Diagnosticare il tumore al seno con cinque anni di anticipo, prima ancora che se ne manifestino i primi sintomi clinici. Potrebbe mai essere possibile? Sembrerebbe di sì, grazie a un test del sangue capace di identificare la risposta immunitaria dell’organismo alle sostanze prodotte dalle cellule tumorali.
Ne stanno discutendo gli esperti in queste ore a Glasgow, dove è in corso la Conferenza annuale del National Cancer Research Institute. Insomma, la biopsia liquida – al centro delle ricerche di questi anni – potrebbe divenire presto una realtà.
Un test di screening per arrivare a una diagnosi precoce
In uno studio pilota i ricercatori del Center of Excellence for Autoimmunity in Cancer (CEAC) hanno analizzato il sangue di 90 pazienti al momento della diagnosi di carcinoma mammario, per poi metterlo a confronto con campioni prelevati da altrettanti pazienti senza tumore – il cosiddetto gruppo di controllo.
I campioni di sangue sono stati poi sottoposti ad accurati screening per valutare la presenza di particolari autoanticorpi associati alla presenza di tumore al seno.
“I risultati del nostro studio hanno dimostrato che il carcinoma mammario induce autoanticorpi contro specifici antigeni associati al tumore. Siamo stati in grado di rilevare il tumore con ragionevole precisione identificando questi autoanticorpi nel sangue” – ha spiegato Daniyah Alfattani, dottorando che ha partecipato alla ricerca.
Ovviamente, il test ha bisogno di ulteriori sviluppi e valutazioni. “Tuttavia, questi risultati sono incoraggianti e indicano che è possibile rilevare in fase iniziale un segnale per il carcinoma mammario. Una volta migliorata la precisione del test, si apre la possibilità di utilizzare un semplice esame del sangue per migliorare la diagnosi precoce della malattia“.
Dunque, stiamo parlando di un metodo di screening più semplice da implementare rispetto a quelli attuali, come la mammografia. I tempi, però, non sono ancora maturi per far diventare questo test un vero strumento di diagnosi. I ricercatori sono comunque fiduciosi: l’esame potrebbe essere disponibile tra circa quattro o cinque anni.
Non solo tumore al seno
Un test analogo per il tumore al polmone è già in fase di sperimentazione in uno studio scozzese, che ha coinvolto 12.000 persone ad alto rischio di sviluppare il cancro ai polmoni perché fumatori.
Di questi, alcuni vengono sottoposti a un test del sangue degli autoanticorpi chiamato Elisa (Early CDT-Lung). I partecipanti che risultano positivi agli autoanticorpi vengono poi sottoposti a una Tac ogni due anni, così da rilevare il carcinoma polmonare nelle sue fasi iniziali, quando una cura è possibile.
Anche per i tumori del pancreas, del colon-retto e del fegato sono in corso simili esperimenti. Questi tumori solidi, così come quello del polmone e del seno, rappresentano il 70% di tutti i tipi di tumore. L’obiettivo? Ancora una volta, una diagnosi precoce, dunque salvavita.