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Macromastia: quando le dimensioni del seno sono un problema

Elisabetta Ciccolella | Farmacista

Ultimo aggiornamento – 18 Gennaio, 2022

seno grosso: quando è una malattia

Secondo l’American Society of Plastic Surgeons, la mastoplastica additiva risulta l’intervento di chirurgia plastica più diffuso.

In linea generale, le donne cercano di migliorare l’aspetto del proprio seno, esaltandone dimensioni e volume in molti modi: dal botox all’uso di costosi cosmeceutici, passando all’effetto temporaneo dovuto a reggiseni push-up fino ad arrivare al ricorso alla chirurgia plastica.

Tuttavia, alcune donne possono mostrare esigenze differenti rispetto alla maggior parte delle altre: si tratta di esponenti del gentil sesso cui madre natura ha donato seni grandi e “pesanti”, ovvero donne che soffrono di macromastia o gigantomastia, e che, per questo, fanno ricorso a interventi di chirurgia plastica di mastoplastica riduttiva volti alla riduzione delle dimensioni delle mammelle, soprattutto per motivazioni legate alla salute ma anche all’estetica.

Quando pensare alla mastoplastica riduttiva?

In particolare, la macromastia può determinare disturbi e algie gravi e croniche a livello di schiena, collo e spalle e, inoltre, può causare problematiche respiratorie, disturbi del sonno, cattiva postura e risultare causa di sovrappeso e obesità, in quanto seni troppo grandi possono rendere difficoltoso praticare esercizio fisico senza provare dolore.

In genere, queste donne ricorrono all’utilizzo di farmaci antinfiammatori e/o antidolorifici e i medici suggeriscono loro di perdere peso mediante l’adozione di regimi alimentari ipocalorici: ma dimagrire non sempre basta a risolvere le problematiche legate alla macromastia.

Secondo l’American Society of Plastic Surgeons, benché perdere peso apporti svariati benefici al benessere fisico di chi si trova in sovrappeso, il calo ponderale risulta un rimedio inefficace per i sintomi correlati alla macromastia.
In questi casi, dunque, la chirurgia plastica appare l’unico metodo risolutivo: secondo svariati studi, la mastoplastica riduttiva costituisce una procedura chirurgica che spesso migliora la qualità di vita dei pazienti, riducendo la percezione del dolore cronico e migliorando la condizione di benessere psico-fisico della donna coinvolta.

Macromastia: cosa è?

La macromastica è una condizione in cui si assiste a un anomalo accrescimento del seno, dovuto ad alterazioni della ghiandola mammaria e del suo tessuto.

Dal punto di vista medico, la macromastia, detta anche “gigantomastia”, è un’ipertrofia mammaria. In particolare, si parla di macromastica pura (tipica dell’adolescenza, se si ha solo un aumento della ghiandola mammaria), mista (tipica del post-partum, si nel seno appare una componente adiposa) o adiposa (legata al sovrappeso).

La macromastia può determinare problematiche di natura funzionale (come problemi durante l’allattamento) ma anche psicologica, soprattutto se si presenta durante la pubertà.

Inoltre, mammelle troppo grandi e voluminose possono determinare problematiche a livello posturale con conseguenze sulla colonna vertebrale, provocare lordosi e scogliosi (con dolore nella zona cervicale e scapolare) e causare anche emicranie.

La macromastia può poi costituire un ostacolo per lo svolgimento corretto di esami diagnostici effettuati a scopo preventivo (ecografia mammaria) ma anche per l’autopalpazione in quanto un eccesso di tessuto adiposo può impedire la scoperta di noduli molto piccoli: per questo motivo, i medici, nei casi di familiarità di cancro al seno, talvolta suggeriscono alle donne con una macromastia grave di sottoporsi alla mastoplastica riduttiva.

Macromastia: in cosa consiste l’operazione per correggerla?

Per ridurre le dimensioni del seno, si ricorre a un intervento chirurgico noto come mastoplastica riduttiva.

La mastoplastica riduttiva consiste nell’asportazione del tessuto in eccesso e del successivo rimodellamento del seno.
In pratica, l’intervento chirurgico, che può durare da 90 minuti fino a 4 ore, prevede la marcatura delle aree di tessuto mammario che verranno incise dal chirurgo plastico a cui seguirà lo spostamento del capezzolo e dunque la rimozione di pelle e tessuto mammario in eccesso.

L’intervento chirurgico di mastoplastica riduttiva viene eseguita in anestesia totale: ciò significa che la paziente che decide di sottoporsi a questo tipo di procedura chirurgica dovrà smettere, eventualmente, di fumare e assumere farmaci, come ad esempio la pillola anticoncezionale, nelle due settimane precedenti all’intervento e dovrà in genere digiunare nelle cinque o sei ore precedenti.

In funzione della gravità della macromastia, l’intervento chirurgico risulta più o meno invasivo e il chirurgo opta per una tecnica che determinerà una cicatrice più o meno evidente: in linea generale, le tecniche chirurgiche più diffuse sono mastoplastica riduttiva con cicatrice periareolare, mastoplastica riduttiva con cicatrice verticale e periareolare, mastoplastica riduttiva con cicatrice a “L” e mastoplastica riduttiva con cicatrice ad “T rovesciata”.

A seguito dell’operazione, il chirurgo plastico pratica un bendaggio intorno al seno che viene eliminato in genere dopo circa tre giorni, dopo 7 giorni si tolgono i punti di sutura e, infine, dopo pochi giorni si può tornare al normale svolgimento delle attività quotidiane.

In linea generale, la riduzione mammaria è una pratica chirurgica volta a migliorare il benessere psico-fisico di una donna che presenti una macromastia tanto grave da far sì che il seno risulti troppo grande rispetto al corpo tanto da determinare dolori al schiena, collo e spalle, le mammelle abbiano volume e forma diversi o, in generale, il seno risulti troppo grande e pendente.

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Elisabetta Ciccolella | Farmacista
Scritto da Elisabetta Ciccolella | Farmacista

La salute è il bene più importante. Questo è ciò che credo e che, da brava farmacista, cerco di trasmettere ogni giorno ai pazienti con cui mi rapporto.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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