icon/back Indietro Esplora per argomento

I farmaci da prescrizione che potrebbero ridurre l'efficacia dei vaccini Covid-19

Redazione

Ultimo aggiornamento – 15 Giugno, 2021

Sistema immunitario, farmaci e Vaccino Anti-Covid

Gli studi sui vaccini non si arrestano: i ricercatori della Michigan Medicine hanno, infatti, rilevato che quasi il 3% degli adulti negli Stati Uniti (di età inferiore ai 65 anni) assume farmaci che potrebbero indebolire il sistema immunitario.

La conseguenza? Come sottolineato dagli scienziati, questo dato è molto importante, perché l'assunzione di farmaci potrebbe aumentare il rischio di manifestazione di sintomi importanti di Covid-19 e il ricovero in ospedale, in caso di infezione. 

Ma non solo: ci sono anche prove crescenti che alcune terapie farmacologiche potrebbero ridurre l'efficacia delle vaccinazioni.

Quali farmaci possono indebolire il sistema immunitario?

L'autore principale dello studio, la dott.ssa Beth Wallace, reumatologa presso la Michigan Medicine, ha affermato che i farmaci immunosoppressori sono solitamente usati per trattare condizioni in cui esiste una risposta immunitaria inappropriata, che potrebbe quindi danneggiare la salute del paziente. 

Esempi di questo tipo di condizioni includono malattie autoimmuni, come l'artrite reumatoide e il lupus, in cui il sistema immunitario arriva a considerare alcune parti del corpo del paziente, come le articolazioni, come una vera e propria minaccia. I farmaci immunosoppressori possono, dunque, essere utilizzati per limitare questo attacco ai tessuti. 

Altri utilizzi sono legati ai casi di trapianto di organi, per impedire al sistema immunitario di vedere l'organo trapiantato come un "invasore" e attaccarlo. Inoltre, alcuni tipi di chemioterapia eseguiti per uccidere le cellule tumorali possono avere un effetto collaterale di abbassare il sistema immunitario.

In che modo questi farmaci potrebbero ridurre l'efficacia dei vaccini?

"I vaccini funzionano "insegnando" al sistema immunitario a riconoscere una minaccia specifica, in modo che possa rispondere in modo appropriato", ha dichiarato la dr.ssa Wallace. Tuttavia, secondo Wallace, i farmaci immunosoppressori agiscono riducendo la capacità del sistema immunitario di riconoscere e combattere le minacce.

Questa soppressione è utile nel trattamento di condizioni autoimmuni, dove si verifica appunto una reazione immunitaria indesiderata. "Ma l'immunosoppressione riduce anche la capacità del sistema immunitario di attivare una risposta alle cose a cui vuoi che risponda, come infezioni e vaccini. Stiamo iniziando a capire che le persone che assumono farmaci immunosoppressori potrebbero avere una risposta più lenta e più debole alla vaccinazione Covid".

Farmaci immunosoppressori e vaccino: cosa fare in questi casi?

Gli esperti dicono che potrebbero esserci strategie per aggirare il problema presentato dall'immunosoppressione. Wallace ha suggerito che alcuni pazienti potrebbero essere in grado di sospendere i farmaci nel momento in cui ricevono la vaccinazione o ritardare un'infusione endovenosa, per il tempo necessario ad attivare una risposta immunitaria all'iniezione.

La dottoressa Meghan Baker, epidemiologa ospedaliera che lavora con pazienti immunocompromessi presso il Dana-Farber Cancer Institute e il Brigham and Women's Hospital, ha aggiunto che se c'è flessibilità nei tempi delle terapie immunosoppressive, gli esperti raccomandano spesso di completare la serie di vaccini Covid-19 ad almeno 2 settimane prima di iniziare i farmaci.

Se ciò non è possibile, tuttavia, raccomandano ai pazienti di parlare con il proprio medico personale dei rischi rispetto ai benefici del ritardare la terapia. Wallace ha, inoltre, sottolineato che le raccomandazioni specifiche relative ai tempi di somministrazione dei farmaci immunosoppressori dovrebbero essere adattate alle esigenze dell'individuo.

"Ad esempio, se qualcuno è in chemioterapia per curare un cancro attivo, il rischio di interrompere temporaneamente quel trattamento è molto diverso dal rischio di interrompere un farmaco che qualcuno ha assunto per 10 anni, per curare la propria artrite reumatoide stabile".

Oltre ad apportare modifiche ai tempi dei farmaci, la dr.ssa Wallace ha dichiarato che: "Ci sono anche alcuni studi che esaminano l'effetto del richiamo; ad esempio, una dose extra somministrata diversi mesi dopo la prima vaccinazione della persona".

Le persone che usano farmaci immunosoppressivi dovrebbero essere vaccinate?

La dr.ssa Baker ha affermato che, in generale, le persone in terapia immunosoppressiva possono e devono essere vaccinate.

Sebbene l'effetto protettivo possa variare a seconda della condizione sottostante o della terapia immunosoppressiva, la maggior parte dei pazienti otterrà una certa protezione dal vaccino".

"Poiché l'efficacia del vaccino potrebbe essere ridotta", ha aggiunto, "si raccomanda che le persone immunocompromesse continuino a utilizzare precauzioni per ridurre al minimo l'esposizione a SARS-CoV-2".

Ricordiamo che le precauzioni raccomandate dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) includono misure come l'uso di mascherine, il lavaggio delle mani, il distanziamento sociale e la limitazione del contatto con altre persone, per quanto possibile.

Fonte:

https://www.healthline.com/health-news/these-prescription-drugs-may-reduce-efficacy-of-covid-19-vaccines#Should-people-using-these-drugs-get-vaccinated?

Condividi
Redazione
Scritto da Redazione

La redazione di Pazienti.it crea contenuti volti a intercettare e approfondire tutte le tematiche riguardanti la salute e il benessere psificofisico umano e animale. Realizza news e articoli di attualità, interviste agli esperti, suggerimenti e spunti accuratamente redatti e raccolti all'interno di categorie specifiche, per chi vuole ricercare e prendersi cura del proprio benessere.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Redazione
Redazione
in Salute

1779 articoli pubblicati

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Contenuti correlati
icon/chat