icon/back Indietro Esplora per argomento

Pendolarismo: ecco perché fa male alla salute

Paolo Pate | Blogger

Ultimo aggiornamento – 25 Ottobre, 2019

Negli USA si calcolano in media 25 minuti al giorno destinati al pendolarismo lavorativo, ma per molti le cifre sono sicuramente più alte (l’ultimo censimento sembra confermarlo). A Los Angeles sono circa 90 le ore all’anno che si perdono bloccati nel traffico; a New York in media ben 48 minuti al giorno sono spesi fra treni, autobus e metropolitane.

Difficilmente il pendolarismo è un momento apprezzato, ma spesso può rappresentare molto più di una semplice seccatura: tutte le ore trascorse in questo grande limbo tra casa e lavoro, infatti, possono avere implicazioni anche serie per la propria salute, fisica e mentale.

Ecco cinque modi in cui il pendolarismo può influenzare negativamente il nostro benessere.

1) Aumento di peso

Uno studio del 2012, pubblicato sul Journal of Preventive Medicine e riferito allo stato del Texas, ha rilevato come chi abita più lontano dal posto di lavoro ha poi più possibilità di trovarsi in sovrappeso. Inoltre, sempre questi stessi soggetti, sarebbero tra quelli che praticano meno attività fisica quotidiana.

Non è così facile cambiare lavoro, quindi se il pendolarismo porta via molto tempo è importante provare poi a fare uno sforzo maggiore per mantenersi attivi durante il giorno”, raccomanda Christine Hoehner, autrice principale dello studio. “Avere delle pause in cui camminare, alzarsi spesso dalla scrivania, prendere le scale, fare esercizio ogni volta che si ha tempo”.

Se è possibile, potrebbe essere una buona abitudine prendere i mezzi di trasporto pubblici anziché la propria auto: chi va al lavoro guidando pesa circa tra i 6,6 e i 5,5 kg in più rispetto a chi va al lavoro camminando, in bici, o con treni e autobus (studio del 2014).

2) Dolori al collo

Secondo un sondaggio Gallup del 2010, un terzo di chi impiega più di 90 minuti per raggiungere il proprio posto di lavoro dichiara di avere problemi al collo e mal di schiena. Nello stesso sondaggio, soltanto uno su quattro fra chi impiega al massimo 10 minuti ha segnalato gli stessi disturbi.

Il tempo in più passato seduti nella propria auto o sul sedile di un autobus può di certo contribuire a questi problemi”, sostiene Andrew Wolf, fisiologo del Miraval Resort and Spa di Tucson, Arizona. Fare uno sforzo per star seduti diritti, magari con un supporto lombare dietro la schiena, avendo testa e spalle sulla stessa linea, può aiutare a invertire questa spiacevole tendenza. “È una scelta di vita che richiede preoccupazioni quotidiane affinché diventi un’abitudine salutare e automatica”, conclude Wolf.

3) Cambio d’umore

Chi guida o prende mezzi pubblici per andare al lavoro sviluppa maggiori problemi di concentrazione e fa più fatica a godere delle molteplici attività quotidiane rispetto a chi si muove a piedi o in bicicletta (studio del 2014 dalla University of East Anglia).

È interessante notare come il benessere dei pendolari automobilisti diminuisca con l’aumentare del tempo trascorso al volante, mentre per chi va a piedi la tendenza è esattamente opposta: più tempo trascorso a spasso, maggiori effetti positivi sul proprio umore. Se proprio non è possibile cambiare la modalità di trasporto con cui ci si reca al lavoro, una buona soluzione potrebbe essere quella di interagire con le persone che si incontrano nel viaggio.

Secondo una ricerca del 2014 pubblicata sul Journal of Experimental Psychology, infatti, i pendolari di autobus e treni che riescono a creare rapporti con estranei durante il tragitto, godono di un umore migliore nella giornata rispetto a chi non parla con nessuno.

4) Che stress

Le persone che si recano al lavoro con l’auto privata (non importa per quanto tempo), così come quelli il cui viaggio dura più di 30 minuti sui mezzi pubblici, hanno livelli di ansia più alti rispetto a chi compie un viaggio più breve. I dati sono di un rapporto del 2014 redatto dall’Ufficio delle statistiche nazionali del Regno Unito. Sempre secondo questa ricerca, più lunghi erano gli spostamenti in auto, maggiore era la probabilità di soffrire di pressione alta, anche durante una normale attività fisica.

Questa constatazione suggerisce come ci sia qualcosa da fare, al di là del grado di attività fisica del singolo individuo, qualcosa che ha a che fare con lo stress”. Altri fattori di rischio per l’ipertensione potrebbero essere la mancanza di sonno, una cattiva alimentazione e l’isolamento sociale.

Un modo per combattere questo problema potrebbe essere quello di consentire ai lavoratori di arrivare al lavoro a diverse ore della giornata, in modo da non passare così tanto tempo nel traffico”.

È impossibile modificare il proprio orario di lavoro? Ascoltate una musica rilassante o fate respiri lenti e profondi quando siete particolarmente stressati.

5) Più inquinamento

In uno studio del 2007 sui residenti di Los Angeles, si è scoperto che circa la metà dell’esposizione all’inquinamento atmosferico che subiscono, si verifica mentre viaggiano nelle loro auto. Guidare con i finestrini abbassati, favorire un ricircolo dell’aria e diminuire la velocità di almeno 20 miglia all’ora sono tutti fattori che potrebbero ridurre questa esposizione, sostengono gli autori della ricerca, ma dimezzare il tempo trascorso alla guida sarebbe di certo la soluzione migliore.

Andare al lavoro in bicicletta aumenta l’esposizione all’inquinamento ma è altrettanto vero che, come rivela uno studio olandese del 2010, i benefici a livello cardiaco sono notevolmente superiori.

Condividi
Paolo Pate | Blogger
Scritto da Paolo Pate | Blogger

Scrittura, volontariato, lettura, sport, viaggi… sono davvero tante le passioni che possono descrivermi. In ognuna di queste cerco di mettere tutto me stesso per non smettere mai di crescere, cercare la mia strada ed essere felice.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Paolo Pate | Blogger
Paolo Pate | Blogger
in Salute

93 articoli pubblicati

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Contenuti correlati
icon/chat