Noduli al seno: perché è bene non trascurarli

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 17 Ottobre, 2017

Nodulo al seno: tumore, fibroadenoma, cisti, mastite

Il tumore al seno è il cancro più frequentemente diagnosticato nelle donne con età compresa tra i 49 e i 70 anni. Solitamente il primo impatto di una donna con una eventuale neoplasia mammaria è l’individuazione di un nodulo al seno attraverso l’autopalpazione o durante un esame di routine, come una visita senologica, un’ecografia mammaria o una mammografia.

Certo, la presenza di un nodulo non va di certo sottovalutata. Non bisogna però allarmarsi prima di aver verificato la sua reale natura, grazie al parere di uno specialista. Nel 90% dei casi, infatti, un nodulo al seno è una formazione nodulare benigna. Vediamo insieme quali sono le tipologie di nodulo al seno più frequenti.

Quante tipologie di nodulo al seno esistono?

I noduli al seno sono lesioni a carico del tessuto mammario. Spesso, si tratta di fibroadenomi, di porzioni di tessuto flogistico o di alterazioni fibrocistiche non maligne. Tra le tipologie nodulari troviamo:

  • Mastopatia fibrocistica – Molto diffusa nelle donne tra i 30 e i 50 anni. È una displasia benigna, in cui le cellule del tessuto assumono una struttura anomala. Questi noduli appaiono mobili, tondeggianti e si presentano come grappoli in entrambi i seni. Provocano dolore e gonfiore.
  • Adenosi – Noduli di consistenza dura e dimensioni variabili e cisti, ovvero formazioni arrotondate, uniche o multiple, dal contenuto liquido.

Altre condizioni comuni che determinano la presenza di noduli al seno sono:

  • Fibroadenomi – Noduli solidi benigni di natura fibrosa che crescono sotto l’influsso di squilibri ormonali. Non provocano dolore e sono mobili e sfuggenti al tatto. Proprio la loro caratteristica mobilità aiuta a distinguerle da altri noduli al seno.
  • Mastite – Infezione della mammella che provoca molto dolore, arrossamento e gonfiore. Questo disturbo si presenta soprattutto durante l’allattamento. Una complicanza della mastite è l’ascesso mammario. Si forma un nodulo dolente che si ingrandisce progressivamente. La cute della zona interessata si presenta rossa, calda e con un aspetto disomogeneo “a buccia di arancia”. Talvolta, si associano febbre con brividi e malessere generale.
  • Galattocele – Durante il periodo dell’allattamento può formarsi anche un galattocele, cioè una cisti ripiena di latte, arrotondata e mobile.

Tutti quelli sopra descritti sono noduli di natura benigna. Purtroppo un nodulo al seno può essere anche maligno. In questo caso, dunque, parliamo di una neoplasia.

Il tumore al seno si presenta come un nodulo duro e aderente ai tessuti circostanti. Le formazioni maligne tendono, infatti, ad essere rigide e dai bordi irregolari. Si possono verificare anche retrazione, appiattimento, perdita di sangue, di siero o di latte dal capezzolo. Infine, non è raro che si verifiche un arrossamento, con aspetto “a buccia di arancia” della cute interessata, dolore e linfoadenopatia ascellare.

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Perché i noduli al seno non vanno mai trascurati?

Un nodulo al seno, dunque, può essere sia di natura benigna sia di natura maligna. La palpazione e l’eventuale individuazione di una lesione nodulare, riconoscibile da mani esperte in base alle caratteristiche generali, va sempre valutata per escludere il peggio, senza lasciare spazio a qualsiasi tipo di dubbio.

Visita specialistica ed esami strumentali – come ecografia e mammografia – possono dare importanti indizi sulla natura dei noduli. Nell’eventualità di un carcinoma è indispensabile la sua rimozione chirurgicamente. Per i fibroadenomi, generalmente, non ci si sottopone ad un intervento, tranne nel caso in cui il nodulo sia in una posizione fastidiosa, che rende necessaria l’asportazione chirurgica, spesso effettuata in regime di day-hospital.

Nodulo al seno: il fibroadenoma, formazione benigna

Alcune cisti, invece, vengono sottoposte ad agoaspirazione, soprattutto nelle donne dopo i 40 anni. Esaminarne il contenuto liquido è utile per verificarne la natura oppure per alleviare il senso di fastidio causato dalla tensione esercitata dal nodulo nei tessuti circostanti.

Per prevenire tutto questo, la prevenzione rappresenta sempre la prima arma di difesa. Nelle donne giovani, l’ecografia e la visita senologica rappresentano i controlli di routine assolutamente più idonei a scopo preventivo. Nelle donne sopra i 40 anni, invece, l’indagine diagnostica, a scopo preventivo, più diffusa è la mammografia, che si raccomanda di ripetere ogni anno oppure ogni due anni. Pazienti con storie familiari di neoplasie mammarie vanno monitorate annualmente attraverso un programma di indagini cliniche e strumentali a causa dell’elevato rischio familiare.

È l’autopalpazione lo strumento di prevenzione più valido per tutte le donne di ogni età: andrebbe effettuata almeno una volta al mese, una settimana dopo la fine del ciclo mestruale. Con l’autopalpazione, infatti, è possibile individuare la presenza di eventuali noduli alla mammella, quindi accorgersi precocemente di modifiche strutturali del proprio seno, segno di un possibile carcinoma. Sai come farla?

Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Tania Catalano | Biologa
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