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Una persona con calcoli biliari può assumere il Trulicity?

Gentile professore, 
sono un uomo di 60 anni che non controlla più la glicemia con Metformina e Repaglinide 1 gr. prima dei pasti, che mi è stata prescritta recentemente. Per anni 8, ho assunto il Velmetia 50/1000 con risultati discreti. Tre mesi fa, chiesi alla mia endocrinologa di prescrivermi il nuovo farmaco Trulicity e l'ho usato per 2 mesi con risultati eccellenti, quando, con mia somma disapprovazione la stessa mi chiamava per dirmi che non avrei più potuto continuare con il Trulicity per la presenza di alcuni calcoli biliari di cui sono portatore da 10 anni. Mi ha prescritto la Repaglinide con i risultati deludenti di cui sopra. È veramente sconsigliato l'uso del Trulicity in presenza di calcoli biliari? Le chiedo di spiegarmi gentilmente anche la motivazione funzionale del perchè (nel bugiardino informativo del Trulicity non è riportato nulla in merito ai calcoli). 

La ringrazio anticipatamente, l'occasione mi giunge gradita per porgerle cordiali saluti.

Risposta

Gentile Utente buongiorno,
al fine di rispondere in maniera adeguata, risulta d'obbligo una valutazione di tipo farmacologico (meccanismo d'azione del farmaco), di tipo statistico (numero e possibilità di effetti collaterali), il tutto finalmente giudicato con il classico buon senso.

Non ti spaventare: la risposta consentirà un asservito convincimento personale.

Il farmaco Trulicity è il nome commerciale di una sostanza chiamata Dulaglutide. Appare obbligatorio affermare dapprincipio che trattasi di farmaco di elevato profilo che può sfociare in un controllo della malattia diabetica molto positivo e funzionalmente accreditato. Tale farmaco è un agonista recettoriale a lunga durata d'azione di una proteina denominata Glucagon Like Peptide 1 da cui la sigla "GLP-1".

Esso contiene una sequenza modificata del GLP-1 umano che, al contrario del GLP1-nativo, quindi genuinamente prodotto dall'organismo, è resistente alla degradazione, quindi alla sua facile distruzione e annullamento funzionale e biochimico ed è di dimensione più corposa, fatto questo che rallenta la sua eliminazione da parte del rene.

Fatto sta che la Dulaglutide ha un'emivita prolungata di 4-7 giorni, quindi ha un'azione di una settimana.

In sintesi, riesce a svolgere il proprio lavoro (quindi la sua funzione antidiabetica) per una settimana. In buona e conclusiva sostanza, si può affermare che tale farmaco appartiene al gruppo degli Incretino-Mimetici. Sono così chiamati particolari ormoni prodotti dall'intestino di cui sono 2: GLP-1 e GIP.

L'ormone GLP-1 (che dicevo rappresenta il "cuore vitale" del farmaco Dulaglutide) si lega ai recettori che si trovano sulla superficie delle cellule del pancreas, stimolando a rilasciare insulina.

Da ciò deriva l'ottima azione antidiabetica del farmaco.

Data la sede della sua azione, deriva l'effetto di comportare un aumento significativo di enzimi pancreatici fino al 21% dei valori basali (quindi normali).

Da questo fatto discende in definitiva il suo effetto collaterale maggiormente pericoloso: quello di associare il rischio di sviluppare pancreatite acuta.

È tanto vero questo che è obbligo del medico prescrittore di Dulaglutide informare il paziente di quali siano i sintomi caratteristici di una pancreatite acuta, in quanto, in caso di sospetto, la somministrazione di tale farmaco sia di fatto interrotta e se pancreatite dovesse essere, il farmaco Dulaglutide non dovrà mai più essere ripreso.

Per essere corretti nel riguardo della tua domanda: gli studi clinici e statistici indicano che non è necessario alcun aggiustamento di dose di Dulaglutide in pazienti con compromissione epatica.

Cosa vuol dire questo dato? Significa che-teoricamente-una malattia epatica non rappresenta una condizione di per sè obbligatoria per evitare l'assunzione del farmaco.

In sintesi, se non appaiono sintomi riferibili a pancreatite, la presenza di una malattia epatica non rappresenta una controindicazione assoluta all'uso terapeutico.

Quindi, se la statistica clinica, il meccanismo d'azione, non impongono una sospensione di tale farmaco, occorre, però, applicare sempre il buon senso e il buon discernimento.

Nel tuo caso, siamo di fronte ad una persona che è portatrice di calcoli biliari.

I calcoli biliari, per la disfunzione che attuano, potrebbero essere un movente anche di pancreatite. In questa ottica, ha sicuramente ragionato il medico che ti ha consigliata a non assumere Dulagludite in quanto veniva ad attualizzarsi una possibile doppia azione etiopatogenetica (quindi di favorente sviluppo) per pancreatite acuta.

In conclusione, è il gentile Utente che diventa proprio il giudice circa l'azione del medico.

Egli ha scelto in prima istanza di non nuocere. In fondo, il principio generale della medicina è davvero "primum non nocere", come dicevano gli antichi, e sotto sotto un medico coscienzioso agisce sempre in questa maniera.

E un medico "coscienzioso" è sempre un buon medico.

Saluti
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Risposta a cura di
Dr. Flavio Trombetta Medico Chirurgo
Dr. Flavio Trombetta
diabetologomedico di Medicina interna
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