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Protesi all'anca: quando è necessario l'intervento? Con quali rischi?

Dorotea Roggio | Biologa e Ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 11 Giugno, 2020

Intervento di protesi all'anca: come funziona, rischi, riabilitazione

L’intervento di protesi all’anca è una procedura chirurgica che consiste nel sostituire una parte usurata dell’articolazione con una nuova articolazione artificiale, progettata ad hoc.


La protesi all'anca viene considerata come ultima possibilità, ovvero quando i trattamenti conservativi dell’articolazione falliscono o non riescono più a portare beneficio al paziente. 

Insomma, quando si prova dolore all’anca in modo persistente per quasi la totalità dei suoi movimenti - camminare, salire e scendere le scale, vestirsi, alzarsi in piedi da una posizione seduta - e, nonostante l'assunzione di antidolorifici, il fastidio non si placa, molto spesso si ricorre all'intervento di protesi.

Le patologie che possono portare all'intervento all'anca

Le patologie che causano la degenerazione dell’articolazione dell'anca sono diverse e sono per lo più riconducibili a tre macrocategorie:

  • Osteoartrite - Si tratta di un danneggiamento della cartilagine liscia che ricopre le estremità delle ossa, la cui funzione è quella di rendere fluido il movimento dell’articolazione dell’anca, evitando l’attrito durante lo scorrimento di un osso sull’altro.
  • Artrite reumatoide - Una malattia autoimmune che produce infiammazione a diversi livelli articolari e, addirittura, nel caso dell’articolazione dell’anca, può arrivare ad erodere la cartilagine e qualche volta l’osso sottostante la cartilagine, provocando una deformazione dell’articolazione.
  • Osteonecrosi - In questo caso si tratta della morte del tessuto osseo, che può avvenire a causa di una mancata irrorazione dell’articolazione dell’anca da parte del sistema sanguigno, in seguito a grandi traumi come una dislocazione o una frattura ossea.

Come avviene l'intervento di protesi all'anca

L’intervento di protesi all’anca viene praticato in anestesia epidurale o in anestesia generale, a seconda dei casi. 

Inoltre, esistono due approcci per l’incisione: un approccio standard e uno mininvasivo, che si differenziano per la lunghezza dell’incisione, appunto. 

Ma come funziona l'intervento per inserire la protesi all'anca? Dopo aver effettuato l’incisione lungo il lato dell’anca, i muscoli vengono spostati in modo da esporre l’articolazione. La porzione sferica del femore viene tagliata e rimpiazzata con una artificiale. Poi, nella superficie dell’acetabolo, stesso discorso: le parti di cartilagine danneggiata vengono rimosse e la parte danneggiata dell’osso viene sostituta con una equivalente artificiale. Infine, la nuova sfera del femore è inserita nel nuovo acetabolo, i muscoli vengono riposizionati e l’incisione viene chiusa. 


La protesi all'anca può a sua volta avere una fissazione cementata oppure una fissazione non cementata. 
Come suggerisce la stessa parola, la fissazione cementata implica l’utilizzo di un cemento osseo per fissare la protesi all’osso preesistente. Questo metodo permette una ripresa immediata del paziente, e viene preferita nei pazienti anziani. Inoltre, i componenti cementati durano almeno 10 anni, dopo i quali devono essere generalmente sostituiti.


Invece, le protesi con una fissazione non cementata vengono fatte aderire direttamente sull’osso, permettendo all'osso di crescere all'interno della superficie della stessa. Ovviamente, questo di tipo approccio richiede un tempo di ripresa più lungo, in quanto i tempi di formazione del nuovo tessuto osseo sono stimati tra i 6 e i 12 mesi, durante i quali il paziente può deambulare con le stampelle. È un approccio consigliato ai pazienti più giovani e la sua durata è maggiore rispetto a quella della protesi cementata.

Quali sono i materiali della protesi all'anca

I materiali della protesi all'anca utilizzati per la componente femorale e quella acetabolare, sono principalmente 3: 

  • Metallo (soprattutto titanio, ma anche leghe di cobalto-cromo)
  • Polietilene (un tipo di plastica)
  • Ceramica

Solitamente lo stesso materiale può essere usato per entrambe le protesi, oppure due materiali vengono combinati. Per cui, comunemente si hanno:

  • Metallo su metallo (MOM) - Quando sia la cavità acetabolare che la sfera del femore sono entrambi in metallo. Questo accoppiamento è indicato per chi ha uno stile di vita attivo.
  • Polietilene e metallo su polietilene (MOP) - In questo caso, l’acetabolo è fatto in polietilene, mentre la sfera del femore è fatta in metallo.
  • Ceramica su polietilene (COP) - Solo una delle due protesi è in ceramica
  • ceramica su ceramica (COC) - Entrambe le protesi sono in ceramica. Questo accoppiamento è indicato per una resistenza a lungo termine della protesi.

I rischi dell'intervento di protesi all'anca

Nonostante l’intervento di protesi d’anca possa offrire una ripresa quasi immediata del paziente, come nel caso delle protesi cementate, ci sono comunque dei rischi post-operatori da tenere in considerazione:

  • La formazione di coaguli di sangue all’interno delle vene delle gambe operate; proprio per questo motivo, vengono spesso prescritti anticoagulanti dopo l’intervento
  • Infezione nel sito di incisione o, peggio, in profondità ed in prossimità della protesi. 
Se l’infezione resiste agli antibiotici, bisogna rimuovere la protesi
  • Dislocazione della protesi, a causa dell’assunzione di certe posizioni, soprattutto nei primi mesi dopo l’intervento. In questo caso, la protesi deve essere riposizionata il prima possibile e nei peggiori dei casi, bisogna stabilizzarla chirurgicamente.
  • Cambiamento nella lunghezza della gamba, che può occasionalmente succedere quando i muscoli si contraggono intorno all’anca. In questo caso, lavorare sulla contrazione e distensione dei muscoli può aiutare a minimizzare questo problema nel tempo
  • Nervi danneggiati dall’impianto della protesi, con conseguente dolore e debolezza. Resta comunque una complicanza molto rara.

Dopo l’intervento, possono servire dai 4 ai 6 giorni di ricovero in ospedale, durante i quali è necessario stare a letto, aiutandosi con un cuscino tra le gambe, per assicurare che la protesi rimanga in sede (e iniziare subito con la riabilitazione!).

La riabilitazione: cosa fare e non fare

Nonostante questo, la riabilitazione dopo l'intervento di protesi all'anca inizia già il giorno, ricominciando a camminare con le stampelle.

Quindi in una prima fase, si alternano il riposo dell’articolazione con la sua riabilitazione. La fisioterapia riabilitante iniziata in ospedale continua anche dopo la dimissione, e può durare da qualche settimana fino a qualche mese, a secondo dei casi. Sicuramente, più ci si impegna in questa fase e maggiori saranno i risultati riabilitativi ottenuti e non solo, si avvicinerà anche il momento per poter camminare senza stampelle o altri ausili. 

Inoltre, sempre al fine di integrare al meglio la protesi nel proprio organismo e per evitare possibili dislocazioni, bisogna prestare molta attenzione a certi movimenti. 

Quindi, quali movimenti evitare con la protesi all'anca? Per esempio, non bisogna per nessun motivo incrociare la gamba recante la protesi superando la linea mediana del corpo, così come non bisogna assolutamente piegare la gamba oltre i 90 gradi. 

Quindi, è molto importante considerare di fare nei cambiamenti nella propria quotidianità, per evitare la fuoriuscita della protesi dall’articolazione

  • Mettere gli oggetti che si utilizzano frequentemente in una posizione accessibile, per la quale non sia necessario allungarsi (né verso il basso né verso l’alto)
  • Utilizzare un rialzo per il water, se quello di cui si dispone a casa è basso, in modo da non doversi abbassare eccessivamente
  • Evitare attività fisica pesante o sport estremi, poiché la protesi è progettata per resistere ad un utilizzo quotidiano, che esclude gli ecessi

E l'anca sarà come nuova!

Protesi d’anca: ma quanto dura?

Quando gli interventi chirurgici di sostituzione dell’anca sono stati eseguiti per la prima volta nei primi anni ’70, si pensava che l’articolazione artificiale media sarebbe durata circa 10 anni. Ora sappiamo che circa l’85% degli impianti dell’articolazione dell’anca durerà almeno 20 anni. Miglioramenti nella tecnica chirurgica e nei materiali delle articolazioni artificiali dovrebbero, comunque, rendere questi impianti più duraturi.

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Dorotea Roggio | Biologa e Ricercatrice
Scritto da Dorotea Roggio | Biologa e Ricercatrice

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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