I disturbi alla tiroide sono molto diffusi nella popolazione mondiale e sono legati a un malfunzionamento della ghiandola endocrina della tiroide che produce l’ormone tiroideo, necessario a regolare il corretto funzionamento del metabolismo dell’organismo.
Gli esami del sangue aiutano a monitorare lo stato di salute della tiroide, ma non si possono escludere esami aggiuntivi suggeriti dall’endocrinologo per una diagnosi più dettagliata e per comprendere al meglio qual è l'approccio terapeutico da seguire e se, nei casi più gravi, è necessario un intervento di asportazione della ghiandola.
Dunque, oggi approfondiamo proprio la tiroidectomia, per capire a cosa serve, quali sono i tempi di convalescenza e come approcciarsi all'operazione.
Che cos’è la tiroidectomia?
La tiroidectomia è un’operazione chirurgica che serve ad asportare parzialmente o totalmente la tiroide. Essa si effettua in caso di disturbi alla ghiandola endocrina, per esempio:
- Cancro alla tiroide.
- Noduli tiroidei.
- Ipertiroidismo, il malfunzionamento è legato a un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei.
- Gozzo, un rigonfiamento provocato da un aumento abnorme del volume della tiroide, arrivando a causare problemi alla respirazione e alla deglutizione (come riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, solo in Italia, circa 6 milioni di persone soffrono di questo disturbo).
La rimozione della tiroide (che - come detto - può essere totale o parziale) dipende dal caso singolo, da questo dipenderanno anche le successive terapie. A questo proposito, approfondiamo come può essere l’asportazione.
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Rimozione totale e parziale della tiroide: cosa aspettarsi?
Come dicevamo, la tiroidectomia può essere parziale o totale.
Nel primo caso (detto anche lobectomia o loboistectomia), si assiste alla rimozione solamente di una parte della tiroide, un lobo, appunto.
La tiroidectomia totale, invece, prevede la rimozione totale della tiroide. In questi casi, è spesso necessario il supporto di una terapia farmacologica dopo l’intervento, per sopperire all’assenza dell’ormone tiroideo.
I rischi dell'intervento
L’intervento alla tiroide richiede, ovviamente, competenza e preparazione.
I possibili rischi derivanti da complicazioni in fase operatoria potrebbero riguardare: emorragia, ostruzioni alle vie aeree, problemi permanenti alla voce a causa di danni ai nervi, oppure l'insorgere di infezioni.
Per questo motivo, è importante effettuare controlli e monitoraggi anche dopo l’intervento.
Come si sta dopo un intervento alla tiroide: tempi di recupero
Il periodo di convalescenza può essere caratterizzato da un rigonfiamento della zona in cui ci si è operati e da qualche dolore, ma nella maggior parte dei casi si tratta di problemi temporanei.
Come accennato in precedenza, dopo una tiroidectomia totale, sarà necessaria una terapia ormonale permanente.
Rimozione della tiroide e invalidità: cosa prevede la Legge 104 nel 2022
Dopo un intervento di rimozione della tiroide, come descritto, la vita cambia. Al via, quindi, il famoso "bonus tiroide 2022", ovvero l'assegno di invalidità civile che viene concesso dall’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza) ai pazienti colpiti da:
- Tumori tiroidei
- Gozzo
- Ipotiroidismo e ipertiroidismo
Ma come fare a ottenere l’indennità?
Come sempre, in questi casi, sarà la Commissione medica dell’INPS a valutare lo stato di salute del paziente, rilasciando eventualmente il certificato medico richiesto.
Solitamente, una volta riconosciuta l'invalidità, il sostegno economico può variare da un minimo di 286 euro a un massimo di 550 euro, a seconda della gravità (percentuale di invalidità dal 74% al 100%).
In generale, il consiglio è quello di rivolgersi al proprio medico di famiglia che, dopo l'intervento o a seconda del caso, guiderà il paziente nel percorso di ottenimento dell'assegno di disabilità, per far sì che venga riconosciuto un supporto anche economico importante per chi è costretto a convivere con malattie gravi.