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Acufene: può comparire o peggiorare con l’infezione da Covid-19?

Redazione

Ultimo aggiornamento – 22 Marzo, 2021

Coronavirus e acufene

Secondo le stime, il 15% della popolazione mondiale soffre di acufene, un disturbo a carico dell'orecchio che si manifesta con una percezione sonora per lo più a tonalità acuta (simile a un fischio, a un ronzio) seppur in mancanza di rumori esterni. Si tratta dunque di un rumore fantasma, percepito solo dalla persona che ne è interessata.

La comunità medica non lo definisce come una vera e propria malattia, sebbene il grado di compromissione della qualità della vita di chi ne soffre è piuttosto alto. Piuttosto, si è solito definirlo come un sintomo aspecifico, generato da diverse situazioni. Le cause, infatti, sono molteplici: si va dalle più disparate patologie, a piccoli traumi, fino alla banale presenza di cerume.

Con lo scoppiare della pandemia, però, sembra essere emersa un’ulteriore novità: un nuovo studio ha infatti rilevato che anche il COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2, può peggiore o addirittura far comparire l’acufene.

Acufene e Covid-19: il legame spiegato da un nuovo studio

È stato un team di studio internazionale, guidato da scienziati dell'Università Anglia Ruskin di Cambridge e dai colleghi del Dipartimento di Scienze della parola e dell'udito dell'Università Lamar, del Nottingham Biomedical Research Centre, dell'Ospedale Universitario di Anversa e del Karolinska Institute di Stoccolma, a far emergere l’associazione tra infezione da Coronavirus e acufene

I ricercatori, guidati dalla dr.ssa Eldre Beukes, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto in uno studio trasversale oltre tre mila pazienti provenienti da tutto il mondo (48 paesi) e, tutti quanti, colpiti da acufene. Ai volontari, perlopiù nord americani ed europei, è stato sottoposto un questionario ad hoc per indagare le cause del problema. 

Di tutti i partecipanti, l’8% è risultato positivo al tampone rino-faringeo per il Coronavirus SARS-CoV-2 e ha sviluppato i sintomi dell'infezione, come tosse, febbre, mal di testa, perdita dell'olfatto e del gusto, problemi respiratori e così via. 

Tra questi, circa il 40% ha dichiarato che l’infezione da Coronavirus ha peggiorato le condizioni del proprio acufene. Poco più della metà, invece, non ha notato alcuna differenza mentre il 6% ha sperimentato un miglioramento della condizione. 

Sebbene la quasi totalità dei partecipanti già soffriva di l'acufene prima che scoppiasse la pandemia, in sette hanno dichiarato di aver sviluppato il disturbo dopo essere stati contagiati SARS-CoV-2. E gli autori dello studio sono abbastanza certi: l’acufene innescato dal Coronavirus potrebbe essere un sintomo di quella che viene definita sindrome da Covid lungo, che vede trascinarsi nel tempo condizioni di malessere anche una volta sparita l’infezione. 

Attenzione, però. Dai primi dati a nostra disposizione, non sarebbe il patogeno a far esplodere o peggiore la condizione, bensì il fatto che l’acufene è spesso associato a situazioni di stress e disagio emotivo. Come hanno spiegato gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Public Health, «i risultati di questo studio evidenziano le complessità associate all'esperienza dell'acufene e come sia i fattori interni, come l'aumento dell'ansia e la sensazione di solitudine, sia i fattori esterni, come i cambiamenti nella routine quotidiana, possono avere un effetto significativo sulla condizione»·

Gli esami da fare se si soffre di acufene

Nel caso in cui dovesse comparire l’acufene, indipendentemente dalla causa scatenante, è necessario sottoporsi a una visita specialistica, per poi sottoporsi a esami per comprendere la natura della condizione. 

Se dovessero essere escluse cause facilmente trattabili (come un accumulo di cerume o una infezione all’orecchio) è possibile eseguire vari accertamenti, come:

  • Audiometria e impedenzometria per valutare la funzione uditiva
  • Visita otorinolaringoiatrica o dentistica per capire se la causa è una infiammazione dell’articolazione mandibolare
  • Ecodoppler dei vasi del collo, per indagare eventuali problemi vascolari
  • Risonanza Magnetica Nucleare dell’angolo ponto-cerebellare per escludere lesioni espansive (come un neurinoma dell’acustico) o microvascolari
  • Potenziali evocati uditivi per valutare, se presente, in quale punto della via acustica è il danno.

In ogni caso, non sottovalutate il problema e, qualora doveste evidenziare associazioni con il Covid-19, parlatene quanto prima con il vostro medico.

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a cura di Dr.ssa Gloria Negri
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