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Emorragia post partum (emorragia dopo il parto)

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 03 Gennaio, 2024

Donna sta per partorire assistita da una ostetrica

L'emorragia post-partum (EPP) è una delle principali complicazioni che si può verificare dopo il parto, sia esso naturale o cesareo. 

Il più delle volte, l'emorragia post-partum si verifica al momento del parto o subito dopo. Ma è anche possibile che si verifichi una forte emorragia dopo il ritorno a casa dall'ospedale, in questo caso viene chiamata emorragia post partum secondaria.

In questo articolo, vediamo quali sono le cause e i sintomi delle emorragie post partum, offrendo un quadro completo per comprendere meglio questo fenomeno.

Cos'è l'emorragia post-partum?

L'emorragia post-partum (EPP), nota anche come emorragia postpartum o PPH (Post-Partum Hemorrhage), è una condizione medica caratterizzata da una significativa perdita di sangue dopo il parto.

Questo fenomeno è considerato una delle principali cause di mortalità della neomamma, in tutto il mondo, come riportato dall'OMS.

La condizione è infatti responsabile di circa un quarto delle morti che avvengono in gravidanza, al parto o durante il puerperio, di cui la gran parte si verifica nei Paesi del Sud del mondo.

In Europa questa complicazione riguarda circa 13 donne ogni 100 che partoriscono.

Si considera grave l'emorragia quando la perdita supera i 500 ml dopo un parto vaginale o i 1000 ml dopo un parto cesareo.

Classificazione dell'EPP: primaria e secondaria

  • EPP Primaria: avviene entro 24 ore dal parto.
  • EPP Secondaria o Tardiva: si verifica da 24 ore fino a 12 settimane dopo il parto.

Un'altra distinzione si deve fare tra emorragia post cesareo e emorragia dopo parto naturale.

La prima condizione, ossia l'emorragia dopo parto cesareo, è più complicata da gestire. 

Cause dell'emorragia post-partum

Dopo il parto, l'utero si contrae per aiutare a fermare il sanguinamento dai vasi sanguigni dove la placenta era attaccata.

L'incapacità dell'utero di contrarsi con sufficiente forza, nota come atonia uterina post partum, è la causa più comune di EPP, emorragia post-partum.

Se l'utero non si contrae come dovrebbe accadere, questi vasi sanguinano. 


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L'emorragia post-partum può essere causata anche da:

  • lacerazioni della cervice o dei tessuti vaginali, nonché lesioni ai vasi sanguigni nell'utero
  • ematoma post parto in un'area o spazio nascosto nel tessuto, come nella vulva o nella vagina o in zone addominali ( più difficili da diagnosticare)
  • disturbi della coagulazione del sangue – condizioni sia acquisite (come la coagulazione intravascolare disseminata) sia ereditarie
  • problemi legati alla placenta: (esempi: placenta previa, l'accreta, o la ritenzione di parti di placenta).

Chi è a rischio di emorragia post-partum?

Le condizioni che possono aumentare il rischio di emorragia dopo il parto sono diverse.

Tra queste: 

  • Distacco prematuro di placenta: si verifica quando la placenta si stacca dall'utero prematuramente durante la gravidanza. 
  • Placenta previa: si verifica quando la placenta è posizionata bassa nell'utero e copre completamente o parzialmente l'apertura della cervice, è un importante fattore di rischio.
  • Utero sovradisteso: un utero sovradisteso, a causa di una gravidanza plurigemellare, idroamnios (eccesso di liquido amniotico), o un feto di grandi dimensioni, aumentano il rischio di EPP.
  • Gravidanza plurigemellare: questo è un fattore di rischio significativo, come hai menzionato, dovuto all'utero sovradisteso.
  • Disturbi della pressione arteriosa in gravidanza: preeclampsia ed eclampsia sono disturbi ipertensivi specifici della gravidanza e possono aumentare il rischio di EPP.
  • Parti multipli precedenti (Multiparità): parti precedenti possono indebolire l'utero e aumentare il rischio di atonia uterina.
  • Travaglio prolungato: un travaglio particolarmente lungo o difficile può essere un fattore di rischio.
  • Infezione: in particolare le infezioni dell'utero (come la corioamnionite) possono aumentare il rischio di EPP.
  • Obesità: l'obesità materna può essere associata a un aumentato rischio di complicazioni durante il parto.
  • parto assistito con ventosa: questi metodi di parto assistito possono aumentare il rischio di lesioni e, quindi, di emorragia.

Sintomi di emorragia post partum

Tra i sintomi da considerare:

  • sanguinamento incontrollato: il sintomo più evidente e immediato dell'EPP che si può manifestare come un flusso continuo di sangue dalla vagina o come la presenza di coaguli di sangue di grandi dimensioni.
  • Diminuzione della pressione sanguigna: una perdita significativa di sangue può portare a una diminuzione della pressione sanguigna, che è un segno di ipovolemia (perdita di volume del sangue).
  • Aumento della frequenza cardiaca: in risposta alla perdita di sangue e alla diminuzione della pressione sanguigna, il cuore può battere più velocemente (tachicardia) per cercare di mantenere un adeguato apporto di sangue agli organi.
  • Diminuzione dei globuli rossi: la perdita di sangue può portare ad anemia, caratterizzata da una diminuzione del numero di globuli rossi e dell'emoglobina, con possibili sintomi come affaticamento, debolezza e pallore.
  • Gonfiore e dolore nella zona genitale: se l'emorragia è dovuta a un ematoma nella zona pelvica, potrebbe esserci gonfiore e dolore nella vagina o nell'area circostante.

Inoltre, può essere utile aggiungere:

  • segnali di shock: in caso di emorragia grave, possono manifestarsi sintomi di shock come sudorazione fredda, pallore, confusione, vertigini o svenimento.
  • Mal di testa o sintomi neurologici: in alcuni casi, l'emorragia può essere associata a mal di testa o a sintomi neurologici, specialmente se c'è un'emorragia interna o un ematoma che esercita pressione su altre strutture.
  • Agitazione o confusione: questi possono essere segnali di ipoperfusione cerebrale dovuta alla perdita di sangue.

Diagnosi dell'emorragia post-partum

La diagnosi dell'EPP si basa su un'attenta valutazione clinica supportata da esami di laboratorio e, se necessario, da esami di imaging.

La tempestività e l'accuratezza nella diagnosi sono cruciali per un efficace trattamento dell'EPP e per prevenire complicanze gravi.

  1. Esame dell'Anamnesi ed esame fisico: il medico inizia con l'esame dell'anamnesi della paziente e un esame fisico, per valutare i sintomi e i segni clinici, nonché indagare nella storia clinica della paziente alla ricerca dei possibili fattori di rischio preesistenti.
  2. Stima della quantità di sangue perso: valutare la quantità di sangue perso è fondamentale nella diagnosi dell'EPP.
  3. Misurazione del polso e della pressione sanguigna: questi sono parametri molto importanti che aiutano a valutare la gravità della perdita di sangue e la presenza di ipovolemia o shock.
  4. Conteggio dei globuli rossi: la determinazione dei livelli di emoglobina e dell'ematocrito attraverso un emocromo completo è fondamentale per valutare la presenza e la gravità dell'anemia dovuta alla perdita di sangue.
  5. Fattori di coagulazione nel sangue: gli esami di coagulazione, come il tempo di protrombina (PT) e il tempo di tromboplastina parziale attivato (aPTT), possono essere utili per identificare eventuali disturbi della coagulazione che potrebbero contribuire all'emorragia.

Potrebbero essere inclusi anche:

  1. esami di imaging: in alcuni casi, può essere necessario ricorrere a esami di imaging come l'ecografia per valutare l'utero e identificare possibili cause dell'emorragia, come resti di placenta o coaguli di sangue all'interno dell'utero.
  2. Monitoraggio continuo: in caso di EPP, è importante il monitoraggio continuo dei segni vitali e del livello di coscienza della paziente.

Come viene trattata l'emorragia post-partum

L'obiettivo del trattamento dell'emorragia post-partum è quello di individuare e arrestare la causa dell'emorragia il prima possibile.

Il trattamento può comprendere:

  • Farmaci o massaggio uterino: questi sono trattamenti primari per l'atonia uterina, la causa più comune di EPP. I farmaci includono l'ossitocina e altri uterotonici, che aiutano l'utero a contrarsi e a fermare il sanguinamento.
  • Rimozione dei resti di placenta: è fondamentale rimuovere eventuali resti di placenta o coaguli per ridurre il sanguinamento e prevenire infezioni, se il sanguinamento deriva da questo.
  • Esame e riparazione dei tessuti pelvici: questo include l'ispezione e la sutura di eventuali lacerazioni nell'utero, nella cervice, nella vagina o nella vulva.
  • Uso di pallone di Bakri o catetere di Foley: questi dispositivi possono essere inseriti nell'utero per esercitare pressione e controllare l'emorragia, creando emostasi
  • Laparotomia: si tratta di un intervento chirurgico aperto per individuare e trattare la causa dell'emorragia, come suturare vasi sanguigni sanguinanti o applicare metodi di emostasi come gel speciale o colla.
  • Isterectomia: è considerata un'opzione di ultima istanza per controllare l'emorragia non gestibile con altri mezzi.
  • Somministrazione di sangue e liquidi persi per via endovenosa, trasfusioni di sangue e emoderivati è essenziale per prevenire o trattare lo shock ipovolemico.
  • Somministrazione di ossigeno: l'ossigenoterapia può essere utile per garantire una sufficiente ossigenazione nei casi di emorragia grave.
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Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Letizia Samantha Zeverino
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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