Un recente studio giapponese ha individuato un’associazione tra il consumo di formaggio e una lieve riduzione del rischio di demenza.
Scopriamo, nel dettaglio, di cosa si tratta e quali implicazioni porta questo risultato.
Lo studio
Innanzitutto, va detto che si tratta di una ricerca osservazionale – ovvero che non registra un nesso di causa effetto – condotta su 7.914 partecipanti.
L’indagine ha rilevato che coloro che dichiaravano di consumare formaggio con regolarità mostravano un rischio leggermente più basso di sviluppare sintomi di demenza dopo tre anni: 134 casi tra i consumatori abituali, rispetto a 176 tra chi non consumava formaggio.
In termini percentuali, la riduzione del rischio è stata stimata in circa 1,06 punti percentuali. Va sottolineato, come detto, che si tratta di un’associazione statistica e non di un legame causale diretto: gli autori evidenziano come i latticini possano avere effetti neuroprotettivi, ma questo tipo di studio non può dimostrare che sia il formaggio a determinare direttamente la riduzione del rischio.
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Si sottolinea che la maggior parte dei formaggi consumati dai partecipanti era lavorata. Tuttavia, i formaggi fermentati contengono componenti bioattivi e probiotici che potrebbero avere un ruolo più marcato nel sostenere la salute cognitiva.
Tra questi, vitamine come la K2, antiossidanti come il selenio e la vitamina E, proteine e aminoacidi, che contribuiscono a mantenere in salute i vasi sanguigni, a modulare l’equilibrio del calcio e a ridurre l’infiammazione, tutti fattori collegati a un minor rischio di demenza.
L’interpretazione dei risultati
I ricercatori sottolineano che i risultati vanno interpretati con cautela: il consumo di formaggio in Giappone è relativamente basso, circa 2,6 kg pro capite all’anno, molto al di sotto dei 17,4 kg medi negli Stati Uniti.
Questo significa che anche piccole variazioni nella frequenza di consumo possono apparire più significative in contesti a basso consumo. Non è stata valutata una relazione dose–risposta, e l’impatto di quantità maggiori, tipiche dei paesi occidentali, potrebbe essere diverso.
Gli esperti ricordano che il formaggio, pur inseribile in una dieta equilibrata, non è di per sé una protezione garantita contro la demenza. Il beneficio osservato potrebbe derivare da fattori correlati, come uno stile di vita più sano o condizioni socioeconomiche favorevoli.
Inoltre, il consumo eccessivo di formaggi ad alto contenuto di sodio e grassi saturi può aumentare il rischio cardiovascolare, un fattore noto di vulnerabilità cerebrale.
La scelta del tipo di formaggio e la quantità consumata risultano, quindi, determinanti: porzioni moderate di 30/60 grammi di formaggi fermentati, integrate in una dieta ricca di verdure, legumi e cereali integrali, possono contribuire a uno stile alimentare favorevole alla salute cerebrale.
Al contrario, formaggi altamente lavorati, fritti o combinati con ingredienti ad alto contenuto di grassi e sodio offrono benefici limitati.
Fonti:
MDPI - Cheese Consumption and Incidence of Dementia in Community-Dwelling Older Japanese Adults: The JAGES 2019–2022 Cohort Study