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C’è un antidolorifico più efficace di altri (ed è naturale)

Martina Valizzone | Psicologa

Ultimo aggiornamento – 01 Luglio, 2019

Sonno antidolorifico naturale

Già lo sappiamo, gli effetti della privazione di sonno sul nostro cervello sono numerosi. Inducono a uno stato di deterioramento cognitivo – simile a quello raggiungibile negli stati di ebbrezza – e ostacolano nostra capacità di apprendere e formare nuovi ricordi, solo a titolo di esempio.

Una recente ricerca ha però evidenziato un altro effetto neurologico derivante dalla privazione di sonno mai preso in considerazione prima d’ora: una maggiore sensibilità al dolore.

La perdita di sonno influisce sulla sensibilità al dolore: sì, ma come?

Per effettuare lo studio, è stato indotto dolore in 24 soggetti giovani – e in perfetta salute! – applicandogli calore sulle gambe. Sono stati dunque scansionati i circuiti cerebrali che processano il dolore.

All’inizio dello studio, nessuno dei partecipanti ha manifestato problemi di sonno o disturbi legati al dolore.
 Gli scienziati hanno infatti iniziato registrando la soglia del dolore di ogni partecipante dopo una buona notte di sonno, analizzando il cervello con una risonanza magnetica funzionale, mentre applicavano livelli crescenti di calore sulla loro pelle. 
Una volta stabilita la soglia di dolore di ciascuno dei partecipanti, i ricercatori hanno ripetuto la procedura dopo una notte insonne.

In tutto il gruppo è stata rilevata una maggiore sensibilità al dolore a partire da temperature più basse dopo aver passato una notte insonne: ciò dimostra che la loro sensibilità al dolore era aumentata a causa della privazione di sonno” – ha riferito il dr. Krause, autore principale dello studio – “Il dolore recato è lo stesso in entrambe le situazioni” – ha aggiunto – “ma la differenza sta nel modo in cui il cervello valuta il dolore quando non si è riposato a sufficienza“.

I ricercatori hanno scoperto, grazie all’analisi delle risonanze, che la corteccia somatosensoriale del cervello, una regione associata alla sensibilità al dolore, era iperattiva quando i partecipanti non avevano dormito abbastanza. Ciò ha confermato l’ipotesi che la privazione di sonno interferirebbe con i circuiti neurali di elaborazione del dolore.

Non solo. L’attività nel nucleo accumbens del cervello era più bassa del solito dopo una notte insonne. Il nucleo accumbens è la regione deputata al rilascio della dopamina, in grado di aumentare il piacere e alleviare il dolore. 
”La perdita di sonno non solo amplifica la percezione del dolore nel cervello, ma blocca anche i naturali centri analgesici” – ha spiegato il dr. Walker.
 I ricercatori hanno scoperto che l’insula del cervello, che valuta i segnali del dolore e prepara la reazione, era anch’essa poco attiva.
”Questo è un sistema neurale critico che valuta e classifica i segnali del dolore e consente ai naturali antidolorifici presenti nel nostro corpo di venirci in soccorso” – ha osservato Krause.

“Il sonno è un analgesico naturale”

Per replicare le loro scoperte, i ricercatori hanno condotto un ulteriore indagine su oltre 230 adulti.

I partecipanti hanno riferito le loro abitudini in merito alla quantità e qualità del sonno e i diversi di livelli di sensibilità al dolore registrati su più giorni.
 Gli scienziati hanno scoperto che anche i più piccoli cambiamenti nelle abitudini del sonno dei partecipanti erano correlati a cambiamenti nella loro sensibilità al dolore.

I risultati mostrano chiaramente che anche cambiamenti molto blandi nel sonno notturno, modifiche che molti di noi pensano insignificanti in termini di conseguenze sulla nostra salute, hanno in realtà un impatto sostanziale sul carico del giorno successivo“, – ha affermato Krause.

Insomma, il sonno è un analgesico naturale e, come tale, può aiutarci a gestire e abbassare la nostra percezione del dolore.
Dormire non solo aumenta le nostre capacità cognitive e migliora il nostro tono dell’umore ma aumenterebbe anche la nostra resistenza al dolore.

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Martina Valizzone | Psicologa
Scritto da Martina Valizzone | Psicologa

Sono una psicologa dell'età evolutiva, con una specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale. In ambito lavorativo, mi occupo principalmente di terapie individuali e familiari e, da qualche anno, di psicologia dell'educazione, lavorando alla progettazione e realizzazione di interventi psico-pedagogici in ambito scolastico ed extrascolastico.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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