Circa 2 anni fa lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), un’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che valuta e classifica la cancerogenicità delle sostanze, ha definito la carne rossa come «probabilmente cancerogena» e la carne rossa lavorata, come i salumi, «sicuramente cancerogena». Vediamo di capirne di più.
Ma la carne rossa fa veramente male alla salute?
Gli epidemiologi sono concordi nel rispondere a questa domanda sottolineando come nessuna malattia sia causata da un solo fattore. Nel caso della carne rossa, le percentuali di contrarre un tumore al colon-retto variano in base alla storia personale di ogni paziente: come sottolineato in un parere del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare, «il tumore al colon-retto, come tutte le neoplasie, è il risultato di più fattori ed è innescato dall’interazione tra ambiente, stile di vita e genetica».
Non vanno infatti mai sottovaluti la familiarità che ogni persona ha con una determinata malattia, il suo stile di vita e le sue abitudini alimentari. Se in famiglia si hanno già diversi casi di tumore al colon e inoltre si assumono dosi abbondanti di carne rossa, si correranno sicuramente maggiori rischi di sviluppare un cancro rispetto a chi non ha familiarità con la malattia ed è, inoltre, vegetariano.
Quali sono le dosi di carne rossa consigliate?
Secondo lo IARC, se si assumono meno di 500 grammi di carne rossa a settimana non ci si espone ad un rischio importante per la propria salute.
Il World Cancer Research Fund e l’Harvard School of Medicine danno dati leggermente diversi: se il primo raccomanda di assumere non più di 300 grammi a settimana, per il secondo sarebbe necessario non superare gli 80 grammi al massimo due volte a settimana. Il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare consiglia quindi di evitare un consumo eccessivo di carne rossa, sia fresca che lavorata, e di limitare cotture alla griglia ad alte temperature e fritture.
Quali sostanze presenti nella carne rossa sono pericolose?
Secondo diversi studi, il fattore di rischio della carne rossa è legato ad una molecola, detta gruppo eme, contenuta da due proteine che la caratterizzano: l’emoglobina e la mioglobina. Il gruppo eme stimola nell’intestino la produzione di alcune sostanze cancerogene, inducendo l’infiammazione delle pareti intestinali. Queste infiammazioni, se prolungate nel tempo, aumentano la possibilità di sviluppare un tumore al colon-retto.
Quali sono le malattie che potrebbero essere legate a un eccessivo consumo di carne?
Un abuso di carni rosse e lavorate aumenta il rischio di sviluppare patologie come diabete, cancro, obesità, infarto e altri problemi cardiovascolari. Per quanto riguarda i tumori, il rischio è maggiore per quelli dell’apparato gastro-intestinale, come il cancro al colon-retto e allo stomaco.
La carne rossa è cancerogena quanto il fumo di sigaretta?
Secondo la classificazione dello IARC, carne rossa lavorata e fumo di sigaretta appartengono alla stessa categoria: sono infatti entrambe sicuramente cancerogene. Questo tuttavia non significa che sono dannose allo stesso modo.
Le classificazioni dello IARC infatti sono fatte in base alla percentuale di sicurezza degli esiti degli studi condotti sulle sostanze, e non in base alla potenza di provocare tumori: sia il fumo che gli insaccati sono sicuramente cancerogeni perché per entrambe si hanno prove scientifiche sufficienti per esprimere tale concetto con certezza. Tuttavia, il fumo è certamente un cancerogeno molto più potente degli insaccati.