Problemi alla tiroide: quale alimentazione scegliere?

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Ultimo aggiornamento – 04 Settembre, 2020

I cibi amici della tiroide: ecco quale alimentazione seguire se si soffre di disturbi alla tiroide

L’alimentazione è un aspetto fondamentale per garantire l’adeguato apporto di nutrienti che consentono all’organismo di svolgere le proprie funzioni, mantenendosi in buono stato. Ne consegue che una maggiore attenzione agli alimenti va posta in condizioni patologiche: questo è valido anche quando si soffre di problemi alla tiroide.

In alcune situazioni, è infatti necessario elaborare una dieta ottimale per correggere alcune disfunzioni, andando di pari passo con la terapia medica. Invece, in altri casi non è necessario seguire un regime dietetico specifico, ma semplicemente alcuni consigli.

Prima di passare in rassegna i cibi amici della tiroide, però, focalizziamoci un attimo su cos’è la tiroide e perché è importante la sua funzione.

A cosa serve la tiroide?

La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla, situata alla base del collo e davanti la trachea. La sua funzione è quella di produrre due ormoni: triiodotironina (T3) e  tiroxina (T4).

L’ormone T3 è la forma più attiva dell’ormone T4 e, grazie all’intervento di particolari enzimi, viene convertito a partire dal T4. Il ruolo di questi ormoni è il controllo del metabolismo cellulare, perciò hanno effetti praticamente su tutti i tessuti e gli organi: cute, tessuto connettivo (compreso il sangue), sui sistemi cardiovascolare, nervoso e neuromuscolare, gastrointestinale, respiratorio, scheletrico, urinario e sul resto del sistema endocrino.

Appare chiaro che un aumento o una diminuzione dei livelli di ormoni tiroidei può creare numerosi disturbi all’organismo. Tra le molteplici funzioni che essi regolano, infatti, vi sono la capacità ventilatoria, la produzione di calore, la ritenzione dei liquidi, il ritmo cardiaco e le funzioni riproduttive.

Per produrre gli ormoni T3 e T4, la tiroide ha bisogno di iodio. Perciò, lo iodio non può mancare in una dieta sana, e il suo apporto giornaliero dovrebbe essere di 50-120 μg per i bambini, 150 μg per gli adulti e 250-300 μg per le donne in gravidanza e in allattamento.

In gravidanza, in particolare, l’adeguato apporto iodico è fondamentale, perché gli ormoni tiroidei partecipano allo sviluppo del sistema nervoso del feto e una loro carenza causa deficit neurologici (la cui entità varia in relazione al grado di carenza ormonale, fino alla condizione più grave rappresentata dal cretinismo).

I cibi amici della tiroide

I cibi che contengono iodio e l’utilizzo del sale iodato (iodoprofilassi) aiutano a prevenire il gozzo, cioè l’ingrandimento volumetrico della tiroide.

Negli anni, il gozzo può progredire portando il soggetto all’ipotiroidismo, ed è particolarmente diffuso in alcune aree definite “a carenza iodica” (e in Italia non siamo indenni dalla carenza iodica!).

In queste ultime è assolutamente necessario attuare la iodoprofilassi, che può avvalersi anche di olio iodato e acqua iodata, oltre che di sale iodato.

Ma anche per chi soffre di disfunzioni conclamate della ghiandola tiroidea vi sono dei cibi che è preferibile inserire nella dieta. Ad esempio, chi soffre di ipotiroidismo spesso subisce aumento di peso, sviluppa costipazione e ha alti livelli di LDL (il colesterolo cattivo).

Chi, invece, soffre di ipertiroidismo, è frequentemente interessato da perdita di peso, aumento della frequenza dell’alvo e, talvolta, diarrea. Attraverso scelte alimentari idonee, si possono controllare questi sintomi ed evitare il peggioramento delle condizioni del paziente.

Il consumo di alcuni tipi di pesce, come salmone, trota, tonno e sardine, è indicato perché essi contengono acidi grassi omega-3. Gli acidi grassi omega-3 hanno un effetto protettivo sull’apparato cardiocircolatorio, e quindi aiutano a contrastare le problematiche legate all’aumento dei livelli di LDL.

I crostacei, invece, sono ricchi di iodio (ma anche i pesci hanno un contenuto abbastanza elevato di iodio). Inoltre, il pesce in generale è una fonte di selenio, un oligoelemento importante per garantire la conversione di T4 a T3, e quindi per la funzionalità tiroidea.

Il selenio è anche un antiossidante, e nella tiroide svolge un ruolo protettivo dai radicali liberi, e previene lo sviluppo di patologie tiroidee autoimmuni e infiammatorie. A proposito di selenio, un’altra buona fonte è la frutta secca. Noci e nocciole sono particolarmente ricche di selenio, ma non bisogna esagerare con il loro consumo poiché sono anche ricche di grassi.

Frutta fresca e verdure aiutano a controllare il peso e apportano benefici anche all’intestino e al sistema cardiocircolatorio. Inoltre, alcuni vegetali e frutti, come gli spinaci e l’ananas, sono anche ricchi di iodio.

Tra le verdure, però, chi soffre di ipotiroidismo dovrebbe ricordare di evitare le crucifere (broccoli e cavoli), poiché riducono l’assorbimento dello iodio.

Alte concentrazioni di iodio si trovano anche nelle uova e nelle alghe. Queste ultime sono anche ricche di vitamine, fibre e calcio. Per chi ha voglia di sperimentare delle ricette asiatiche (zuppe, insalate e sushi) è sicuramente una buona notizia.

Anche il latte, soprattutto se fortificato con iodio e vitamina D, è un ottimo alimento da consumare per assumere iodio e per chi soffre di ipotiroidismo, in particolare di tiroidite di Hashimoto (una delle patologie tiroidee più diffuse).

La stitichezza può essere combattuta attraverso il consumo di cibi ad alto contenuto di fibre, come i cereali integrali (i cereali sono anche ricchi di selenio) e i fagioli.

Questi sono solo alcuni dei cibi che possiamo considerare alleati della tiroide, ma ognuno ha una storia a sé ed è bene che si rivolga al medico o al nutrizionista di fiducia se vuole elaborare un nuovo piano dietetico adeguato alle proprie esigenze.

Per chi, invece, non soffre di patologie tiroidee, oltre a consumare cibi che aiutano a preservare la tiroide, deve fare attenzione al tipo di sale che usa. Attualmente, la iodoprofilassi con il sale iodato è il metodo migliore che abbiamo per contrastare il gozzo nelle zone a carenza iodica.

Tuttavia, capita di trovare nei negozi il sale non iodato (che, per legge, non dovrebbe essere esposto sugli scaffali ma disponibile solo su richiesta del cliente, per non generare confusione). Qualsiasi endocrinologo vi dirà di aggiungere sale iodato ai vostri cibi, e aggiungerà: “poco, ma iodato!”.

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche
Scritto da Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Da sempre interessata alla divulgazione scientifica e con un'implacabile sete di conoscenza che vorrei condividere, sono Biologa, laureata in Biotecnologie Mediche e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche. Svolgo sia attività libero professionale di Biologo Nutrizionista sia attività di ricerca, presso l’Università "La Sapienza" di Roma.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati