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Tumore al seno: l’autopalpazione e i test di screening

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Tumore al seno: come eseguire l'autopalpazione

I fattori di rischio per il tumore al seno sono condizioni ed eventi che statisticamente appaiono favorire l’insorgenza della patologia. Va chiarito che la presenza di uno o più fattori di rischio non implica che si debba sviluppare un tumore.

I fattori che aumentano la probabilità d’insorgenza del tumore al seno sono:

  • sesso femminile: le donne sono più inclini, rispetto agli uomini, a sviluppare il tumore al seno;
  • età avanzata: la probabilità d’insorgenza del tumore al senso aumenta con l’età;
  • storia personale: l’insorgenza di un tumore al seno è molto più probabile se si è già stati colpiti da un cancro al seno;
  • storia familiare: il riscontro di un tumore al seno a un familiare, come madre, sorella o figlia, in particolar modo in giovane età, suggerisce una maggiore probabilità d’insorgenza del tumore al seno;
  • caratteristiche ereditarie: alcune mutazioni genetiche, responsabili dell’incremento di insorgenza del cancro, possono essere trasmesse da genitore a progenie. Le mutazioni genetiche più comuni si riferiscono ai geni BRCA1 e BRCA2. Tali mutazioni aumentano il rischio di contrarre il tumore, ma non indicano che esso si svilupperà inevitabilmente;
  • esposizione alle radiazioni: il rischio di sviluppare un cancro al seno aumenta quanto più spesso si è stati sottoposti a trattamenti che comportano un’esposizione del petto alle radiazioni;
  • obesità;
  • primo ciclo mestruale troppo presto: nelle donne che hanno presentato il primo ciclo mestruale prima dei 12 anni, il rischio di cancro al seno è più elevato;
  • menopausa ritardata: il presentarsi della menopausa in età troppo avanzata si associa a un aumentato rischio di tumore al seno;
  • avere il primo figlio in età avanzata: le donne che hanno partorito per la prima volta dopo i 35 anni appaiono presentare un maggior rischio di insorgenza del tumore al seno;
  • nessuna gravidanza: le donne che non sono hanno mai avuto una gravidanza presentano un rischio maggiore di tumore al seno, rispetto alle donne che hanno avuto una o più gravidanze;
  • terapia ormonale post menopausa: le donne sottoposte a terapia ormonale a base di estrogeni e progesterone, per curare i disturbi della menopausa, presentano un maggiore rischio di insorgenza del tumore al seno; il rischio decresce interrompendo la cura;
  • alcool: l’abuso di alcool aumenta il rischio di tumore al seno.

I sintomi del tumore al seno 

Inizialmente, il cancro al seno non presenta alcun sintomo. Il nodulo, infatti, potrebbe risultare troppo piccolo per essere avvertito al tatto o per causare cambiamenti insoliti. Spesso, la mammografia evidenzia una zona anormale, che porta a effettuare altri test. In alcuni casi, tuttavia, il primo segno del tumore al seno è la presenza di un nodulo o di una massa.

Un nodulo indolore, duro e con i contorni irregolari ha più probabilità di essere un tumore. Talvolta, però, può essere morbido e arrotondato. Pertanto, è importante consultare sempre il medico, se si nota qualcosa d’inusuale. Secondo l’American Cancer Society, le seguenti alterazioni possono essere sintomi di un cancro al seno (ma non necessariamente lo sono):

  • gonfiore di tutto o parte del seno;
  • irritazione alla pelle o irregolarità della superficie (es. strane fossette);
  • dolore al seno;
  • dolore ai capezzoli o retrazione del capezzolo;
  • arrossamento, desquamazione o ispessimento della pelle del capezzolo o della mammella;
  • secrezione di sostanze diverse dal latte materno dal capezzolo;
  • nodulo nella zona ascellare.

È importante ricordare che tutti questi segni possono dipendere da condizioni non gravi e non tumorali, come per esempio infezioni o cisti. Per questo motivo, si consiglia sempre di consultare il proprio medico curante.

Autopalpazione del seno: come si esegue?  

Vi consigliamo cinque passaggi per eseguire al meglio l’autopalpazione, importantissima per la diagnosi di anomalie al seno:

  1. Osservare con attenzione il seno allo specchio, tenendo le braccia sui fianchi. Prestare particolare attenzione a eventuali alterazione di taglia, forma e colore del seno e anche a irregolarità, gonfiori o distorsioni visibili.
  2. Alzare le braccia sopra la testa e controllare la presenza di cambiamenti insoliti.
  3. Controllare la presenza di eventuali secrezioni di fluidi da uno o entrambi i capezzoli, diversi dal latte materno.
  4. Palpare il seno in posizione supina, utilizzando la mano destra per il seno sinistro e viceversa. Mantenere un tocco fermo e tranquillo con i polpastrelli della mano e con le dita piatte e unite. Esercitare un movimento circolare, della grandezza di un euro. Coprire tutto il seno dall’alto verso il basso, da parte a parte: cioè dalla clavicola all’inizio dell’addome, dall’ascella al solco intermammario. Inoltre, è necessario controllare tutti i tessuti del seno: per pelle e tessuti sottopelle esercitare una leggera pressione; esercitare una pressione media per i tessuti al centro del seno e una pressione più forte per i tessuti più interni, fino ad avvertire le costole.
  5. Infine, palpare il seno mentre si è in piedi o seduti. Per molte donne è più facile effettuare la palpazione con la pelle bagnata e scivolosa. Pertanto, si consiglia di praticare questo passaggio sotto la doccia. Con gli stessi movimenti descritti nel quarto passaggio, coprire tutto il seno.

Test di screening per il tumore al seno: quali sono?

Ecco i principali test di screening da eseguire periodicamente, per controllare la salute del seno:

  • Mammografia: radiografia che permette a uno specialista qualificato di esaminare il tessuto del seno, in tutte le zone sospette. Questo test radiografico può essere eseguito anche da diverse angolazioni.
  • Ultrasuoni: è un esame che sfrutta la tecnologia delle onde sonore e che non è dannoso o invasivo per i tessuti del seno.
  • MRI: Imaging a risonanza magnetica, ottenuto esaminando le risposte dei diversi tessuti quando esposti a un forte campo magnetico modulato in radiofrequenza (senza radiazioni). Questo test è in grado di produrre immagini molto precise e dettagliate delle aree analizzate.
  • Biopsia: prelievo di un campione di tessuto o di fluido da un’area sospetta. Le cellule rimosse sono in seguito analizzate al microscopio e testate alla ricerca di eventuali tracce tumorali.
  • Test di laboratorio: prescritti in caso di presenza di tracce tumorali nei tessuti, per determinare il tipo di alterazione tumorale e scegliere di conseguenza le migliori terapie da seguire.

Esami di screening preventivi per il tumore al seno (i test genetici) 

Con l’andare del tempo, sempre più persone decidono di controllare la presenza di un gene “difettoso”, che sia collegato a un aumentato rischio di sviluppare un cancro al seno. Tre dei più noti geni rischiosi sono:

  • BRCA1
  • BRCA2
  • PALB2

Le donne che ereditano una mutazione o di uno di questi geni dai genitori hanno una probabilità maggiore di sviluppare il cancro al seno o alle ovaie. Gli uomini con tali mutazioni presentano un maggiore rischio di cancro al seno, specialmente se interessano il gene BRCA2, e possibili rischi di cancro alla prostata.

La funzione dei geni BRCA e PALB2 consiste nell’attivare meccanismi di controllo che prevengono la trasformazione e la crescita di cellule tumorali. Quando è presente la mutazione, che si trasmette in via ereditaria, viene meno il loro funzionamento, e questo aumenta il rischio di tumore.

Va senz’altro osservato che la maggior parte delle persone con il cancro al seno non ha presenza della malattia nella storia famigliare. Tuttavia, una storia famigliare con diversi casi di cancro al seno e alle ovaie suggerisce che si sia in presenza di una mutazione trasmessa geneticamente.

Ecco perché sempre più persone decidono di sottoporsi al test genetico per BRCA1 o 2, per scoprire eventuali mutazioni. Le ricerche epidemiologiche hanno evidenziato che anche altre mutazioni genetiche, a carico di geni diversi da quelli citati, sono collegate al rischio di tumore al seno.

I test per tali mutazioni non sono considerati di routine, ma potrebbero essere indicati sulla base della storia famigliare e della situazione personale del paziente.

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