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Scala di Borg: la percezione dello sforzo

Ludovica Cesaroni

Ultimo aggiornamento – 30 Gennaio, 2023

Eco in cosa consiste la scala di Borg

La scala di Borg, conosciuta anche con il nome di scala RPE (acronimo che significa Rating of Perceived Exertion) è uno strumento impiegato per valutare la percezione dello sforzo.

Scopriamo quali sono i valori di questa scala e come si effettua la misurazione della percezione dello sforzo.

Storia della scala di Borg

La valutazione Borg dello sforzo percepito (RPE) è una scala di misurazione dei risultati, utilizzata per conoscere la prescrizione dell'intensità dell'esercizio. Questo indice viene utilizzato per monitorare i progressi e la modalità di esercizio nei pazienti cardiopatici e in altre popolazioni di pazienti sottoposti a riabilitazione e allenamento di resistenza.

La scala Borg RPE è stata sviluppata da Gunnar Borg attorno agli anni ‘60, un professore svedese che già alla fine degli anni ‘50 introdusse anche il concetto di percezione dello sforzo. 

Questa scala è stata ideata da Borg per valutare lo sforzo e la mancanza di respiro durante l'attività fisica, vale a dire: quanto è duro il lavoro praticato rispettivamente ad alcuni valori testati, quali:

  • l'alta frequenza cardiaca e respiratoria;
  • la sudorazione profusa;
  • lo sforzo muscolare.

Oggi questo parametro viene usato per quantificare l’intensità dell’allenamento e monitorare il carico complessivo di lavoro negli sport endurance, come il triathlon e il ciclismo, nonché negli sport di squadra, tra cui il calcio e il rugby.

Inoltre, oggigiorno, tale scala viene anche raccomandata dall’American Heart Association per rilevare l’intensità dell’esercizio fisico nelle persone che hanno subito un trapianto di cuore.

Versioni e punteggio della scala di Borg

Valori della Scala di Borg

Finora si è parlato di scala di Borg al singolare, ma sarebbe più preciso parlare di “scale” di Borg, poiché ne esistono più varianti, elaborate nel corso degli anni.

La versione originale di Borg è una scala cosiddetta ‘categorica’, che va da 6 a 20 ed è anche chiamata RPE scale o Borg scale. Essa ha un'alta correlazione con la frequenza cardiaca e, moltiplicando ogni numero per 10, si ottiene la frequenza cardiaca dell'allenamento al momento del punteggio.

Successivamente lo stesso Borg ha proposto la Category Ratio 0-10 scale, ossia CR-10, detta anche Borg CR10 Scale o Borg Dyspnoea Scale, una versione modificata della principale e che viene utilizzata principalmente nella diagnosi di mancanza di respiro e di dispnea del dolore toracico e del dolore muscoloscheletrico. Ad oggi, si tratta della scala di Borg più diffusa.

Elisabet Borg, oggi Professoressa presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Stoccolma, seguendo il percorso del padre, ha elaborato un’ulteriore versione della scala per la valutazione della percezione dello sforzo: la Category Ratio 0-100 scale (CR-100) che sta avendo una particolare diffusione negli ultimi anni e che forse sarà quella più impiegata nel prossimo futuro, per motivi che si indagheranno più avanti.

Percezione dello sforzo e stanchezza mentale

Nella misurazione della percezione dello sforzo, un ruolo fondamentale lo gioca il modello psicobiologico, proposto da un ricercatore italiano, Samuele Marcora, oggi docente presso l’Università di Bologna. Questo modello dimostra un forte legame tra la stanchezza mentale e le performance atletiche: un cervello stanco può avere un impatto quasi uguale a quello della stanchezza muscolare sui risultati sportivi.

Tale principio fu indagato primariamente da Angelo Mosso nel 1891, il quale si interrogò sull’impatto della stanchezza mentale sulle prestazioni fisiche. Nella misurazione della percezione dello sforzo ideata da Borg, dunque, oltre alle capacità atletiche e muscolari a cui è possibile arrivare, un ruolo fondamentale lo gioca anche la prontezza della testa, dalla quantità di energia percepita e la soggettiva sensazione di stanchezza.

Scale di Borg: le differenze

Per ottenere un quadro completo sulle scale di Borg, è importante metterne in evidenza le differenze. Ciò che le accomuna è l’obiettivo di quantificare la percezione dello sforzo, un parametro fondamentale per impostare il carico di lavoro e gestire l’intensità dell’attività fisica a cui ci si sottopone.

Tutte e tre queste scale si basano su una definizione verbale, un’autodichiarazione dello sportivo (amatoriale o professionale che sia) che definisce con uno specifico aggettivo la percezione del proprio sforzo. A tale aggettivo corrisponde biunivocamente un determinato valore numerico.

L’obiettivo è quello di assegnare inequivocabilmente una percezione a un’entità numerica precisa e ben definita, per andare a definire una scala valoriale il più precisa possibile.

Scala RPE o Borg Scale

Per arrivare alla sua scala, Borg utilizzò i principi della psicofisica. Come accennato, si tratta di una scala categorica che fa corrispondere numeri e ancore verbali, in un rapporto che cresce linearmente con l’aumentare dell’intensità dell’esercizio, misurato tramite:

  • Frequenza cardiaca
  • Consumo di ossigeno

Il range di numeri che vanno da 6 a 20 corrisponde (approssimativamente) ad un range di frequenza cardiaca compreso tra 60 e 200 battiti al minuto. Ovviamente, lo sforzo massimo percepito corrisponde al valore numerico ‘20’ e non è possibile esprimere un valore maggiore rispetto a questo. Senza dubbio, ciò costituisce un “effetto tetto”: una soglia oltre la quale non è possibile misurare alcun altro valore. 

Ugualmente, in questa scala non esiste uno zero assoluto.

Nella scala Borg RPE i valori sono i seguenti:

  • 6 = nessuna fatica (percezione da seduti, a riposo).
  • 7-8 = esercizio ‘estremamente leggero’ (movimento facile).
  • 9-10 = esercizio 'molto leggero' che equivale a camminare lentamente per alcuni minuti al proprio ritmo, in un individuo sano.
  • 11-12 = esercizio ‘leggero’, che equivale ad un riscaldamento blando.
  • 13-14 = esercizio ‘un po' pesante’: l’intensità è maggiore ma l'individuo è ancora in grado di continuare l'attività.
  • 15-16 = esercizio ‘pesante’: l’intensità è molto alta, ma è possibile proseguire il lavoro.
  • 17-18 = 'molto difficile': una persona sana può continuare, ma deve spingersi oltre la soglia fisica e psicologica dell’essere molto affaticata.
  • 19 = esercizio ‘estremamente pesante’: per la maggior parte delle persone, si tratta dello sforzo più difficile e faticoso che abbiano mai sperimentato.
  • 20 = massimo sforzo e intensità impossibile da mantenere.

Popolazione prevista

L'utilizzo di questa scala è destinato a tutti i pazienti in riabilitazione e per il monitoraggio della prescrizione di esercizi negli sportivi. Potrebbe non essere adatto all'uso da parte dei bambini, poiché il punteggio è difficile da interpretare in questa fascia di età (i bambini difficilmente riescono ad essere così precisi nell’espressione di percezione dello sforzo).

Uno studio recente ha evidenziato come la scala Borg RPE possa essere utilizzata in individui con malattia di Parkinson in cui i test da sforzo formali potrebbero non essere adeguati.

Scala Borg CR10

Sviluppata successivamente dallo stesso Borg, la scala CR10 o Category Ratio scale 0-10 ha sia i vantaggi delle scale categoriche verbali che quelle delle scale a rapporti equivalenti (che prevedono uno zero assoluto). Il suo range va quindi da 0 (fatica nulla) a 10 (massimo, ovvero la sensazione di sforzo più alta mai sperimentata). Vi è, comunque, la possibilità di esprimere un valore superiore a questo. Per questo motivo viene definita “scala aperta”, mancando il ceiling effect (l’effetto tetto) sopra citato.

La scala parte dal massimo e arriva al minimo:

  • 10 - Massimale
  • 9 - Estremamente difficile
  • 8 - [Intermedio tra 9 e 7]
  • 7 - Molto difficile
  • 6 - [Intermedio tra 7 e 5]
  • 5 - Difficile
  • 4 - Sembra difficile
  • 3 - Moderato
  • 2 - Facile
  • 1 - Molto facile
  • 0 - Nessuno sforzo

Scala Borg CR100

Ideata da Elisabet Borg, è chiamata anche scala centiMax. Viene sviluppata su una scala numerica che, a grafico, si presenta come un righello. Anche in questo caso è previsto uno 0 assoluto e un valore massimo pari a 100 (con la chance di esprimere un valore superiore - si tratta di un’altra ‘scala aperta’). Pur andando da 0 a 100, vi sono 67 opzioni numeriche su cui è possibile esprimersi per indicare la percezione dello sforzo.

Modalità d’uso della scala di Borg

Al di là di quale delle tre scale si utilizzi, il procedimento di “somministrazione” della misurazione è il medesimo.

La scala è un elenco numerico molto semplice e ai partecipanti viene chiesto di valutare il proprio sforzo sulla scala dopo l'attività, prendendo in considerazione le sensazioni di stress fisico e affaticamento, ignorando qualsiasi fattore come dolore alle gambe o mancanza di respiro, ma concentrandosi sulla globale sensazione di sforzo. 

Il numero che viene scelto connota l'intensità dell'attività, permettendo al partecipante di accelerare o rallentare movimenti e/o attività. La scala necessita di un tempo minimo di impiego (servono pochi secondi per essere completata) e può essere somministrata autonomamente o dal ricercatore in una singola occasione o più volte.

Per effettuare una corretta misurazione, occorre:

  • Far valutare la percezione dello sforzo circa 30 minuti dopo la fine dell’allenamento (e non durante, come veniva fatto inizialmente). Ciò serve per aiutare lo sportivo a valutare a mente lucida e a riposo lo sforzo effettuato durante la sessione di allenamento.
  • Spiegare all’atleta il significato degli estremi della scala utilizzata e chiarire cosa si intende valutare.
  • Definire prima i descrittori verbali e poi riferire i valori numerici corrispondenti.
  • Chiarire la distinzione tra percezione dello sforzo e percezione del dolore.
  • Non accettare aggettivi o traduzioni personali ma chiedere di affidarsi agli aggettivi ufficiali della scala.
  • Rispettare la privacy dei risultati.
  • Evitare luoghi e tempi non appropriati che possono interferire con la valutazione dei risultati.
  • Effettuare la valutazione singolarmente e non in gruppo per evitare che la misurazione sia falsata dal ‘self presentation bias’ (la tendenza a ridimensionare la percezione della fatica in virtù del fare una bella figura davanti agli altri).
  • Rassicurare lo sportivo che non vi è una risposta giusta o sbagliata e che non è sotto giudizio o verifica.

Per calcolare il carico di lavoro globale della sessione di allenamento (training load) bisogna moltiplicare i minuti della sessione di allenamento per il valore numerico corrispondente alla valutazione della percezione dello sforzo (minuti di allenamento per valore dello sforzo percepito).

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Ludovica Cesaroni
Scritto da Ludovica Cesaroni

Amo definirmi una creativa dalla forte impronta razionale. Scrivere, disegnare e creare con le mani sono le mie grandi passioni, ma il pungolo della curiosità mi ha sempre portato a interrogarmi sui grandi misteri della vita e a informarmi sui 'piccoli misteri' dell'uomo.

a cura di Dr.ssa Emiliana Meleo
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Ludovica Cesaroni
Ludovica Cesaroni
in Attività fisica

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