Quando il decluttering ha l'effetto opposto: la preoccupazione degli esperti per i trend di pulizia

Arianna Bordi | Editor

Ultimo aggiornamento – 20 Settembre, 2024

Ragazza che riordina un cassetto con biancheria all'interno di un organizer apposito

È ormai nota l’importanza di riorganizzare i propri oggetti e gli spazi che si vivono nella quotidianità per stare meglio con se stessi.

Questa buona pratica è ormai definita “decluttering” anche in italiano e viene impiegata non solo per riordinare, ma anche per fare chiarezza riguardo le proprie emozioni.

Ma questo fenomeno potrebbe diventare controproducente? Quanto c’è di terapeutico in quello che vediamo sui social riguardo la pulizia?

Scopriamolo in questo approfondimento.

Tecniche di pulizia e riordino: più un trend che un aiuto concreto

Il fenomeno del decluttering, seppur con intenti positivi, sembra aver oltrepassato i confini di una pratica salutare per evolversi in una vera e propria tendenza culturale.

Su Instagram e TikTok, ma anche con una durata maggiore su YouTube, si possono trovare tantissime tipologie di video con il focus su organizzazione e pulizia: appartamenti fatiscenti che vengono rimessi a nuovo, dispense riorganizzate con etichette create appositamente per ogni tipologia di alimento o routine di pulizia giornaliera e settimanale.

Alcuni video nascono per mostrare prodotti, tecniche di pulizia, ma anche semplicemente per poter rendere l’attività del pulire meno pesante (spesso con l’hashtag o il titolo “cleaning motivation”); ma quindi dov’è il pericolo in tutto questo?

Gli esperti sottolineano come la continua ricerca dell'ordine possa portare a un sovraccarico cognitivo, compromettendo il benessere psicologico e l'invito dell'Associazione dei Declutterer Professionisti a sospendere le attività di riordino rappresenta un chiaro segnale di allarme.

“Le persone stanno perdendo la capacità, in alcuni casi, di distinguere tra una moda passeggera e un metodo che può giovare alla loro vita. Stanno vivendo un senso di sopraffazione e disperazione a causa di tutte queste diverse tendenze e metodi organizzativi”, afferma Siân Pelleschi, presidente dell'APDO.  

In un mare di consigli su come riorganizzare cassettiere, armadi, scrivanie si rischia di non perseguire l’obiettivo iniziale, ossia quello di pulire e riordinare, ma, al contrario, di percepire l’esigenza di adattarsi a un metodo in maniera rigida, senza tener conto delle proprie esigenze individuali.

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Cassandra Jay, psicologa e psicoterapeuta, nonché fondatrice di Empowered Life Planning, specializzata nell'organizzazione per donne impegnate, avverte che la diffusione di metodi sempre più radicali per semplificare la vita sta generando stress e frustrazione, anziché favorire benessere e creatività.

“La pressione di sbarazzarci di tutti i nostri averi e di ridurli a una scatola perfettamente coordinata può condurre al burnout”, afferma la specialista.

Decluttering e #cleanktok: puliamo per noi o per gli altri?

Le immagini dei video che i social media ci propongono, ad esempio case moderne con cucine e frigoriferi enormi perfettamente organizzati al loro interno, non rappresentano in maniera veritiera la casa di un utente medio.

A tal proposito Chris Wootton, fondatore di Poppies Cleaning, la prima azienda britannica a specializzarsi nella pulizia dei frigoriferi, dopo averne visti migliaia in oltre quattro decenni, mette in discussione l'autenticità delle immagini di frigoriferi impeccabili.

Sebbene riconosca i vantaggi dell'organizzazione, infatti, sostiene che il tempo e lo sforzo richiesti per mantenere un ordine così rigoroso siano eccessivi per la maggior parte delle persone.

Nella giornata tipo di una persona o una famiglia che conduce uno stile di vita comune, che comprende, quindi, lavoro, amicizie, eventuali figli, problemi e disagi quotidiani non c'è spazio per la perfezione; questo tipo di "normalità" non trova una forma di rappresentazione in video che mostrano pulizie impeccabili e un continuo riordino degli spazi della propria casa. 

Inoltre, fruire di contenuti in cui le persone utilizzano tutte determinati organizer o contenitori potrebbe portare a sentirsi in dovere di fare altrettanto e condurre a una forma non necessaria di overconsumption.

Questo, quindi, cosa significa? Dovremmo smettere di guardare contenuti che inneggiano all’ordine e alla pulizia?

Come sempre quando si tratta di social media andrebbe fatta una selezione in maniera consapevole: alcuni contenuti possono rivelarsi davvero utili, arrivando a diventare anche terapeutici; altri finiscono col rappresentare una vetrina che mostra case poco realistiche e vite perfette, senza nessuna traccia di tutto ciò che il vivere quotidiano comporta.

Arianna Bordi | Editor
Scritto da Arianna Bordi | Editor

Dopo la laurea in Letteratura e Lingue straniere, durante il mio percorso di laurea magistrale mi sono specializzata in Editoria e Comunicazione visiva e digitale. Ho frequentato corsi relativi al giornalismo, alla traduzione, alla scrittura per il web, al copywriting e all'editing di testi.

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Arianna Bordi | Editor
Arianna Bordi | Editor
in Mental health

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