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Trapianto di testa: un nuovo tentativo “made in Cina”

Simona Fenzi | Blogger

Ultimo aggiornamento – 20 Giugno, 2016

Trapianto di testa: nuovo tentativo in Cina

Dopo il chirurgo italiano Sergio Canavero, che lo scorso anno aveva annunciato che avrebbe realizzato il primo trapianto di testa umana al mondo, adesso anche il medico cinese Ren Xiaoping sembra intenzionato a portare avanti lo stesso progetto.

Come ha illustrato al New York Times, il chirurgo sta costruendo un equipe e un piano per realizzare l’intervento che avverrà, come lui stesso ha affermato “quando saremo pronti”.

Il piano consiste nello staccare due teste dai rispettivi corpi e collegare poi i vasi sanguigni del corpo del donatore alla testa del destinatario. Per stabilizzare il collo, verrà usata una placca metallica e per stimolare le terminazioni nervose a rigenerarsi queste verranno immerse in una apposita sostanza.

All’inizio di questo anno, il dottor Xiaoping ha praticato con successo l’intervento su di una scimmia, che è sopravvissuta per 20 ore prima di essere sottoposta a eutanasia per ragioni etiche. Ci sono già volontari per l’intervento, come il sessantaduenne Wang Huamming, rimasto paralizzato dal collo in giù 6 anni fa.

Non mancano però le critiche, infatti, molti medici reputano impossibile riuscire a ricollegare i neuroni della colonna vertebrale. A questi, si sommano i problemi etici. Infatti, il dottor Arthur Caplan, direttore del centro di medicina etica presso la NYU Langone Medical Center, sostiene che un cervello che deve reintegrare segnali, percezioni e informazioni di un corpo diverso dal suo, impazzirebbe.

Le paure del dottor Caplan sono legate anche alla poca trasparenza del sistema cinese e all’arrivismo che potrebbe portare i suoi medici a compiere questa operazione.

In che cosa consiste un trapianto di testa?

Anche se si tratta di un intervento che ha del fantascientifico, in realtà, deve essere inteso come un trapianto di organo, anche se in pratica la testa riceve come trapianto un intero corpo.

Il dottor Canavero, che spera di riuscire a realizzare l’intervento entro il 2017, intende procedere nel seguente modo. Si parte portando il corpo del donatore e la testa del ricevente a una temperatura di 12-15 gradi C. Si procede poi tagliando il tessuto intorno al collo, insieme ai vasi sanguigni e al midollo spinale, andando così a staccare la testa dal corpo.

Inizia poi la fase di fusione con il corpo del donatore. Il midollo viene fuso usando del polietilene glicole, che serve per favorire la fusione delle cellule. Si passa poi a unire i muscoli e i vasi sanguigni. Il paziente viene mantenuto in coma per un mese, per limitare al massimo i movimenti del collo e permettendo così agli elettrodi di lavorare stimolando la formazione di nuove connessioni nel midollo spinale.

Una volta uscito dal coma, il paziente dovrebbe essere immediatamente in grado di muoversi, sentire la propria faccia e parlare con la stessa voce. Con l’aiuto della fisioterapia dovrebbe riprendere a camminare entro un anno.

Ognuna di queste fasi è però pericolosissima. Non tutti i cervelli sopravvivono a temperature di 12-15 gradi e non è per niente certo che i nervi riescano a riconnettersi tra di loro. Il coma protratto per un mese potrebbe portare a problemi di coagulazione o anche a ridotta capacità mentale. C’è infine un’alta possibilità di rigetto, che sta alla causa di moltissime delle morti degli animali su cui è stato praticato il trapianto.

Nonostante ci siano molte voci contrarie circa la reale possibilità di riuscita di questo tipo di intervento, oltre che sul piano scientifico anche su quello etico, c’è anche chi, come il dr. John Adler, della scuola di medicina della Stanford University, lo vede fattibile sul lato pratico, ma con risultati che però sarebbero ben lontani da una completa funzionalità del nuovo corpo.

Trapianto di testa: i precedenti

In passato, ci sono stati svariati casi di trapianto di testa su animali. Lo scienziato russo Vladimir Demikhov provò per ben 24 volte a trapiantare la testa di un cane sul corpo di un suo simile, ottenendo cani a due teste, ma ogni volta questi morivano dopo pochi giorni.

Un altro caso celebre è quello del dottor Robert White, che nel 1970, praticò l’intervento di trapianto di testa su di una scimmia rhesus. Il risultato fu positivo: la scimmia sopravvisse per un po’, 8 giorni per la precisione, anche se paralizzata, ma riusciva comunque a vedere, sentire, percepire gli odori e i sapori.

Ma il trapianto di testa è davvero un successo?

Secondo il dottor Canavero no, infatti, se si riuscisse a riparare i danni dell’organismo con successo non ci sarebbe bisogno di ricorrere a un trapianto d’organo e tanto meno a uno di testa.

Si tratta anche di un intervento dal costo elevatissimo; sono necessari 150 medici e infermieri, per un intervento dalla durata di 36 ore e dal costo preventivato di 9 milioni di sterline.

 

 

 

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Scritto da Simona Fenzi | Blogger

La scrittura mi ha sempre accompagnata durante ogni fase della mia vita, prima per imparare adesso per diffondere un messaggio. Su Pazienti.it cerco di trasmettere come possiamo prenderci cura di noi ogni giorno, seguendo la regola che volersi bene aiuta a vivere meglio.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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