziale? Influenza. Sì, perché la meningite rappresenta una minaccia difficile da riconoscere, almeno, polemiche a parte, così sembrerebbe. La piccola paziente è stata dimessa dall’ospedale Maggiore di Bologna senza troppe preoccupazioni, quelle sono sorte dopo. La bambina ha, infatti, continuato ad aggravarsi, spingendo i genitori a tornare ancora una volta in ospedale, al Sant’Orsola, dove i medici hanno diagnosticato la meningite. Meningite, non influenza. Ma per la piccola la situazione è precipitata ed è entrata in coma nel pomeriggio stesso del 16 febbraio. Le speranze ad oggi sembrano essere poche e i genitori, distrutti, si chiedono perché la malattia non sia stata riconosciuta in tempo, perché ci siano questi casi di meningite.

Una diagnosi difficile

Secondo l’ospedale Maggiore, il quadro clinico della piccola, la mattina del 16 febbraio, non poteva far pensare subito al peggio: “presentava caratteristiche del tutto analoghe ad un banale episodio febbrile di natura gastroenterica o respiratoria, e non vi era alcun segno che facesse sospettare, in quel momento, una patologia così grave come quella resasi evidente in tempi successivi. La valutazione clinica effettuata al pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore è stata scrupolosa e approfondita. Il quadro di esordio di un episodio di meningite può essere, infatti, assai insidioso proprio per la impossibilità di distinguerlo da patologie banali e benigne“.

Ma è l’unico caso?

No, non stiamo purtroppo parlando di un caso isolato. È il secondo caso di meningite a Bologna. Pochi giorni prima, il 10 febbraio, una piccola paziente di soli 9 mesi è morta al Sant’Orsola. A km di distanza, a Taranto, nel rione Tamburi, è stata in questi giorni ricoverata un’altra bambina di 4 anni, sollevando le preoccupazioni generali dei genitori del quartiere e della scuola. Per fortuna, questa volta le speranze di guarigione sembrano essere concrete.

Poi l’ultimo caso, arrivato come una doccia fredda improvvisa che ha immobilizzato e preoccupato l’Italia intera. Questa volta la paziente ha 12 anni, vive a Calcinelli, ed è ora ricoverata al Salesi di Ancona. Anche lei, come la piccola di Taranto, sta rispondendo alle cure e, ancora una volta, si sono attivate tutte le procedure di controllo e sicurezza per chiunque sia entrato a contatto con lei.

La posizione del Ministero della Sanità è chiara. Prevenzione, diagnosi repentina e cure immediate sono le forze su cui far leva per evitare che la malattia abbia la meglio. L’attuale sorveglianza nazionale, in vigore dal 2007, sottolinea l’importanza della segnalazione di tutte le forme di possibili meningiti e del vaccino.

Dagli anni Novanta, è ormai comune la vaccinazione contro l’Haemophilus influenzae b, che in Italia rientra tra quelle previste per tutti i nuovi nati. Sono presenti sul mercato anche i vaccini contro alcuni ceppi di pneumococco e alcuni sierogruppi di meningococco.

In Italia, infatti, esiste il vaccino coniugato vaccino 10 valente, il vaccino coniugato 13 valente e il vaccino 23 valente polisaccaridico per il pneumococco. Contro il meningococco, invece, sono disponibili vaccini polisaccaridici contro i sierogruppi A, C, Y e W 135, che forniscono una protezione di breve durata ai soli soggetti di età maggiore di 2 anni.

Insomma, prevenzione e attenzione. Nella speranza che non compaiano ancora nuovi casi di meningite.

 

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Scritto da Alessandra Lucivero

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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