Comunicare con la forza del pensiero per non arrendersi alla paralisi

Dr.ssa Elisabetta Ciccolella Farmacista
Redatto scientificamente da Dr.ssa Elisabetta Ciccolella, Farmacista |
A cura di Elena Marchesi

Data articolo – 08 Febbraio, 2017

comunicare con il pensiero per combattere la paralisi (nei casi come la SLA)

Sono molti i pazienti completamente paralizzati, incapaci di comunicare con il mondo esterno; vengono definiti “locked-in”, chiusi dentro, ad evidenziare come siano coscienti ma impossibilitati a stabilire una forma di contatto con il mondo esterno. Si tratta di una condizione sconvolgente anche solo da immaginare.

Ma è possibile per loro comunicare attraverso un’interfaccia cervello-computer?

Ricerche in corso da tempo

Già da tempo si testano diversi prototipi di interfacce tra cervello e computer, che mirano a tradurre l’attività cerebrale in segnali, bypassando il resto del Sistema Nervoso e dei muscoli.

Questi dispositivi permetterebbero di compiere operazioni “con la forza del pensiero”, come manovrare apparecchiature e strumenti a distanza o scrivere facendo lo spelling delle parole a mente.

L’obiettivo di queste ricerche è quello di realizzare sistemi di ausilio per pazienti completamente paralizzati o colpiti da malattie neurodegenerative, come la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).

Non sono mai state ottenute prove effettive del loro funzionamento. Infatti, i risultati delle sperimentazioni si sono rivelati ambigui. Sono sorti anche dubbi sulla capacità di concentrazione necessaria all’utilizzo di questi strumenti da parte dei pazienti.

Una nuova ricerca: come comunicare con la forza del pensiero

Uno studio, condotto da un team internazionale guidato da Niels Birbaumer, del Wyss Center per la Bio e Neuroingegneria di Ginevra (Svizzera), sembrerebbe dimostrare il contrario.

Infatti, un nuovo dispositivo sperimentato su 4 pazienti riporta i primi risultati positivi. In varie sessioni di allenamento, solo con la forza del pensiero, soggetti incapaci di muovere anche solo gli occhi sono riusciti a rispondere “sì” o “no” a domande specifiche, a comunicare stati d’animo o bisogni.

Ciò è stato possibile grazie ad un sistema in grado di elaborare i livelli di ossigenazione del sangue e l’attività elettrica del cervello; questi cambiamenti erano misurati a seconda della risposta ed il sistema è stato addestrato a interpretare i segnali risultanti, come una risposta affermativa o negativa.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Plos Biology ed evidenziano come, rispetto ai “vecchi” sistemi sperimentali che misuravano la sola attività elettrica, questo è affidabile 7 volte su 10.

La sorpresa maggiore per i ricercatori è stata constatare che tutti e 4 i pazienti hanno risposto “sì” alla domanda “sei felice?”, ad evidenziare come, anche in condizioni impensabili e intollerabili per una persona normale, un piccolo miglioramento nella qualità della vita può significare moltissimo.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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