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I gatti vengono spesso descritti come animali indipendenti, riservati e poco inclini a manifestare il loro affetto.⁠ ⁠ Diversamente dai cani, che da sempre popolano studi e ricerche, sono stati per lungo tempo poco considerati dalla comunità scientifica per quanto riguarda i benefici del legame con l’uomo.⁠ ⁠ Almeno fino a qualche anno fa. Nel 2021, infatti, qualcosa è cambiato.⁠ ⁠ Una ricerca giapponese ha messo in luce come brevi sessioni di carezze tra gatto e umano, soprattutto se spontanee e rispettose dei tempi dell’animale, stimolino il rilascio dell’ossitocina, il cosiddetto ”ormone dell’amore”, in entrambi.⁠ ⁠ Accarezzare un gatto che fa le fusa non è quindi solo un gesto piacevole: il contatto fisico e il suono delle fusa favoriscono calma e rilassatezza, riducendo l'ansia e lo stress, e attenuando la percezione del dolore.⁠⁠ ⁠ Benefici che sembrano amplificarsi quando il gatto è rilassato e sceglie di avvicinarsi spontaneamente. Al contrario, un contatto forzato può addirittura ridurre i livelli di questo ormone (e i conseguenti benefici).⁠ ⁠ E tu, hai notato questi effetti dopo una sessione di coccole con il tuo gatto? Parliamone nei commenti 🐈‍⬛⁠ ⁠ E se vuoi sapere perché i gatti fanno le fusa (no, non solo quando sono rilassati e felici), leggi il nostro ultimo articolo: trovi il link in BIO 🔗⁠ ⁠ #Gatti #AnimaliDomestici #Benessere
A volte chiamiamo “pace” ciò che in realtà è solo il bisogno di avere tutto sotto controllo. Ma la vera pace non nasce dalla perfezione delle cose, bensì dalla capacità di attraversare l’incertezza senza smarrirsi. E tu, come coltivi la tua serenità nei momenti di instabilità? #Benessere #Consapevolezza #SaluteMentale #Equilibrio #CrescitaPersonale
Nel “Forgetful Friends Chorus“ ogni voce conta, anche se non è perfetta o non va a tempo: si tratta di un coro composto da persone con demenza e dai loro caregiver, in cui la musica diventa strumento di cura, ascolto e relazione 🎶 #Canto #Musicoterapia #Demenza
Per anni si è parlato di crisi di mezza età come di una tappa quasi inevitabile, un passaggio che intorno ai 45 anni segna un calo del benessere emotivo. Oggi, però, le nuove ricerche sembrano suggerire una storia diversa. Secondo uno studio condotto dai ricercatori del Dartmouth College di Hanover (USA), il cosiddetto “picco di infelicità” potrebbe essersi attenuato o, addirittura, essere scomparso. Analizzando oltre dieci milioni di interviste raccolte in diversi Paesi, il team ha osservato come la curva del benessere, tradizionalmente rappresentata come una “U”, si sia oggi appiattita. In altre parole, il disagio emotivo non raggiunge più il suo massimo picco nella mezza età, ma sembra manifestarsi con maggiore frequenza tra i più giovani. Dall’analisi emerge inoltre che la sensazione di infelicità tende a diminuire con l’avanzare dell’età. Un cambiamento epocale, le cui cause non sono ancora del tutto chiare. Gli autori dello studio ipotizzano però che tra i possibili fattori vi siano l’impatto dei social media, gli effetti della pandemia da COVID-19 e la riduzione dei fondi destinati alla salute mentale. Questa trasformazione rende quindi evidente come non si tratti più di comprendere come affrontare la crisi di mezza età, quanto di capire come restituire ai più giovani strumenti e condizioni per vivere con maggiore equilibrio e fiducia. 🔗 Per approfondire l’argomento, leggi il nostro ultimo articolo: trovi il link in BIO. #Benessere #BenessereMentale #Attualità
Avere un grande gruppo di amici è la normalità?⁠ L’immagine di un gruppo affiatato con cui condividere ogni momento, come accade nelle serie TV “Friends” o “New Girl”, è diventata un modello ricorrente nella cultura popolare. Sui social, poi, questa rappresentazione viene spesso amplificata, facendo credere che sia la norma.⁠ Eppure, per molte persone la realtà è ben diversa.⁠ Secondo un sondaggio del Pew Research Center del 2023, il 53% degli adulti negli Stati Uniti dichiara di avere da uno a quattro amici intimi, mentre l’8% afferma di non averne nessuno.⁠ Alcune persone non si sentono infatti pienamente a loro agio nei grandi gruppi di amici, e non c’è nulla di sbagliato in questo. La Dott.ssa Lynsey Kelly, psicologa, ricorda che «una cerchia sociale è una struttura più complessa da gestire rispetto ad amicizie individuali, il che può rendere difficile capire come comportarsi in un contesto di questo tipo». A volte, infatti, stare in gruppo può richiedere di adattarsi a dinamiche condivise: ritmi, battute, modi di comunicare che sembrano già stabiliti. Alcune persone potrebbero non sentirsi a loro agio in questo flusso o non sapere bene dove collocarsi. Allo stesso modo, esperienze negative passate, come l’aver subìto episodi di bullismo o esclusione, possono orientare verso relazioni individuali, nelle quali ci si sente più compresi e riconosciuti. Di fatto, le modalità con cui si coltivano le amicizie non seguono una regola unica. C’è chi trova energia e leggerezza nello stare in gruppo, chi, al contrario, predilige la profondità delle conversazioni a due e chi, ancora, alterna entrambe le cose a seconda delle fasi della vita. Ciò che conta, quindi, non è la forma, ma la qualità del legame e la possibilità di trovare ciò che funziona meglio per se stessi. #Relazioni #Amicizie #Amici