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Negli ultimi mesi, le principali università sudcoreane hanno introdotto un nuovo criterio nelle ammissioni, scegliendo di non accettare candidati con precedenti di violenza scolastica. Una decisione che segna un cambiamento epocale in un sistema educativo che, per decenni, ha posto quasi tutta l’attenzione sui risultati accademici, mentre ora sta emergendo la consapevolezza che anche il comportamento individuale e il senso di responsabilità sociale debbano avere un ruolo nelle selezioni. Per l’anno accademico 2025, dieci tra gli atenei più prestigiosi del Paese hanno già iniziato ad applicare le nuove linee guida, respingendo alcune domande di ammissione anche in presenza di voti eccellenti. E dal 2026, il criterio verrà esteso a tutte le università del Paese. Questo cambiamento arriva dopo un lungo periodo in cui la violenza scolastica in Corea del Sud veniva spesso liquidata come un semplice conflitto tra compagni di classe. Negli ultimi anni, però, una serie di episodi gravi, tra cui suicidi legati a episodi di bullismo, testimonianze di celebrità e l’aumento delle molestie digitali, ha portato la violenza scolastica al centro dell’attenzione pubblica. In questo contesto, quindi, la scelta degli atenei mira a sottolineare come l’educazione non si limiti alle competenze acquisite durante il percorso formativo, ma comprenda anche la crescita personale, il rispetto reciproco e la consapevolezza delle proprie responsabilità all’interno della comunità. 👉🏻 Cosa ne pensi di questa decisione? Se ti va, parliamone nei commenti. #CoreaDelSud #Istruzione #Bullismo
Cibi iperproteici: sono davvero utili o è solo una strategia di marketing? Nel reel di oggi abbiamo provato a riflettere su questo fenomeno. Se ti va, raccontaci la tua nei commenti ⤵️ #Proteine #Nutrizione #Alimentazione
Indossare una protesi non è solo una questione “pratica”: per un bambino può voler dire gestire sguardi, domande e una nuova immagine di sé. E se invece diventasse qualcosa da mostrare con orgoglio? Lo abbiamo scoperto grazie a Manos de Héroes, fondazione con sede in Uruguay che realizza protesi stampate in 3D ispirate ai desideri dei più piccoli: supereroi, cartoni animati, squadre del cuore. Quanto può contare sentirsi rappresentati, soprattutto da bambini? #Disabilità #Inclusione #Protesi3D #Accessibilità #CuraEBenessere
Siamo tutti perennemente online, o almeno era vero fino a poco tempo fa. Nell’ultimo anno, infatti, i dati di utilizzo delle piattaforme social sono calati. A rivelarlo è un’analisi condotta dalla società GWI per il Financial Times, secondo cui oggi trascorreremmo circa il 10% di tempo in meno sui social media rispetto al 2022, anno in cui l’utilizzo aveva toccato il suo picco massimo. Secondo gli esperti, questo allontanamento sarebbe legato alla crescente percezione dei social come luoghi di passività e di scrolling infinito, un’esperienza ritenuta poco stimolante e, in certi casi, logorante. A questo scenario si aggiungono anche i dati raccolti dal Pew Research Center, che mettono in luce un altro importante segnale di questa esigenza di disconnessione: il 50% delle persone intervistate ha dichiarato di essersi preso una pausa dai social media nell’ultimo anno. Per molti, ridurre l’esposizione online è infatti diventato un modo per tutelare la propria salute mentale e alleggerire il carico informativo ed emotivo che accompagna l’uso quotidiano delle piattaforme social. E tu, hai mai avvertito l’esigenza di disconnetterti dai social? Parliamone nei commenti ⤵️ 🔗 Ma smettere di usare i social anche solo per una settimana è realmente efficace? Secondo un recente studio, non proprio. Scopri di più nel nostro ultimo articolo: trovi il link in BIO. #SocialMedia #Detox #BenessereMentale
Ti sembra di spendere più del solito in queste settimane? Non sei solo o sola, e il Black Friday non è l’unica ragione. Da un lato, infatti, questo impulso deriva dalle strategie di marketing tipiche del periodo (sconti irripetibili, promozioni a tempo e quantità limitate), che attivano in noi la percezione della “occasione da non perdere”. Sono leve psicologiche che parlano alla parte più emotiva del cervello, spingendoci verso acquisti veloci per ridurre la pressione e ottenere sollievo e gratificazione immediata. Dall’altro lato, l’acquisto diventa un modo per compensare le emozioni negative, come la tristezza e lo stress, e coltivare quelle positive, come la gioia e l’euforia. Con l’avvicinarsi del Natale, poi, questo meccanismo si accentua: fare doni diventa anche un modo per prenderci cura degli altri e dimostrare il nostro affetto, e così ci ritroviamo a spendere più per generosità che per reale necessità. Ecco dunque spiegato perché, in questo periodo, resistere è più complesso: il piacere di fare regali, la paura di perdere un’occasione e la pressione del tempo ci portano a desiderare di più e a ragionare di meno. Conoscere questi meccanismi, però, può aiutarci a riflettere su ogni acquisto e a valutarlo con maggiore consapevolezza, soprattutto in un momento storico di incertezze. #Shopping #Benessere #BenessereMentale