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Pazienti Covid e trombosi: rischio di 8 volte superiore rispetto a chi si vaccina

Redazione

Ultimo aggiornamento – 15 Giugno, 2022

Covid-19 e Coaguli di Sangue che Provocano Trombosi in Primo Piano

Ammalarsi di Covid-19 comporta un rischio otto volte superiore di sviluppo di coaguli di sangue rispetto a chi si è vaccinato con AstraZeneca: sono questi i risultati di una ricerca dell’università di Oxford. 

Covid-19 e trombosi: gli studi

Due ricerche, una del team di scienziati dell’Ospedale San Gerardo di Monza e dell’Università Bicocca di Milano e poi un’altra della Medical school di Long Island dell’Università di New York, hanno dimostrato che il SARS-CoV-2 può determinare la formazione di coaguli sanguigni nei tessuti e negli organi dei pazienti di Covid-19.

La trombosi, quella condizione che si verifica a seguito della formazione di coaguli di sangue nei vasi sanguigni fino ad arrivare alla loro ostruzione, è infatti una delle complicazioni più diffuse in chi si è ammalato di Covid, che spesso colpisce anche il cervello

Uno studio dell’università di Oxford in collaborazione con l’Oxford Health NHS Foundation Trust e la società TriNetX di Cambridge statunitense e guidato dal professor Paul Harrison ha calcolato il rischio di sviluppare una trombosi correlato al vaccino anticovid. Gli scienziati non si sono limitati a studiare l’ormai discusso Vaxzevria, prodotto dalla anglo-svedese AstraZeneca, ma hanno coinvolto nelle osservazioni anche altri vaccini a mRNA come Pfizer e Moderna.

Trombosi e vaccini anticovid 

La ricerca ha quindi rilevato che la trombosi venosa cerebrale si sviluppa in 40 pazienti su un milione di colpiti da coronavirus. Lo studio ha infatti indagato lo stato di salute di oltre 500mila pazienti positivi al Covid, nei quali la trombosi venosa cerebrale si è presentata 39 volte per milione, mentre tra i 480.000 vaccinati con vaccino a mRNA come Pfizer o Moderna la trombosi venosa profonda si è verificata in quattro pazienti per milione di somministrazioni. Per quanto riguarda AstraZeneca, infine, la trombosi correlata al vaccino si verifica in cinque pazienti su un milione di vaccinati. 

La conclusione a cui è giunto il team di ricerca è quindi che contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 comporta un rischio di sviluppare una trombosi venosa cerebrale cento volte superiore rispetto alla popolazione generale. Ammalarsi di Covid, poi, presenta un rischio trombosi di 10 volte maggiore rispetto a chi si è protetto con vaccini a mRNA e di 8 volte superiore rispetto a chi ha ricevuto il vaccino di AstraZeneca.

Un comunicato stampa dell’università oxoniense ha poi ribadito che il 30% dei casi di trombosi venosa cerebrale colpisce i giovani.

A questo proposito il professor Harrison ha affermato: “Ci sono preoccupazioni circa le possibili associazioni tra vaccini e trombosi venosa cerebrale, che inducono i governi e le autorità regolatorie a limitare l'uso di determinati vaccini. Tuttavia, una domanda chiave è rimasta senza risposta: ‘Qual è il rischio di trombosi cerebrale a seguito di una diagnosi di Covid-19? Siamo giunti a due importanti conclusioni. In primo luogo Covid-19 aumenta notevolmente il rischio di trombosi venosa cerebrale, aggiungendosi all'elenco dei problemi di coagulazione del sangue causati da questa infezione. In secondo luogo, il rischio di Covid-19 è più alto di quello che vediamo con gli attuali vaccini, anche per gli under 30; qualcosa che dovrebbe essere presa in considerazione quando si considera il rapporto tra rischi e benefici per la vaccinazione”. Il riferimento è infatti alle limitazioni introdotte recentemente dall’EMA per quanto riguarda gli under 60 nei vari paesi dell’unione, Italia compresa.


Per maggiori informazioni sui vaccini anti-Covid, invitiamo a visitare il portale ufficiale del Ministero della Salute, cliccando  qui .

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