Mobbing sul lavoro: che cos'è e come difendersi

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 28 Novembre, 2022

Mobbing sul lavoro: di cosa si tratta?

Il mobbing sul luogo di lavoro è un fenomeno ampiamente diffuso nella nostra società, ma cosa significa veramente questa definizione e come si fa a capire se si è vittima di vessazioni nell'ambito della propria professione

Una volta accertata la presenza di comportamenti persecutori da parte del datore di lavoro o dei colleghi, qual è la procedura da seguire per tutelarsi e ottenere un eventuale risarcimento? Vediamolo insieme.

Che cos'è il mobbing sul posto di lavoro?

La parola mobbing deriva dall'inglese "to mob" (letteralmente:"aggredire") e inizialmente veniva utilizzata per indicare tutte quelle situazioni nelle quali un gruppo di persone accerchiava un individuo con l'obiettivo di allontanarlo. 

Il termine è attualmente utilizzato anche in campo giuridico e lo troviamo di frequente nel nostro linguaggio comune. Ma cosa significa mobbing sul lavoro e perché negli ultimi anni questo fenomeno ha assunto dimensioni sempre più preoccupanti?

Con mobbing si intende tutto quell'insieme di comportamenti aggressivi che hanno il fine ultimo di escludere una persona sul luogo di lavoro. Rientrano nel mobbing un'ampia categoria di pratiche, da quelle più evidenti a quelle più subdole, tuttavia, ciò che le accomuna, è sempre la volontà di provocare nel lavoratore un forte stress psico-fisico

Secondo la definizione che ne danno le aule dei tribunali, il mobbing si configura come una serie di atti intimidatori, vessatori e persecutori, tuttavia, sebbene nell'immaginario comune esso sia tipicamente associato alla figura del capo che "mobbizza" i sottoposti, in realtà sono molto diffusi anche casi di mobbing cosiddetto "orizzontale", che si verificano quando a mettere in atto questi comportamenti ostracistici sono dei colleghi.

Si stima che solo in Italia i casi di mobbing siano più di un milione, con un trend destinato a crescere nei prossimi anni. Le conseguenze più tipiche che si possono verificare nelle vittime mobbizzate sono, ad esempio:

  • l'insonnia;
  • la tachicardia;
  • la depressione;
  • l'ansia;
  • i problemi gastro-intestinali;
  • fino ad arrivare ai casi più gravi nei quali il mobbing può originare una tendenza verso il suicidio.

Mobbing lavorativo: come si riconosce?

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Il mobbing sul posto di lavoro è un fenomeno molto ampio che include differenti sfumature di comportamento, alcune che rientrano nell'area dell'illecito penale, altre, invece, che non costituiscono reato. 

In linea generale, però, possiamo parlare di mobbing quando un lavoratore viene sottoposto sistematicamente a dei comportamenti vessatori di varia natura, messi in atto con l'obiettivo di escluderlo e di allontanarlo dall'ambiente professionale.

Tipici casi di mobbing sono i seguenti:

  • il lavoratore viene trasferito in un'altra sede senza apparente motivo;
  • il lavoratore viene demansionato senza motivo;
  • il lavoratore viene escluso da riunioni o incontri necessari al corretto svolgimento della mansione;
  • il lavoratore non viene tenuto al corrente degli sviluppi di un'attività;
  • si esercita nei suoi confronti un atteggiamento ostile, evitante, maleducato;
  • il lavoratore viene diffamato;
  • viene applicato verso di lui un controllo eccessivo;
  • gli vengono negate sistematicamente promozioni o altri benefit aziendali;
  • nei casi più gravi, il lavoratore può essere licenziato senza una motivazione valida;
  • il lavoratore può essere aggredito, sia fisicamente che psicologicamente, oppure può essere fatto oggetto di molestie sessuali.

Tutti questi esempi di mobbing sono accomunati dalla volontà, da parte del "mobber" di vessare il lavoratore, il quale viene sottoposto a una serie continua di atti persecutori.

Differenza tra mobbing orizzontale e mobbing verticale

Il fenomeno del mobbing si suddivide in varie sottocategorie, a seconda dei soggetti coinvolti:

  • Si parla di mobbing verticale quando gli atti vessatori vengono messi in atto da individui che occupano posizioni gerarchiche diverse. In particolare, esempi di mobbing sul lavoro discendenti si hanno quando il mobber è il datore di lavoro o un superiore, mentre il mobbing ascendente (molto più raro) si verifica quando a mettere in atto delle vessazioni è un lavoratore subordinato.
  • Quando il mobbing si verifica tra colleghi, allora si è in presenza di "mobbing orizzontale", in quanto i soggetti occupano tutti la medesima posizione gerarchica.

Secondo la definizione che dà la legge italiana, si può parlare di vero e proprio mobbing sul lavoro quando:

  • si verifica una serie sistematica di atti vessatori o persecutori, prolungati nel tempo, con l'obiettivo di ledere la salute, la dignità o la sfera professionale di un lavoratore;
  • vi è un evidente nesso di causalità tra la persecuzione messa in atto dal mobber e lo stato di malessere provato dalla vittima:
  • vi è un chiaro intento persecutorio da parte del mobber.

La differenza tra mobbing e straining

Con il termine "straining" (dall'inglese: "affaticare"), si definisce una serie di atti persecutori isolati che hanno l'obiettivo di provocare un forte stress nel lavoratore

A differenza del mobbing, nel quale è importante sottolineare l'elemento di sistematicità della vessazione, nello straining gli episodi sono più sporadici, sebbene abbiano comunque la capacità di ledere in modo profondo la salute e la dignità del lavoratore.

Per quanto riguarda il bossing, invece, esso si configura come una particolare sfumatura del mobbing verticale, nel quale il superiore abusa della sua autorità per mettere in atto comportamenti vessatori nei confronti dei sottoposti.

Cosa fare in caso di mobbing sul lavoro

Se si pensa di essere vittima di mobbing sul posto di lavoro e si intende chiedere un risarcimento, è necessario innanzitutto provare l'esistenza di questi comportamenti vessatori

Occorre quindi dimostrare la veridicità delle proprie affermazioni portando delle prove concrete circa il verificarsi delle persecuzioni, la loro sistematicità e la durata prolungata nel tempo. Spesso è molto difficile provare l'intento persecutorio nel mobbing in quanto alcuni comportamenti (ad esempio non rivolgere la parola a qualcuno o "dimenticarsi" di invitare il lavoratore a una riunione) sono per loro natura particolarmente aleatori.

La vittima di mobbing dovrà quindi dimostrare che la condotta messa in atto nei suoi confronti è frutto di una determinata strategia persecutoria, inoltre, dovrà fornire la documentazione di questi comportamenti. 

Tra gli esempi di mobbing sul lavoro che si possono dimostrare, sarà utile conservare le e-mail o le lettere, produrre certificati medici che attestino il proprio stato di stress psico-fisico oppure chiamare dei testimoni che possono confermare la propria versione dei fatti.

Mobbing a lavoro: a chi rivolgersi?

Sebbene non esista in Italia una legge specifica contro il reato di mobbing, la Cassazione ha però emesso svariate sentenze sul tema, aprendo la strada a molti precedenti. Se si ritiene di essere vittime di mobbing, comunque, il primo passo è quello di raccogliere quante più prove documentarie possibili e in seguito di denunciare il presunto mobber alle autorità giudiziarie

La giurisprudenza italiana ha inoltre messo in luce la presenza di vere e proprie responsabilità contrattuali del datore di lavoro nei confronti dei suoi dipendenti.

Secondo la norma, infatti, il datore di lavoro ha l'obbligo di "tutte le misure necessarie a tutelare la integrità psico-fisica, l’incolumità e la personalità morale del lavoratore". Ne consegue che egli è tenuto a vigilare sullo stato di salute dei suoi dipendenti e ad impedire il verificarsi di comportamenti vessatori o persecutori. 

Nei casi di mobbing emergono quindi due aree di responsabilità: quella contrattuale (attribuibile al datore di lavoro, in virtù degli obblighi di tutela che ha nei confronti dei lavoratori) e quella extra-contrattuale, che si riferisce all'autore vero e proprio degli atti vessatori.

Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr.ssa Giusy Messina
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