Tumore all’endometrio e spirale

Dr.ssa Elisabetta Ciccolella Farmacista
Redatto scientificamente da Dr.ssa Elisabetta Ciccolella, Farmacista |
A cura di Ezia Campise

Data articolo – 28 Ottobre, 2010

Indice del contenuto

Il cancro all’endometrio (la mucosa che riveste le pareti interne dell’utero) colpisce ogni anno cinquemila donne in Italia. Si tratta, per fortuna, di un tumore poco aggressivo e “se diagnosticato agli stadi iniziali – spiega Mario Sideri, direttore dell’Unità di Ginecologia Preventiva dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano – ha una prognosi molto buona”.

Se da un lato i medici rassicurano le pazienti, è vero anche che nella maggior parte dei casi la cura è molto radicale: quasi sempre si sceglie la strada dell’isterectomia ovvero dell’asportazione di utero e ovaie. E questo significa condannare alla sterilità le pazienti.

Per questo i ricercatori stanno studiando nuove terapie che consentano alle donne di curare il tumore senza rinunciare a una futura gravidanza.

Secondo la ricerca condotta, insieme ad altri ricercatori, dal dottor Sideri e pubblicata sulla rivista Annals of Oncology  la spirale, dispositivo intrauterino usato come anticoncezionale, consente di curare il tumore senza asportare l’utero.

La ricerca è durata tredici anni e si è conclusa lo scorso anno con risultati incoraggianti. Ai test hanno partecipato 39 donne dai 20 ai 40 anni con lesioni precancerose (iperplasia endometriale atipica) o con un tumore alle fasi iniziale e circoscritto all’endometrio.

Il trattamento prevede l’inserimento di una spirale con rilascio di un farmaco progestinico, il levonorgestrel, associato a un’iniezione mensile di un ormone che rilascia gonadotropina. L’effetto combinato dei due principi attivi è stato una regressione dello sviluppo del tumore perché da un lato il levonorgestrel inibisce la crescita dell’ endometrio, mentre la gonadotropina blocca la produzione di estrogeno, che favorisce lo sviluppo del tumore.

Dopo un anno, dato che la malattia non era progredita, la spirale è stata rimossa e le donne hanno potuto programmare una gravidanza. Portate a termine le gravidanze le donne sono state sottoposte a isterectomia per garantire la protezione assoluta dalle recidive.

Per quello che riguarda i risultati complessivi della sperimentazione, la maggior parte delle pazienti ha avuto una risposta immediata e totale al trattamento e solo in alcuni casi sono stati necessari nuovi interventi. Oggi tutte le donne stanno bene, non hanno segni di malattia e nove di loro hanno avuto un bambino con gravidanze naturali.

I risultati di questa ricerca sono al momento un punto di partenza importante, adesso lo studio dovrà coinvolgere un numero più ampio di pazienti.

Ultimo aggiornamento – 28 Aprile, 2021

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati
donna incinta viene aiutata da un'ostetrica
Quando il parto diventa terreno fertile per le fake news: come riconoscere la disinformazione online

Dall’inchiesta internazionale alle linee guida ufficiali: perché affidarsi a fonti non scientifiche sul parto può essere pericoloso. Indicazioni chiare da OMS, ISS e Ministero della Salute.

Un neonato in braccio alla madre
Bambini su misura: la promessa di "Nucleus Genomics" e i rischi che non convincono gli esperti

Scopri come Nucleus Genomics propone di scegliere l’embrione “migliore” e perché scienziati e bioeticisti avvertono dei rischi nascosti di questa tecnologia.