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Covid-19: le tre categorie di persone che potrebbero essere escluse dal vaccino

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 09 Marzo, 2021

Coronavirus vaccino

Per la prima volta nell’arco della storia dell’umanità è stato creato un vaccino in grado di fermare un virus pandemico Covid-19 in meno di un anno dalla comparsa della malattia. Una notizia eclatante che permette di comprendere l’importanza della ricerca scientifica in primis, ma anche dell’avanzamento tecnologico che ha permesso la diffusione di un’enorme quantità di dati in tutto il mondo, in tempo reale. 

Chiaramente, il vaccino è comunque un farmaco e come tale ha degli effetti collaterali e non può essere somministrato a tutti indistintamente. Vediamo le categorie che potrebbero essere escluse dalla vaccinazione e i rispettivi motivi. 

Il via alla campagna vaccinale 

Come è ben noto, la campagna vaccinale contro il Covid-19 è già iniziata in Gran Bretagna e a distanza di qualche giorno anche negli Stati Uniti. La prima persona a ricevere il vaccino è stata un’anziana signora di 90 anni che ha invitato tutti quanti a seguire il suo esempio davanti alle telecamere, mostrandosi per nulla spaventata, ma spavalda e fiduciosa. 

Sebbene l’arzilla vecchietta sia stata la prima, la campagna vaccinale è continuata dando priorità al personale sanitario e alla fetta di popolazione più a rischio, come ad esempio proprio quella anziana. 

L’Europa ha deciso di seguire un processo di immunizzazione molto simile a quello inglese, iniziando a vaccinare il 27 dicembre, giorno ribattezzato Vaccine Day

Le categorie escluse dal vaccino anti-Covid

Secondo la Pfizer/BionNTech, ossia l’azienda sanitaria che ha creato il vaccino utilizzato in Gran Bretagna, ci sono tuttavia tre categorie da escludere alla somministrazione del vaccino. 

La prima categoria di potenzialmente esclusi è rappresentata dalle persone con allergie pericolose sia ai farmaci che agli alimenti e che potrebbero sviluppare delle reazioni allergiche molto gravi. Ancora una volta, è necessario porre in evidenza che lo studio del vaccino non è terminato con la prima somministrazione o con il via libera degli esperti. La ricerca continua su campo, ossia registrando ogni possibile reazione che il vaccino presenta su ogni singolo individuo. 

Ed ecco perché l’esclusione di questa categoria è avvenuta solo dopo che due membri dello staff del Servizio Sanitario Britannico hanno avuto una reazione allergica post somministrazione. Pare, infatti, che i due avessero una storia di gravi allergie alle spalle. 

C’è da considerare che la reazione allergica al vaccino non è una novità e che può presentarsi per tutti i tipi di vaccino e di farmaci. 

Altra grande fetta di persone che potrebbero non dover vaccinarsi per prevenzione sono le donne in gravidanza e che stanno allattando. In questo caso, c'è da dire che i tempi di valutazione del vaccino sono stati molto stretti e non si è ancora effettuato uno studio più approfondito sulle donne e sui nascituri.

La Pfizer ha inoltre dichiarato che le donne che stanno programmando una gravidanza dovrebbero attendere almeno tre mesi dal secondo richiamo per restare incinte. 

L’ultima categoria esclusa dalla campagna vaccinale è composta da bambini e ragazzi sotto i 16 anni di età. Anche in questo caso, l’esclusione è dovuta a una mancanza di trial clinici su bambini e adolescenti che avrebbero richiesto più tempo. Bisogna considerare che i bambini sono nella stragrande maggior parte dei casi asintomatici. Pertanto, ritardare il via libera del vaccino per testarlo su una categoria che è già di per sé protetta dal sistema immunitario era inutile. 

La Pfizer ammette il vaccino sotto i sedici anni in caso di bambini con fragilità, ossia con gravi disabilità neurologiche e che richiedono cure assistenziali. 

Il comitato scientifico ha comunque assicurato che tutti gli studi sulle categorie escluse per ragioni di tempo saranno effettuati e completati. 

Vuoi saperne di più? Ascolta il podcast sul vaccino anticovid.

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Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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