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Castagne: perché non sono consigliate in caso di diabete

Gloria Negri | Biologa e ricercatrice

Ultimo aggiornamento – 03 Dicembre, 2021

Castagne e Diabete

Le castagne sono i frutti di alberi del genere Castanea, appartenente alla famiglia delle Fagaceae, e sono conosciute come “il pane dei poveri” che si presentano sulle nostre tavola da ottobre a dicembre.

Le proprietà della castagne

Per quanto riguarda le proprietà nutrizionali delle castagne, 100 g di Castanea vulgaris apportano 165 calorie ripartite in: 84% carboidrati; 7% proteine e 9% lipidi.

Possiedono anche un elevato contenuto di fibre utile per regolare le attività intestinali; tra le vitamine troviamo: vitamina A, B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B3 (niacina), B5, B6, B9 (acido folico), B12, C e D, mentre tra gli aminoacidi presenti nelle castagne citiamo l’acido aspartico, l’acido glutammico, arginina, serina e treonina.

Il punto di forza delle castagne è che risultano un’ottima fonte di acidi grassi essenziali importanti sia per un corretto sviluppo durante l’infanzia che per mantenersi in salute nell’età adulta. Sono ricche soprattutto di acido linoleico e di acido oleico, lo stesso acido grasso monoinsaturo cui sono attribuibili diversi benefici per la salute associati al consumo di olio d’oliva.

Castagne e diabete, meglio evitarle?

Le castagne sono ricche di amido, un carboidrato complesso, e hanno un indice glicemico abbastanza alto, pari a circa 60. Per questo motivo, il loro consumo da parte dei diabetici deve essere moderato per evitare picchi di insulina e tenuto sotto controllo. 

Le persone che soffrono di diabete non dovrebbero mai assumere più di 15 grammi di carboidrati con una porzione di frutta: la quantità di cibo deve essere, dunque, proporzionata sulla base della quantità di carboidrati assunti. Tenendo in gran considerazione le dosi consigliate, però, le castagne si rivelano particolarmente utili per l’organismo, perché sono ricche di sostanze importanti come la vitamina B, il fosforo, il ferro, il rame ed altri micronutrienti fondamentali per conservarsi in salute. Quindi, sì al consumo ma sempre con estrema moderazione.

Un’ulteriore accortezza per le persone diabetiche che non vogliono rinunciare alle castagne è consumarle soprattutto di mattina. L’alta presenza al loro interno di carboidrati, infatti, rende le castagne un frutto particolarmente energetico: quindi, è giusto consumarlo appena svegli così da avere la giusta carica di energia per affrontare l’intera giornata; inoltre, l’organismo ha un lasso di tempo maggiore per poter smaltire i carboidrati assunti ed evitare, così, che si trasformino in zuccheri nel sangue.

Consigli nutrizionali

Dato l’elevato contenuto di carboidrati, che una volta metabolizzati diventano zuccheri semplici, le castagne non andrebbero mai abbinate ad altri carboidrati per evitare l’impennarsi della glicemia. Il loro consumo, piuttosto, deve essere abbinato a generose porzioni di verdura a foglia verde che abbassi il livello di zuccheri nel sangue: per esempio, rucola e spinaci ma anche cime di rapa, lattuga, cavolo riccio e tarassaco.

É estremamente sbagliato terminare un pasto a base di carboidrati come pasta o riso con una porzione, anche piccola, di castagne, perché questa soluzione prevede l’assunzione di troppi carboidrati. Ciò andrebbe evitato da parte di tutti ed in modo particolare a chi soffre di diabete.

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Gloria Negri | Biologa e ricercatrice
Scritto da Gloria Negri | Biologa e ricercatrice

Osservare un meccanismo biologico, formulare delle ipotesi per spiegarlo e allestire esperimenti per confermare la propria tesi per poi raccogliere i dati e, infine, pubblicarli per rendere la propria scoperta fruibile a tutti: questo è il compito di ogni scienziato… e quindi anche il mio! Sono biotecnologo con dottorato di ricerca in genetica molecolare con una profonda passione per la scrittura e per la divulgazione scientifica. Sono autore e co-autore di articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali indicizzate, di abstract per congressi, di contributi per siti internet e di un libro.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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