Solo in Italia, sono 22 milioni i cittadini in sovrappeso. Uno su tre. 6 milioni di persone, invece, soffrono di obesità. Più di un connazionale su 20 è diabetico (5,5%) e, purtroppo, oltre il 66,4% di chi soffre di diabete di tipo 2 presenta anche sovrappeso o obesità. Secondo i dati dell’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation 2017, questi numeri si traducono in un costo annuo di 9 miliardi di euro.
Sul fronte pediatrico, la situazione si fa ancor più allarmante. L’Italia, infatti, si colloca al secondo posto in Europa per diffusione dell’obesità infantile tra i maschi (21%) e al quarto per quella femminile (14%). 1 milione e 300 mila minori vivono in condizioni di povertà, non riuscendo dunque ad alimentarsi in modo corretto e adeguato, secondo i dati diffusi dall’associazione Helpcode in collaborazione con l’Istituto pediatrico Gaslini.
Condizioni fisiche, ma non solo. Spesso, troppo spesso, si tratta di patologie che alimentano uno stigma, rafforzato sia dalle convenzioni sociali sia dallo stereotipo indotto dalla rappresentazione mediatica, che non fa altro che condizionare la qualità di vita dei pazienti stessi. Diventa quindi fondamentale che “i media, le istituzioni, l’opinione pubblica e gli operatori sanitari adeguino il linguaggio e le immagini utilizzati sull’obesità e che la ritraggano in modo corretto e accurato, trattandola per quello che è: una malattia e non un problema estetico“.
Sovrappeso e obesità: malattie, non problemi estetici
Sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità di intendere l’obesità e il sovrappeso come malattie diventa dunque un bisogno impellente. È infatti proprio questo l’obiettivo del Manifesto promosso dall’Italian Obesity Network (Io-Net) sottoscritto da 10 società scientifiche e associazioni di pazienti in occasione della ‘Campagna nazionale di sensibilizzazione per la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso’ promossa dall’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica, che si celebra il 10 ottobre in 120 centri di dietetica in tutta Italia. Oltre 500 specialisti saranno a disposizione per colloqui gratuiti di informazione, consulenze nutrizionali e valutazioni del grado di sovrappeso.
Lo scopo? Cerca di influenzare i decisori e l’opinione pubblica affinché si faccia qualcosa per la prevenzione e il trattamento dell’obesità, ha spiegato a più riprese Giuseppe Fatati, presidente di Fondazione Adi e Io-Net. Perché l’obesità è una malattia, multigenica e multifattoriale. Troppo semplice scaricare ogni colpa sul cibo. Semplice e, purtroppo, pericoloso: ne va della prevenzione.
“Vogliamo combattere questa tendenza – ha sostenuto Fatati – portare il nostro messaggio per coinvolgere tutti a interpretare meglio questo problema, mettere in campo delle strategie di intervento che siano veramente funzionali alla prevenzione, soprattutto per quanto riguarda le normative e gli impegni che il Governo, ma anche i sindaci delle singole città, dovrebbero mettere in campo per rendere le città più vivibili e meno obesogene”.
Cosa fare in concreto
Il Manifesto, voluto come abbiamo visto da Io-Net e sottoscritto da numerose associazioni (Amici Obesi Onlus, Adi, Milano Obesity Declaration, Siedp, Simg, Ibdo Foundation, Fo.ri.sie, Sio, Iwa), calca la mano sulla necessità di mettere in campo alcune azioni per contrastare lo stigma e tracciare una road map su come intervenire per affrontare la patologia in maniera integrata.
Ma quali sono queste quattro azioni contro l’obesità?
- Abbandonare l’uso di immagini negative e linguaggi inappropriati: perché non utilizzare, ad esempio, il termine “persone con obesità” al posto di “persone obese”? Perché non servirsi di immagini a scopo divulgativo e non sarcastiche quando si deve trattare questa patologia? Solo così è possibile mantenere il focus sulla gravità della malattia.
- Combattere le discriminazioni sia nelle scuole sia nei posti di lavoro, incrementando campagne di informazione che possano proteggere studenti e dipendenti, con rispetto per la persona indipendentemente dal peso.
- Attuare politiche governative a favore di una migliore disponibilità e accesso a cibo nutriente riducendo la commercializzazione di opzioni meno sane, introducendo protocolli di pianificazione che migliorino gli ambienti urbani, assicurino la pedonabilità e l’uso di spazi verdi e favoriscano più attività motoria.
- Instaurare una relazione positiva, realistica e solidale tra medico e paziente, migliorando l’efficacia delle cure anche attraverso l’uso di un linguaggio appropriato e anteponendo la malattia al paziente, usando espressioni come “hai l’obesità” al posto di “sei obeso”.
Diamo dunque il via all’Obesity Day 2018!