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Si ammalano di Coronavirus e si risvegliano con la pelle più scura: il parere dell'infettivologo

Redazione

Ultimo aggiornamento – 22 Aprile, 2020

Si ammalano di Coronavirus e si risvegliano con la pelle più scura: il parere del dr. Bruno Tozzi

Con il contributo del  dr. Bruno Tozzi,  medico infettivologo.


C'è una notizia che sta circolando tra le maggiori testate nazionali, a sua volta ripresa da un servizio della tv Ccvt e dal Daily Mail.  Si tratta di un effetto collaterale dei farmaci utilizzati contro il Coronavirus.

Accade in Cina, a due medici cinesi del Wuhan Central Hospital che, dopo un mese di terapia intensiva, si sono risvegliati con la pelle di un colore più scuro.

Cerchiamo di capirne di più, con l'aiuto del dr. Bruno Tozzi, infettivologo.

La storia dei medici cinesi ammalati di Covid che si sono risvegliati con la pelle più scura

I protagonisti della storia sono il dottor Yi Fan e il dottor Hu Weifeng, entrambi 42enni. Il 18 gennaio sono risultati positivi al Coronavirus, e le loro condizioni sono peggiorate molto velocemente. Il dottor Yi è stato tenuto in vita da un macchinario per 39 giorni: ora si è ripreso, sebbene risulti ancora ricoverato. Le condizioni del dottor Hu, invece, continuano a essere gravi e la guarigione non sembra dietro l'angolo: è tornato sì a parlare, ma è ancora in terapia intensiva.

Il virus, hanno raccontato i medici che hanno avuto in cura i due colleghi, ha danneggiato il fegato dei pazienti e creato squilibri ormonali responsabili dell'alterazione della pigmentazione della pelle, come evidenziano le immagini trasmesse da media cinesi. A completare il quadro, anche uno dei farmaci somministrati. 

Si tratta però di una situazione reversibile: quando i due pazienti torneranno ad avere funzioni epatiche regolari, anche il loro colorito tornerà alla normalità, riportano i media.

Gli effetti collaterali dei farmaci utilizzati per il trattamento del Coronavirus: il parere dell'infettivologo

Anche il dr. Bruno Tozzi, che abbiamo voluto intervistare per avere un parere medico-scientifico sulla vicenda, ha messo in luce l'esistenza di effetti collaterali dei farmaci utilizzati per il trattamento del Covid-19.

«Attualmente sussiste una corsa contro il tempo per identificare trattamenti profilattici e terapeutici per il Covid-19» - ha dichiarato l'infettivologo. In attesa di nuovi trattamenti testati, sono dunque state utilizzate le tetracicline, «per la loro azione antivirale indipendentemente dalla loro attività antibatterica e per il loro effetto antinfiammatorio» a fronte del fatto che la flogosi è un importante segno di infezione da Coronavirus. 

Per completezza informativa, ha aggiunto che «le capacità antinfiammatorie delle tetracicline comprendono l'inibizione della cascata NFKB e la riduzione di livelli di citochine infiammatorie con TNF-alfa, IL-1-beta ed IL -6, indipendentemente dal meccanismo antibiotico. Queste citochine sono significativamente elevate con l'esposizione dei tessuti polmonari al SARS-COV-2 ed inoltre incrementano la patogenesi dell'infezione in sé».

In merito alla notizia circolata sul cambiamento della pigmentazione della pelle, il dr. Tozzi ha ricordato che «le tetracicline sono assorbite bene dal polmone e sono relativamente più sicure dell'idrossiclorochina. Talora, però, le tetracicline possono determinare», come accaduto nel caso cinese sopra riportato, «effetti collaterali a carico della cute e del tessuto sottocutaneo, quali reazioni cutanee di fotosensibilizzazione con eruzioni di tipo eritematoso o maculopapulare, l'eritema multiforme, la dermatite esfoliativa». Dunque, sì «la fotosensibilizzazione può manifestarsi come un'ustione solare accentuata».

Gli effetti collaterali non si fermano alla cute. Possono infatti sopraggiungere anche a carico del fegato, con «epatotossicità e ittero». 

Una cosa è certa. Per il trattamento del Coronavirus, «sono utilizzate in via sperimentale diverse tipologie di farmaci quali il Favipiravir, il Tocilizumab, il Remdesivir e l'associazione Lopinavir-Ritonavir i cui effetti indesiderati ad oggi non sono stati ancora definiti».

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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