Pressione oculare nel glaucoma: è sempre alta? Come e quando misurarla

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Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Misurazione della Pressione Oculare

A cura di Cav. Dott.ssa Daniela Paoli – Ophthalmologist, Monfalcone (GO), Presidente A.N.P.I.G. ONLUS – associazione per i Pazienti affetti da Glaucoma e da malattie croniche della vista. 


Il glaucoma è la prima causa di cecità irreversibile al mondo, 90 milioni di persone ne sarebbero affette e il numero è destinato ad aumentare.

La prevalenza del glaucoma negli individui di etnia caucasica è del 2% sopra i 40 anni e la forma più diffusa è il glaucoma ad angolo aperto.

La malattia glaucomatosa non ha generalmente sintomi, ma ha numerosi fattori di rischio che, individuandoli, possono offrire sia al paziente che al medico l’opportunità di prevenire i danni funzionali con perdita della vista.

I fattori di rischio sono: età, etnia, familiarità, spessore centrale della cornea, miopia, ma il principale fattore di rischio  e soprattutto quello sul quale possiamo influire – è la pressione oculare elevata, anche se esistono situazioni che non confermano questa regola.

In una piccola percentuale di soggetti la pressione oculare è normale o bassa, pur avendo un decorso di progressione invalidante come nei casi di pressione alta: è il caso del glaucoma a bassa pressione; in un altro gruppo di pazienti, gli ipertesi oculari, la pressione pur essendo alta, non provoca alcun danno.

Questi diversi tipi di comportamento del tono oculare rendono necessaria sempre la valutazione di uno specialista.

 

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Proviamo a spiegare origine e funzioni dell’umore acqueo e come influenza la pressione oculare

L’umor acqueo è il liquido trasparente e cristallino che, per la maggior parte, contribuisce a mantenere la pressione o tono oculare e riempie gli spazi del segmento anteriore.

Tale liquido, prodotto dall’epitelio ciliare e da un processo di ultrafiltrazione, svolge oltre che una funzione statica, dando tono al bulbo oculare, anche una funzione protettiva e nutritiva, nonché ottica, nei confronti delle strutture oculari che bagna, cornea, iride e cristallino.

Fino al 1921 si pensava che l’umore acqueo fosse un liquido statico, ma uno studioso, Erich Seidel, dimostrò che esiste una produzione e uno scarico, ed è proprio grazie a un equilibrio fra i due sistemi che la pressione oculare si mantiene in un range di normalità.

Il deflusso dell’umor acqueo avviene principalmente attraverso l’angolo camerulare per mezzo di una struttura porosa come una spugna, prendendo la via delle vene dell’occhio.

Un passaggio di quantità inferiori di liquido avviene attraverso le maglie dei tessuti oculari e viene chiamato via uveo-sclerale. Entrambe le vie di deflusso vengono sfruttate e incrementate dai farmaci che curano il glaucoma, anche la produzione di umor acqueo è regolata da farmaci.

È evidente che una disarmonia fra produzione e deflusso di questo importante liquido porta a un innalzamento pressorio, ma accanto a questo dobbiamo considerare vari fattori che provocano variazioni della pressione oculare, molti di questi sono normali e perciò chiamati fisiologici.

La pressione intraoculare presenta variazioni con incremento dei valori durante le ore notturne, poco prima del risveglio, mantenendo valori più elevati rispetto alle ore pomeridiane. Anche la postura fa registrare modifiche.

Durante le 24 ore, la pressione intraoculare può subire delle fluttuazioni anche di 10 mm Hg, che aumentano in caso di glaucoma, risultando a lungo termine assai dannose per il nervo ottico.

In particolare, la curva tonometrica, mostrando l’andamento della pressione nell’arco della giornata mediante misurazioni multiple, fornisce sia dati più sicuri circa il livello pressorio oculare medio che i valori che discostandosi dalla media producono differenziali notevoli. La pressione oculare è ritenuta normale da 6-8 millimetri di mercurio, come valore minimo, fino a 20 millimetri di mercurio, come valore massimo, anche se possono esistere pressioni dannose al di sotto dei 20 mm e pressioni che non lo sono sopra i 20 mm.

L’andamento tipico della curva pressoria non è uguale per tutti gli individui, in alcuni soggetti esiste una vera e propria inversione di questo tipico andamento. La possibilità di identificare i picchi pressori più elevati offre la possibilità di prescrivere non solo il farmaco più adatto ma anche l’ora più idonea per la somministrazione.

Pressione alta: quando misurarla? Come misurarla?

Il glaucoma non dà sintomi e quindi per conoscere la propria pressione oculare è indispensabile sottoporsi a una visita oculistica.

Pur essendo il glaucoma una malattia dell’età adulta e matura, esistendo forme precoci e giovanili, è indispensabile sottoporsi a una misurazione della pressione oculare anche in giovane età, specialmente se esistono fattori predisponenti o di rischio, fra i quali la familiarità per questa malattia.

Il tonometro di Goldmann rimane lo strumento migliore per la misurazione della pressione oculare. Esistono tonometri che non richiedono una particolare manualità per acquisire i dati e non richiedono la somministrazione di colliri anestetici, come il tonometro a soffio, o altri che non risentono degli errori di rilevazione possibili, se lo spessore della cornea (pachimetria) del paziente è troppo sottile o troppo spesso, il tonometro di Pascal. Quest’ultimo strumento risulta molto utile anche nei pazienti che, avendo subito un intervento di chirurgia refrattiva, presentano uno spessore corneale modificato.

Se dalla tonometria vengono rilevati valori pressori anomali, prima di definire una diagnosi precisa, è necessario sottoporsi ad altre tipologie di analisi più specifiche, tra cui:

  • Gonioscopia, grazie a una lente a specchio è possibile esaminare lo spazio tra l’iride e la cornea, denominato angolo camerulare; questo permette di distinguere il glaucoma ad angolo aperto da quello ad angolo stretto o occludibile.
  • Oftalmoscopia, o esame del fondo oculare, per raccogliere informazioni sulla parte intraoculare del nervo ottico e sulla vascolarizzazione della retina.
  • Esame del campo visivo, per verificare la visione periferica, ove spesso sono presenti i primi segni dei danni prodotti dal glaucoma.
  • Pachimetria, o misurazione dello spessore corneale. Lo spessore della cornea può influenzare i valori delle misurazioni tonometriche.
  • OCT per la misura dello spessore delle fibre nervose della retina.

Una volta diagnosticata la condizione di malattia glaucomatosa, è bene affidarsi a un medico oculista specialista per la definizione di un trattamento adeguato, farmacologico, laser o chirurgico, a seconda dello stadio e della aggressività della malattia.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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