Una comune vaccinazione, ideata per proteggere dall'Herpes zoster (Fuoco di Sant'Antonio), sta rivelando un potenziale che va ben oltre: sembra offrire una straordinaria protezione per il nostro cervello.
Scopriamo di cosa si tratta.
I dettagli della ricerca
Una ricerca pubblicata all'inizio di quest'anno aveva già evidenziato che la vaccinazione riduceva il rischio di demenza del 20% in un periodo di sette anni.
Ora, un ampio studio di follow-up, pubblicato sulla rivista Cell, rafforza e amplia questi risultati, suggerendo che la protezione potrebbe estendersi a diverse fasi della demenza, comprese quelle in cui la diagnosi è già stata stabilita.
La ricerca ha esaminato persone cognitivamente sane, scoprendo che coloro che avevano ricevuto il vaccino mostravano una minore probabilità di sviluppare un lieve deterioramento cognitivo (Mild Cognitive Impairment, MCI), la fase sintomatica precoce che spesso precede la demenza.
Ma il dato più cruciale riguarda i soggetti già affetti da demenza, poiché lo studio suggerisce che il vaccino (raccomandato in due dosi per gli adulti dai 50 anni in su o per chi ha più di 19 anni con sistema immunitario compromesso) potrebbe addirittura rallentare la progressione della sindrome neurodegenerativa.
Infatti, i vaccinati avevano quasi il 30% in meno di probabilità di morire per demenza nell'arco di nove anni.
Uno studio sul campo quasi "sperimentale"
Per superare il noto "pregiudizio del vaccino salutare" (il fatto che chi si vaccina tende ad essere in generale più sano), i ricercatori hanno sfruttato una situazione unica in Galles.
Infatti, il programma di vaccinazione del 2013 aveva stabilito un rigido criterio di idoneità: solo gli adulti nati a partire dal 2 settembre 1933 potevano ricevere il vaccino.
Una politica sanitaria che ha, dunque, creato un vero e proprio "esperimento naturale", confrontando due gruppi quasi identici: quelli appena idonei e quelli che non lo erano.
Pascal Geldsetzer, uno degli autori senior della ricerca e professore assistente di medicina alla Stanford University School of Medicine, ha sottolineato: "La domanda è: quando si inizia con questo vaccino durante il decorso della malattia? E apporta benefici a coloro che hanno già la condizione?"
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I risultati ottenuti da questo esperimento sono notevoli: oltre alla riduzione del 20% delle diagnosi di demenza, si è registrata una riduzione del 3,1% delle diagnosi di lieve deterioramento cognitivo nell'arco di nove anni.
Lo studio ha anche esaminato l'impatto sulla mortalità. Infatti, la demenza, nelle sue fasi finali, è spesso causa di morte: tra gli individui affetti il vaccino ha ridotto i decessi dovuti alla malattia del 29,5%; persino considerando la mortalità per tutte le cause, il vaccino era associato a una riduzione del 22,7%.
Questo suggerisce, secondo Alberto Ascherio, professore di epidemiologia e nutrizione presso la Harvard School of Public Health, che ci sia un "rallentamento di questo processo degenerativo", un "colpo di fortuna sorprendente che il vaccino progettato per altro rallenti un processo degenerativo".
Le caute prospettive future
Nonostante l'eccitazione, gli esperti raccomandano cautela; c'è, infatti, una limitazione importante da considerare: lo studio ha utilizzato il vaccino anti-herpes zoster più vecchio, Zostavax®, contenente una versione attenuata del virus vivo, che è stato in gran parte sostituito dal nuovo vaccino Shingrix® (più efficace nel prevenire l'Herpes Zoster). Dunque, non è ancora noto se anche il vaccino più recente offra gli stessi benefici per la demenza.
Inoltre, lo studio è correlazionale e non può stabilire un nesso di causalità: per questo motivo i ricercatori chiedono a gran voce la necessità di studi randomizzati controllati per ulteriori conferme.
Nel frattempo, la ricerca si concentra non solo sulla conferma dei risultati, ma anche sulla comprensione del perché il vaccino sia protettivo: come conclude Taquet, se si riuscisse a capire quale meccanismo stiamo colpendo, "potrebbe permetterci di progettare terapie ancora più precise".
Fonti:
Cell - The effect of shingles vaccination at different stages of the dementia disease course