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Variante brasiliana: perché si rischia una seconda infezione

Redazione

Ultimo aggiornamento – 05 Marzo, 2021

Mascherina Chirurgica Anticovid con la Bandiera del Brasile in Riferimento alla Variante Brasiliana P.1

In questo periodo sono molte le varianti di SARS-CoV-2 a preoccupare, in particolare la cosiddetta variante brasiliana P.1. Nuove analisi effettuate in Brasile e, per la precisione, nella città di Manaus rivelano che chi si è contagiato a inizio della pandemia si sta infettando nuovamente, proprio a causa della variante brasiliana. Capiamo perché.

Variante brasiliana: i rischi

Comparsa a novembre 2020 nella città di Manaus, ha poi raggiunto molti paesi in giro per il mondo, Italia inclusa, la variante brasiliana possiede una ventina di mutazioni ma quella a preoccupare maggiormente è E484K. Essa infatti è relativa alla proteina Spike, in grado (pare) di conferire al virus la capacità di eludere anticorpi neutralizzanti, sia derivanti da infezioni naturali che quelli derivanti dal vaccino anticovid.

Il maggiore rischio della variante brasiliana, quindi, è quello di provocare un elevato numero di reinfezioni e rendere debole l’efficacia della terapia farmacologica.

Da inizio anno, infatti, a Manaus si sono registrati contagi elevatissimi, evento che ha sorpreso tutti, dal momento che un anno fa, proprio all’inizio della pandemia, Manaus era stata una delle città più colpite (un po’ come la nostra Bergamo). 

Si è poi scoperto, grazie a uno studio condotto dalla rivista Science in coordinazione con la Facoltà di Medicina dell’Università di San Paolo e l’Imperial College di Londra, che ben tre quarti degli abitanti di Manaus si erano infettati durante la prima ondata. Tale numero dovrebbe teoricamente essere in grado di garantire l’immunità di gregge tra i cittadini. Eppure, la nuova variante sembra invalidare la capacità di resistenza al virus anche quando a infettarsi sono state fasce di popolazione così ampie.

Variante brasiliana: perché ci si può infettare due volte

Attualmente, la variante brasiliana ha sostanzialmente preso il sopravvento sulle altre versioni del virus, grazie anche alla sua più frequente trasmissibilità, che si ritiene maggiore di 1,4 e 2,2 rispetto alla versione originale.

Una ricerca dell’Università di San Paolo ha infatti studiato le particelle virali di P.1 esposte agli anticorpi di chi, in Brasile, si era infettato l’anno scorso. Le analisi hanno poi rivelato che tali anticorpi risultavano sei volte meno efficaci rispetto alla normale attività riscontrata in altri ceppi.

Dunque, molti casi della seconda ondata in Brasile potrebbero effettivamente essere reinfezioni. Tale scoperta necessita ancora di ulteriori verifiche, poiché rimane relativa a osservazioni condotte in provetta. Questo, però, non rende meno necessario rispettare con il massimo scrupolo tutte le misure anti contagio per proteggersi da ogni variante in circolazione.

Attualmente i viaggi in Brasile dall’Italia sono fortemente limitati, con l’obiettivo di contrastare la diffusione della variante brasiliana. Questo però non ha impedito la circolazione di P.1 anche in Italia. Pertanto, anche se lo abbiamo sentito ripetere fino alla nausea, è necessario indossare mascherine, lavarsi le mani di frequente e rispettare il distanziamento: si tratta ancora di strategie cruciali indispensabili per interrompere la catena dei contagi.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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