Sindrome dell'impostore: che cos'è e come si supera

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 28 Novembre, 2022

Sindrome dell'impostore: cos'è e come si supera

La sindrome dell'impostore è una modalità comportamentale che affligge un ampio numero di persone. È legata a doppio filo con il sentimento dell'insicurezza e la bassa autostima, infatti l'individuo che ne è affetto sperimenta costantemente la sensazione di non meritare un determinato successo o premio (sia in campo lavorativo che in altri ambiti della vita) ed attribuendo attribuisce la causa di ciò a eventi o situazioni esterne ad esso.

Quali sono le cause che provocano la sindrome dell'impostore e come si può superare? Scopriamolo insieme.

Cosa si intende per sindrome dell'impostore?

La sindrome dell'impostore, detta anche impostor syndrome o impostor phenomenon, è stata teorizzata per la prima volta dalle psicologhe Suzanne Imes e Pauline Clance nel 1978, le quali descrissero questo fenomeno, particolarmente diffuso nelle persone di successo, come una sostanziale incapacità ad attribuire a se stessi il merito di aver raggiunto determinati obiettivi

A questo si aggiunge anche il pensiero costante che presto si verrà smascherati e che le altre persone si accorgeranno che le competenze acquisite non sono, in realtà, che un bluff.

Gli individui affetti dalla sindrome dell'impostore sono convinti di non meritare veramente il successo a loro attribuito e, anche a dispetto delle numerose conferme ricevute dall'esterno, vivono costantemente nella paura di essere ritenuti non sufficientemente "bravi" o esperti. In genere essi non riconoscono i propri meriti personali e attribuiscono le vittorie ottenute a circostanze indipendenti da essi, come , ad esempio, la buona sorte o il caso.

La sindrome dell'impostore non è un disturbo mentale ufficialmente riconosciuto dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) e non necessita di una particolare terapia farmacologica, tuttavia è stato evidenziato dai medici come questo particolare tratto caratteriale sia particolarmente presente nelle donne rispetto agli uomini, e soprattutto in quelle che sono riuscite a raggiungere una buona posizione lavorativa.

Secondo alcuni psicologi la sindrome dell'impostore potrebbe essere associata a un altro disturbo, detto "effetto Dunning-Kruger", per il quale, a causa di una distorsione cognitiva, individui molto esperti in un certo ambito (accademico o lavorativo), tenderebbero a sottovalutare le proprie conoscenze, mentre altri, molto meno competenti, penserebbero di essere vere autorità in materia, sopravvalutando la loro preparazione.

Sindrome dell'impostore: le cause

La sindrome dell'impostore causa un paradosso tipico per il quale, indipendentemente dal successo ottenuto, la persona non si sentirà mai abbastanza capace o competente, e vivrà con il terrore di venire smascherata dagli altri.

Ciò è determinato dal fatto che l'individuo non riesce a interiorizzare il merito, con la conseguenza che si innesca una spirale di distorsione cognitiva che causa una tendenza costante nel minimizzare i propri successi o gli obiettivi (siano essi lavorativi o personali) raggiunti.

Sebbene non sia ancora accertata la causa che provoca la sindrome dell'impostore, è stato però evidenziato dagli esperti come essa sia, nella maggior parte dei casi, legata a bassi livelli di autostima e insicurezza di fondo. Chi ne soffre vive nella costante paura che gli altri si accorgano delle sue incapacità e il soggetto prova spesso angoscia, ansia e un forte stress psico-fisico.

Le persone maggiormente a rischio di sviluppare una distorsione cognitiva come la sindrome dell'impostore sono, in genere, persone insicure, perfezioniste, autocritiche con se stesse e molto giudicanti. 

Spesso si tratta di in individui cresciuti in contesti famigliari e scolastici molto giudicanti e nei quali vi era poco spazio per esprimere la propria individualità, inoltre, la tendenza al perfezionismo e alla rimuginazione è un tratto tipico associato ai caratteri introversi.

Secondo alcune teorie, la dimensione vissuta nell'infanzia potrebbe giocare un ruolo primario nel determinare la sindrome dell'impostore in un futuro adulto: chi ha sperimentato una situazione di conflitto emotivo e uno scarso supporto durante gli anni della formazione può infatti essere stato costretto a costruire un cosiddetto "falso sé", ovvero una maschera indossata dal bambino per mascherare insicurezze, timidezze e fragilità emotive che non potevano essere mostrate oppure non che non venivano riconosciute.

Un'altra teoria legata all'origine della sindrome dell'impostore è quella incentrata sul concetto di "ignoranza pluralistica". In questo caso, le persone appartenenti a un determinato gruppo sociale tenderebbero a dubitare di se stesse in forma esclusivamente privata, senza mai condividere con gli altri i propri pensieri.

In realtà, se questi venissero espressi pubblicamente, si scoprirebbe quanto essi siano comuni a tutti i membri del gruppo, e si potrebbe distogliere l'attenzione sulle mancanze del singolo.

Come capire se si è affettati dalla sindrome dell'impostore

Esistono dei sintomi o delle caratteristiche che ci aiutano a capire se siamo in presenza di una vera e propria sindrome dell'impostore? Ecco i più comuni:

  • l'individuo prova spesso ansia o stress;
  • si tende ad evitare situazioni che potrebbero smascherare la propria incapacità;
  • si avverte il giudizio degli altri;
  • è presente un basso livello di autostima;
  • vi è una tendenza al perfezionismo;
  • la persona rimugina per molto tempo analizzando i propri sbagli e le possibili mancanze;
  • è presente una forte paura del fallimento;
  • si è eccessivamente autocritici con se stessi;
  • vi è un pensiero costante per il quale "gli altri sono sempre più bravi di noi";
  • si pensa di non essere mai sufficientemente competenti, capaci o bravi in un determinato ambito;
  • le cause del proprio successo dipendono sempre da eventi esterni (fortuna, tempismo, situazioni particolarmente favorevoli,..).

In ambito lavorativo, questo fenomeno è più presente in chi:

  • si trova costretto ad imparare nuove competenze;
  • è stato promosso e, quindi, ricopre un nuovo ruolo di responsabilità;
  • deve essere esperto in varie aree della sua professione;
  • hanno un forte senso del dovere;
  • svolgono professioni non tradizionali per le quali è più difficile veder certificate le proprie capacità.

Come superare la sindrome dell'impostore

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La sindrome dell'impostore, non essendo un vero e proprio disturbo della personalità certificato, non ha una terapia specifica, tuttavia se si sospetta di esserne affetti, il primo passo è sempre quello di rivolgersi a un terapeuta specializzato, con il quale iniziare un percorso di analisi.

La terapia svolge un ruolo essenziale nell'aiutare la persona a decodificare alcuni pensieri automatici tipici della sindrome dell'impostore: prendendo in esame alcune situazioni ricorrenti con l'aiuto di uno psicoterapeuta, si riusciranno infatti a identificare le trappole cognitive che caratterizzano questa sindrome e a smontare le varie giustificazioni utilizzate per sminuire le proprie capacità.

Non vi è una scuola terapeutica di riferimento per il trattamento delle sindrome dell'impostore, tuttavia sembra che buoni risultati siano stati ottenuti dalla terapia cognitivo-comportamentale, la quale agisce proprio sull'analisi e sulla ri-modulazione delle credenze "errate" sostenute da chi non crede abbastanza in seé stesso.

Oltre alla terapia psicologica, è poi possibile mettere in pratica alcuni consigli, come ad esempio:

  • annotare in un diario i propri successi (in tutti gli ambiti, non solo in quello lavorativo), scrivendo nero su bianco perché si è riusciti a raggiungere un determinato obiettivo;
  • condividere le proprie emozioni con gli altri e non allontanarli con l'idea che, se capiranno che non valiamo abbastanza, si allontaneranno da noi;
  • accettare la possibilità del fallimento come parte ineluttabile del processo di apprendimento;
  • analizzare la propria vita a ritroso mettendo in luce i punti di forza della propria personalità;
  • imparare ad accettare i complimenti;
  • condividere con gli altri la propria paura di non farcela: è molto probabile, infatti, che anche loro provino i nostri stessi sentimenti.
Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr.ssa Giusy Messina
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