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Tutti i segni clinici per una diagnosi precoce di Alzheimer sin dai vent’anni

Redazione

Ultimo aggiornamento – 21 Settembre, 2020

morbo di alzheimer: i sintomi della demenza senile

Hai notato un cambiamento in un tuo familiare, ad esempio che è spesso distratto, dimentica facilmente le cose, sta dimagrendo senza apparente motivo, ogni tanto fa discorsi poco coerenti? Tutti questi potrebbero essere i segni iniziali del morbo di Alzheimer.

Una riduzione della prestazione della memoria nell’anziano è infatti fisiologica, ma non deve essere di entità tale da compromettere lo svolgimento delle sue attività quotidiane.

Nella maggior parte dei casi, infatti, l’Alzheimer ha un inizio infido: le persone partono con il non ricordare alcune cose, fino ad arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari, non sanno più dove si trova la loro casa, cercano oggetti nonostante li abbiano sotto agli occhi, non sono più autosufficienti.

Sebbene la ricerca sull’Alzheimer abbia ancora passi da gigante da compiere, esistono già dei metodi per diagnosticare precocemente il morbo e ritardare la comparsa dei sintomi fin dalla giovane età. Vediamo dunque insieme come funziona questa malattia e qual è lo stato attuale della ricerca.

Che cos’è il Morbo di Alzheimer?

Questa patologia prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che, nel 1907, per la prima volta ne descrisse i sintomi e gli aspetti neuropatologici.

Il tessuto cerebrale dei soggetti affetti da questo morbo presenta degli agglomerati definiti “placche amiloidi” e fasci di fibre aggrovigliate noti come “viluppi neuro-fibrillari”. Nonostante gli studi condotti, oggi non si conoscono ancora le cause dell’Alzheimer.

Nei pazienti affetti da demenza di Alzheimer si osserva la perdita di cellule nervose nelle aree cerebrali vitali per la memoria e per altre funzioni cognitive. Inoltre, si riscontrano bassi livelli di neurotrasmettitori (come l’acetilcolina) coinvolti nella comunicazione tra le cellule nervose.

Come si manifesta l’Alzheimer e quali sono gli stadi della malattia?

Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza senile. Le disfunzioni cerebrali che comporta causano importanti difficoltà nello svolgimento delle normali attività quotidiane. L’Alzheimer colpisce la memoria e le funzioni cognitive, compromettendo la capacità di parlare e di pensare.

La malattia di Alzheimer si manifesta inizialmente con lievi problemi di memoria, fino a concludersi con grossi danni ai tessuti cerebrali. La rapidità con cui i segni di demenza si acutizzano varia da persona a persona. Con il passare del tempo i deficit cognitivi si aggravano e possono portare il soggetto a gravi perdite di memoria, a rifare le stesse domande nel giro di qualche minuto, a perdersi in luoghi familiari, ad avere disorientamenti sul tempo, sulle persone e sui luoghi, all’incapacità di prendersi cura di se stessi dall’igiene all’alimentazione.

I sintomi dell’Alzheimer comprendono anche repentini cambiamenti di umore, allucinazioni e aggressività.

Tre sono gli stadi di progressione del morbo:

  1. Alzheimer Lieve (Stadio iniziale)
  2. Alzheimer Moderato (Stadio medio)
  3. Alzheimer Grave (Stadio avanzato)

L’Alzheimer ha un lento decorso: mediamente i pazienti possono vivere da 10 fino a 20 anni dopo la diagnosi della malattia, a seconda di molteplici fattori. I disturbi cognitivi possono, tuttavia, presentarsi anche anni prima che venga formulata una diagnosi di Alzheimer.

La diagnosi del morbo di Alzheimer: quando e come è possibile farla?

L’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale purtroppo non è possibile durante la vita del paziente, ma soltanto un’autopsia dopo la morte del paziente può identificarle. La diagnosi si basa, dunque, sulla valutazione dei sintomi e su alcuni test tra i quali:

  • esami clinici, come quello del sangue, delle urine o del liquido spinale;
  • test neuropsicologici per misurare la memoria, la capacità di risolvere problemi, il grado di attenzione, la capacità di contare e di dialogare;
  • TAC cerebrali per identificare ogni possibile segno di anormalità.

Questi esami permettono al medico di escludere altre possibili cause che portano a sintomi analoghi, come problemi di tiroide, reazioni avverse a farmaci, depressione, tumori cerebrali, ma anche malattie dei vasi sanguigni cerebrali.

L’Alzheimer è una malattia degenerativa e la diagnosi precoce è molto importante sia perché offre la possibilità di trattare alcuni sintomi della malattia, sia perché permette al paziente l’eventuale pianificazione di un futuro nel quale la certezza delle sue volontà viene a mancare.

Da diversi anni esistono tra l’altro alcune strutture, i cosiddetti centri diurni Alzheimer, in grado di offrire assistenza non continuativa (a giorni alterni o per alcune ore ogni giorno) ai pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. Questi ricevono supporto nella gestione quotidiana delle loro limitazioni funzionali, siano esse di tipo motorio, sensitivo o cognitivo, tramite un programma basato sulle loro specifiche esigenze.

Quali sono le terapie disponibili per l’Alzheimer?

Contenere la progressione dei sintomi è l’obiettivo principale, dato che non esiste ancora una cura definitiva. Alcuni farmaci agiscono da inibitori dell’acetilcolinesterasi, enzima che distrugge l’acetilcolina, il neurotrasmettitore la cui carenza nel cervello provoca l’Alzheimer.

Perciò, inibendo questo enzima, si spera di mantenere intatta nei malati la concentrazione di acetilcolina e quindi di migliorare la memoria. Tra questi farmaci inibitori troviamo:

  • Tacrina
  • Donepezil
  • Rivastigmina
  • Galantamina

La malattia di Alzheimer può colpire anche una persona giovane?

La malattia di Alzheimer è generalmente legata all’età, quindi è più frequente assistere alla comparsa di malattia nelle persone anziane (dai 65 anni in poi). I casi a esordio precoce (40 anni circa con sintomi di Alzheimer precoce) sono tipici delle forme a trasmissione ereditaria e quindi molto meno frequenti.

Si può prevenire l’Alzheimer?

Non essendo conosciuta la causa di questo morbo è difficile elencare le modalità e gli stili di vita utili a evitarne l’insorgenza. È, però, di dominio pubblico che uno stile di vita sano, un’alimentazione corretta arricchita di Omega 3 e antiossidanti, l’esercizio fisico costante e una buona idratazione garantiscano la salute cellulare.

Condurre uno stile di vita equilibrato è salutare per tutte le cellule del corpo, oltre che per i neuroni. La salute del nostro cervello si può coltivare anche mantenendo i neuroni in costante esercizio. Leggere sempre, fare cruciverba e svolgere attività che tengano il cervello attivo, mantenere i rapporti sociali, sono tutti provvedimenti alleati per il mantenimento della salute mentale.

Dopo la comparsa della malattia, importante è affidarsi a personale specializzato, che potrà sostenere al meglio il paziente e le sue esigenze quotidiane, anche grazie a un’assistenza domiciliare.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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