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Tumore ovarico: come riconoscerlo

Vincenzo Russo | Blogger

Ultimo aggiornamento – 15 Aprile, 2015

Esistono tre tipologie principali di tumori dell’ovaio, o gonade femminile, classificati sulla base della sede ovarica dal quale si sviluppano ed in grado, a loro volta, di differenziarsi in diversi sottotipi.

Il tumore ovarico epiteliale, che si origina nello strato superficiale che copre l’ovaio, si suddivide in:

  • Sieroso
  • Endometrioide
  • A cellule chiare
  • Mucinoso
  • Indifferenziato o inclassificabile

Sono i tumori più diffusi e, all’interno, il tipo sieroso rappresentai 2/3 dei casi, mentre gli indifferenziati il 10% del totale.

I tumori a cellule germinali. Derivano dalla cellula germinale posizionata all’interno dell’ovaio, che si differenzia in senso tumorale. Sono i tumori più diffusi nelle bambine e nelle giovani donne e costituiscono il 20% di tutte le neoplasie ovariche. Le cisti ovariche dermoidi sono una forma benigna di tumori a cellule germinali.

Tumori stromali dei cordoni sessuali. Si originano nelle cellule stromali dell’ovaio, cellule specializzate con funzione di sostegno delle cellule germinali, e hanno attività endocrina. Sono tumori piuttosto rari. Oltre ai tumori propri, l’ovaio può essere sede di metastasi per neoplasie originate in altri organi [1].

Sintomatologia

I tumori ovarici, come molti altri, sono subdoli perché a decorso quasi sempre asintomatico, fino allo stadio avanzato e, anche in questa fase, si tratta per lo più di sintomi aspecifici, come sindrome dell’intestino irritabile, gonfiori addominali, dimagrimenti ingiustificati, dolori alla zona pelvica.

La familiarietà è molto importante ed è bene, in questi casi, rivolgersi al proprio medico per prevenire il rischio [2].

Si può prevenire con la pillola?

pillola

Sebbene alcuni pregiudizi che vorrebbero la pillola anticoncezionale come fattore di rischio tumorale siano duri a morire, arrivano nuove conferme del fatto che gli estro-progestiginici naturali di ultima generazione svolgano un’azione preventiva contro il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori, ovarici, endometriali e al colon retto.

Lo conferma la fondazione Veronesi, citando alcuni studi recenti in base ai quali gli estroprogestinici avrebbero un’azione chemioprofilattica nei confronti del tumore, anche in donne geneticamente predisposte. Anzi, consigliano gli oncologi, è bene non sospenderla, perché gli effetti aumentano con l’aumentare del periodo di assunzione.

Addirittura un recente studio inglese, effettuato su 300.000 donne, dimostrerebbe che i benefici della pillola non si limitano ai soli tumori, ma si estendono ad ogni tipologia di rischio di morte [3].

Le novità diagnostiche del Gemelli

Recentemente, si è accertato che il rischio tumorale è maggiore nelle donne che presentano una mutazione del gene BRCA.

Identificare precocemente le mutazioni di questo gene diventa quindi il primo e fondamentale passo per consentire la diagnosi precoce dei tumori ovarici. Un grande passo avanti in questa direzione è stato compiuto dal nuovo sistema online del policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma.

Grazie a questa piattaforma, gli oncologi potranno ottenere l’esito del test molecolare Breast Cancer Susceptibility (BRCA) in 3 settimane, con un risparmio di tempo di circa 5-8 mesi rispetto ai tempi medi attuali. Un risparmio di tempo prezioso, sia per le donne con una storia clinica o familiare sospetta, che per chi non ha una storia familiare di carcinoma ovarico. Si calcola infatti che la mutazione di questi geni comporti un aumento del rischio di tumore ovarico fino al 40% e sia presente nel 15% circa delle pazienti.

Come si diagnostica di solito?

eco

Il primo passo è la visita di uno specialista per cercare segni di cancro ovarico. In caso l’ovaio si presenti ingrossato o allargato e vi siano segni di liquido nell’addome, cioè ascite, il vostro medico vi invierà da uno specialista ginecologo oncologo, dopo avervi prescritto alcuni test.

I primi sono gli ormai comuni test per immagini, come l’ecografia, la TAC e MRI, in grado di accertare la presenza di una massa pelvica, le dimensioni e l’eventuale presenza di metastasi. In caso si sospettino metastasi, possono essere prescritti una rx del torace o un clisma opaco.

Un altro test utilizzato è la PET, la tomografia ad emissione di positroni. Questo esame utilizza il glucosio radioattivo, basandosi sul maggior consumo di glucosio da parte cellule tumorali. Grazie alla radioattività è possibile osservare anche masse tumorali di piccolissime dimensioni.

In caso si rendesse necessario un esame diretto, viene usata una piccola sonda dotata di telecamera ed introdotta per via laparoscopica. La biopsia è l’unico esame che determina con certezza la natura del tumore. Nei tumori ovarici viene effettuata dopo l’asportazione chirurgica del tumore stesso.

Anche il classico esame emocromo-citometrico può essere utile per individuare il livello di alcuni marcatori tumorali, come HCG (gonadotropina corionica) e AFP, alfa-fetoproteina [4].

Trattamenti convenzionali per il tumore ovarico

Poiché è molto difficile una diagnosi precoce per questo tumore, il trattamento d’elezione è quello chirurgico, spesso preceduto da un trattamento chemioterapico. Se il tumore non si presenta a uno stadio molto avanzato è possibile un intervento in laparoscopia, molto meno invasivo e con una fase post-operatoria più breve e più tollerante per il paziente. In caso il tumore sia in stadio avanzato, è necessario procedere con un intervento in laparotomia, che si effettua con un’incisione dallo sterno al pube e può prevedere la resezione dell’ovaio o l’isterectomia. Un esame bioptico effettuato ad intervento in corso, quando possibile, può limitare una resezione completa.

In caso di tumore in stadio avanzato può essere  inoltre prescritta la terapia adiuvante, che consiste in un ciclo di chemioterapia effettuata dopo l’intervento chirurgico [5].

Cure innovative

Una nuova speranza per i malati di tumore ovarico arriva dagli USA, per la precisione dalla Loyola University Medical Center di Maywood, Illinois. Ricercatori di questa Università hanno messo a punto un vaccino che sembra essere molto promettente.

Il vaccino tende a stimolare la risposta immunitaria dell’organismo ed è basato su frammenti di cellule tumorali unite in soluzione con cellule immunitarie prelevate dal flusso sanguigno. Queste cellule, un gruppo di globuli bianchi detti dendriti, trasportano i frammenti tumorali alle cellule “killer” del sistema immunitario, facendole riconoscere come ospiti da attaccare e distruggere.

Sono necessari diversi cicli di iniezioni, fino a 9, che vengono effettuate nei linfonodi del bacino. Già sperimentato su pazienti con tumore in stadio molto avanzato, il vaccino ha permesso di ottenere remissioni significative, anche se per ora transitorie.

Inoltre, sostengono i ricercatori, il vaccino non presenta le controindicazioni della chemioterapia ed è privo di tossicità [6].

Fonti

[1] Types of ovarian cancer http://www.cancerresearchuk.org/about-cancer/type/ovarian-cancer/about/types-of-ovarian-cancer

[2] Types of ovarian cancer http://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/ovarian-cancer/basics/symptoms/con-20028096

[3] La pillola può aiutare a prevenire alcuni tumori https://www.fondazioneveronesi.it/articoli/ginecologia/la-pillola-puo-aiutare-prevenire-alcuni-tumori/

[4] Signs and symptoms of ovarian cancer http://www.cancer.org/cancer/ovariancancer/detailedguide/ovarian-cancer-diagnosis

[5] Ovarian, Fallopian Tube, and Primary Peritoneal Cancer: Treatment http://www.cancer.gov/cancertopics/treatment/ovarian

[6] Innovative vaccine in trial for advanced ovarian cancer http://www.oncologynurseadvisor.com/innovative-vaccine-in-trial-for-advanced-ovarian-cancer/article/304811/ 

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Lavoro da anni nel mondo della medicina. Con Pazienti.it ho l'opportunità di scrivere di argomenti di salute, trasmettendo importanti messaggi di prevenzione e benessere.

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