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Vaccino anti-Covid: le differenze tra i vaccini di Pfizer-Biontech e Moderna

Redazione

Ultimo aggiornamento – 13 Maggio, 2021

Vaccino antiCovid

Vaccino anti-Covid, anzi "vaccini": il plurale è d'obbligo, quando si fa riferimento a quella che appare essere la più grande campagna vaccinale della storia contro la pandemia da nuovo Coronavirus. 

Dagli Stati Uniti all'Europa, dalla Russa alla Cina, non c'è Paese che non si sia "armato" di uno o più vaccini per debellare il SARS-CoV-2. Ma quali sono le differenze? Cosa si sa sui vaccini anti-Covid-19? Cerchiamo di rispondere alle domande più comuni, focalizzandoci sulla situazione in Italia. 

Vaccini anti-Covid disponibili in Italia: quali sono

Pfizer/BioNTech e Moderna: oramai i nomi di queste farmaceutiche (già note) sono sulla bocca di tutti. I due vaccini più diffusi contro il Covid-19 in Occidente, infatti, portano la loro firma. Si tratta di vaccini "rivoluzionari" rispetto al passato, che basano la loro forza su una nuova tecnologia, quella dell'RNA messaggero, ovvero una piccolissima molecola di acido ribonucleico (RNA) che porta l’informazione per la sintesi della proteina Spike che, una volta sintetizzata dall’individuo che è stato immunizzato, consente all'organismo umano di “addestrarsi” a sviluppare anticorpi resistenti al SARS-CoV-2.

Due somministrazioni e il gioco è fatto o, almeno, così si spera. Una doppia iniezione intramuscolare di vaccino Pfizer/BioNTech (a distanza di 21 giorni) è la ricetta in grado di garantire la risposta immunitaria contro il virus che ha segnato profondamente la storia di tutto il mondo. 

Differenze in termini di efficacia, tra il vaccino Pfizer/BioNTech e Moderna? Nessuna. La diversità è principalmente legata alla loro composizione e al metodo di conservazione; il vaccino mRNA-1273 di Moderna, infatti, non necessità di una conservazione a -70°C, ma resta stabile già a circa -30°C, sino a un mese. Non un dato da poco, se pensiamo alla logistica. 

Ma entriamo nel dettaglio .

Vaccino Pfizer e Moderna: le differenze

Il vaccino di Pfizer (mRNA BNT162b2) è un vaccino a mRNA, che entra nella storia come il primo vaccino di questo tipo somministrato all’uomo (nei soggetti di età superiore ai 16 anni). 

Secondo l'AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, il vaccino contiene una molecola - di RNA messaggero (mRNA) - in grado di riprodurre una proteina chiave del SARSCoV-2: la proteina “spike” usata dal virus per legarsi al recettore ACE2 e infettare le cellule. Le proteine spike prodotte dal vaccino stimolano il sistema immunitario a generare  anticorpi, fermando evitando lo sviluppo di una sintomatologia grave in caso di infezione da SARS-CoV-2. Il vaccino NON contiene il virus e, dunque, non fa ammalare, ma introduce nell'organismo solo l’informazione genetica che viene sfruttata dalla cellula per realizzare copie della proteina Spike. 

Secondo i dati dell'AIFA, le reazioni avverse al vaccino anti-Covid sono minime. 

Il vaccino Moderna, realizzato da una società biotecnologica di Cambridge (Massachusetts), ha come nome scientifico mRNA-1273. L'Agenzia Europea del Farmaco (EMA), il 6 gennaio 2021, ha dato l'ok all'immissione in commercio. In Italia, il 7 gennaio 2021, l'AIFA ne ha autorizzato l'impiego per le persone di età pari o superiore a 18 anni. 

Come per il vaccino Pfizer/BioNTech, quello di Moderna si basa sulla tecnologia a RNA messaggero (fonte AIFA): l’mRNA codifica la proteina Spike, introducendo nelle cellule dell'uomo SOLO l’informazione genetica del virus, per costruire copie della proteina e stimolare le difese immunitarie. 

Anche in questo caso, sono necessarie due dosi per via intramuscolare per ottenere l'immunità, la seconda però 28 giorni dopo la prima. 

La durata della protezione (ancora una volta) non è nota ed è in fase di studio clinico. 

Riassumendo, le differenze principali tra i vaccini di Moderna e di Pfizer sono, dunque, legate a: 

  • Modalità di conservazione, il vaccino di Moderna non ha bisogno di essere conservato a -75 °C circa, ma può essere conservato a circa -30°C o alla temperatura di un congelatore domestico.
  • Tempi di somministrazione, il vaccino di Moderna è somministrato in due dosi da 100 microgrammi a 28 giorni di distanza. Il vaccino di Pfizer, invece, in due dosi da 30 microgrammi a 21 giorni di distanza.
  • Età minima di somministrazione: per Moderna, 18 anni, mentre per Pfizer 16.
  • Immunità, secondo Moderna si è pienamente immuni a partire da 2 settimane dopo la seconda somministrazione, e non una.

Quali sono le reazioni avverse dei vaccini Moderna e Pfizer/BioNTech??

Tendenzialmente, queste potrebbero essere le reazioni avverse ai vaccini anti-Covid (da segnalare alla farmacovigilanza): 

  • Dolore nella sede dell'inoculazione del vaccino
  • Stanchezza 
  • Mal di testa 
  • Brividi e dolori muscolari 
  • Tumefazione
  • Arrossamento in sede di iniezione
  • Febbre

Si tratta di effetti avversi di intensità lieve o moderata, risolti in pochi giorni. Alcune volte, possono manifestarsi reazioni allergiche ai vaccini

Vaccino AstraZeneca: pro e contro

La differenza tra il vaccino AstraZeneca rispetto a quelli prodotti da Pfizer/BioNTech e Moderna è che si tratta di un vaccino elaborato dall'adenovirus di scimpanzé che viene usato come un cavallo di Troia per trasportare all’interno delle cellule umane l’informazione genetica per la sintesi della proteina spike di SARS-CoV-2.

La vaccinazione prevede poi anche in questo caso due iniezioni, praticate a livello intramuscolare nel braccio, a distanza di 12 giorni, anche se la protezione ha inizio già dopo 3 settimane dalla prima dose, arrivando al suo massimo dopo 2 settimane dalla seconda iniezione.

Il vaccino AstraZeneca può essere somministrato dai 18 ai 65 anni, in Italia, per le persone in buona salute. L’attuale piano vaccinale italiano prevede infatti di sottoporre i più anziani (over-65) alle formulazioni Moderna e Pfizer/BioNTech. 

Per quanto riguarda la durata della copertura vaccinale: essa può certamente arrivare ad almeno due mesi dopo la seconda dose. Le reazioni avverse al vaccino AstraZeneca registrate finora sono quelle consuete: lievi e più frequenti per gli under 65, mentre quelle gravi sono risultate molto sporadiche.

Il vaccino AstraZeneca infine, per le sue caratteristiche, si adatta più difficilmente alle nuove varianti di Covid-19. L'attuale formulazione sembrerebbe efficace sulla variante inglese (VOC 202012/01) e meno funzionale per quella sudafricana (501 Y.V2) e brasiliana (P.1). L’azienda ha però affermato che molto probabilmente in autunno arriverà una nuova versione del vaccino specificamente formulata per le nuove varianti.

La differenza tra i diversi tipi di vaccini Covid: a RNA, a DNA, proteico

Ad oggi, gli studi si concentrano su tre tipologie di vaccini

  • Vaccino ad RNA: ovvero una sequenza RNA messaggero, elaborata in laboratorio che, se iniettata nell’organismo, porta le cellule a produrre la proteina spike di SARS-CoV-2 contro la risposta immunitaria del vaccinato sarà diretta sviluppando  anticorpi specifici.
  • Vaccino a DNA: simile al vaccino a RNA. Si inietta una parte di DNA sintetizzato in laboratorio, per portare le cellule a sintetizzare la proteina spike contro cui si vuole agire con anticorpi funzionanti. 
  • Vaccino proteico: si prende la sequenza RNA del virus e si sintetizzano proteine o frammenti di proteine del capside virale. Si iniettano poi assieme ad altre sostanze che stimolano la risposta immunitaria, ovvero gli adiuvanti.

Quali sono i vaccini impiegati nel mondo per combattere il nuovo Coronavirus? 

I vaccini europei, americani, russi e cinesi

Ecco una panoramica: 

  • Unione europea: Pfizer/BioNTech, Moderna e Astrazeneca
  • Usa: Pfizer/BioNTech e Moderna
  • Russia e Argentina: Sputnik V
  • Brasile, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Egitto: Sinovac.
  • Israele: Pfizer/BioNTech 
  • Cina: Sinovac e Sinopharm 

Ovviamente, ogni giorno ci giungono notizie in continuo aggiornamento e molte altre realtà farmaceutiche stanno lavorando sui vaccini. 

Il vaccino russo 

Il vaccino russo, prodotto dal Centro Gamaleya, è stato registrato dal Ministero della Salute russo l'11 agosto dello scorso anno, piazzandosi come primo. Ribattezzato "Spunik V", si basa su vettori adenovirali umani ed è efficace al 95%, 42 giorni dopo la prima dose.

Con lo Sputnik V, il Coronavirus "non viene iniettato", poiché il vaccino presenta solo informazioni genetiche del rivestimento proteico esterno, le “punte” della corona. Più di 50 Paesi hanno richiesto lo Sputnik V, tra questi India, Brasile, Cina, Corea del Sud.

Non sono però mancate perplessità: la Germania in estate manifestava dubbi sullo Sputnik V e sulle sperimentazioni non sufficienti. 

Il vaccino cinese

I vaccini Sinovac e Sinopharm si basano sulla tecnologia del virus inattivato; si tratta di un metodo opposto rispetto a quelli di Pfizer/BioNTech e Moderna, che hanno lavorato sull’innovativo mRNA.

I cinesi hanno scelto di realizzare con Sinopharm un vaccino standard, con un'efficacia di circa il 79%, facile da trasportare, avendo bisogno solo di refrigerazione ordinaria. Sembra avere un’efficacia maggiore il vaccino della Sinovac, che si basa sulla tecnologia del virus inattivato. 

Insomma, il panorama è vario e le soluzioni non sembrano mancare. Ciò che conta è avere fiducia nella scienza, da un continente all'altro, cercando così di raggiungere ovunque la cosiddetta "immunità di gregge", che ricordiamo essere possibile solo se si avrà almeno il 70% della popolazione vaccinata. 

Vuoi saperne di più? Ascolta il podcast sul vaccino anticovid.


Per maggiori informazioni sui vaccini anti-Covid, invitiamo a visitare il portale ufficiale del Ministero della Salute, cliccando  qui .

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