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Cosa fare in caso di mancata calcificazione e artrosi del metatarso?

Sono stato operato per la correzione dell'alluce valgo: nel primo intervento, l'osso si è spostato e perciò ho subito un secondo intervento. Il dolore dell'alluce persisteva e mi sono sottoposto ad una radiografia al piede sinistro. Dalla diagnosi risulta: "postumi di lontano intervento correttivo per alluce valgo con osteotomia devalgizzante della diafisi distale del primo metatarso. Non si nota ancora una completa consolidazione della rima ostotomica. Permane una cospicua artrosi metatarso falangea dell'alluce con irregolarità della superficie articolare distale del primo metatarso. Minuta spina calcaneare posteriore". Secondo la prima diagnosi, questo è avvenuto per una scarsa vascolarizzazione dell'osso. Cosa posso fare per la mancata calcificazione dell'osso e cosa fare per l'artrosi metatarso falangea dell'alluce?

Risposta

Prima di tutto, premetto che la chirurgia del piede è molto complessa e difficile, che un'osteofita dorsale e/o mediale può svilupparsi indipendentemente dalla tecnica e dalla validità del gesto chirurgico, che a volte capita una recidiva o un risultato anche immediato non desiderato, senza che ciò sia da imputare sempre e comunque a negligenza o imperizia del chirurgo. Inoltre, premetto che è difficile rispondere alle tue domande, poichè, oltre all'esame clinico-funzionale del piede operato, si dovrebbe valutare un esame radiografico ed un esame baropodometrico computerizzato di entrambi i piedi, prima di stabilire un eventuale trattamento da eseguire.
La tua condizione che comprende dolore e limitazione della mobilità dell’articolazione metatarso-falangea, associata con la formazione di osteofiti dorsali della base della falange prossimale e della testa del primo metatarso, viene definita alluce rigido.
Il trattamento non chirurgico di tale condizione prevede l’uso di antinfiammatori e fisioterapia mirata a ridurre l’infiammazione intrarticolare.
L’uso di infiltrazioni locali di cortisonici devono essere evitate perché producono solo un miglioramento temporaneo, ma alla fine provocano un aggravamento del processo artrosico.
A causa della perdita dell’estensione dorsale, potrebbero essere utili scarpe con tacco basso, suola rigida e preferibilmente a dondolo e plantari su misura che riducano il carico sul primo metatarso.
Quando i trattamenti conservativi falliscono, è indicata la chirurgia che si può dividere in due grandi gruppi: radicale e conservativa.
Il primo comprende: artroplastica di Keller (resezione della base della falange prossimale), protesi dell’articolazione metatarso-falangea e artrodesi della metatarso-falangea.
Le tecniche conservative, usate per migliorare la funzionalità dell’articolazione invece comprendono: cheilectomia (rimodellamento dell’articolazione con rimozione degli osteofiti dalla testa del metatarso, particolarmente quelli dorsali, associata ad escissione di un terzo della parte dorsale della superficie dorsale e alla liberazione della capsula e delle aderenze). Quando la sola cheilectomia da sola non produce un miglioramento della mobilità, essa può essere associata ad osteotomia della falange prossimale, con un cuneo dorsale o ad osteotomia del primo metatarso. Tali tecniche si possono effettuate con tecniche percutanee. Permettono di intervenire attraverso delle incisioni di pochi millimetri evitando quindi vaste esposizioni con compromissione delle strutture vascolari e dei tessuti e con minor rischio infettivo. 
Ti consiglio di consultare il tuo medico di fiducia per scegliere la terapia più adatta al tuo problema. 
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Risposta a cura di
Dr. Fabrizio Sergio Medico Chirurgo
Dr. Fabrizio Sergio
ortopedico
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