Cos'è il negativismo?
Con il termine
negativismo si fa riferimento ad un comportamento di natura patologica, caratterizzato da un atteggiamento di resistenza ostile all’ambiente, dalla tendenza a disattendere le richieste altrui e dal rifiuto categorico di ottemperare a queste richieste.
Il negativismo solitamente si manifesta in vari modi e può presentarsi in forme diverse nei vari stadi dello sviluppo di una persona.
È possibile distinguere tre diversi tipi di negativismo:
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Attivo o di comando (positivo): questo consiste nell’esecuzione di azioni contrarie a quelle attese o richieste. Il negativismo attivo é caratterizzato dalla messa in atto di comportamenti opposti a quelli richiesti. Di solito è molto comune tra i bambini piccoli, per i quali rappresenta una normale tappa dello sviluppo, da non intendersi in senso patologico;
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Passivo (negativo) o negativismo motorio: fa riferimento ad un’incapacità patologica ad eseguire l’azione o a reagire alle richieste altrui, a causa di una resistenza muscolare attiva;
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Interno (Bleuler): questo tipo di negativismo (tipico delle psicosi) nasce da un atteggiamento psicologico che considera ostili gli stimoli che vengono dall’esterno e consiste nell’opposizione ferma e perentoria all’esecuzione delle necessità fisiologiche interne, come l’alimentazione o il controllo degli sfinteri.
Quali sono le cause?
Le
cause del negativismo non sono ancora del tutto chiare. Ciò che gli studiosi hanno rilevato è la tendenza di questo disturbo a manifestarsi in concomitanza con altri disturbi psicopatologici.
Si riscontra nella
sindrome catatonica, in soggetti affetti da deficit psichici o mentali come la demenza e conseguentemente ad altre patologie cerebrali organiche, oltre ad essere presente in diverse forme di
psicosi, compresa la
schizofrenia. Il
negativismo è considerato uno dei
sintomi principali del disturbo oppositivo provocatorio, caratterizzato da comportamenti di sfida, oppositività e ostilità nei confronti dell’autorità (come ad esempio genitori, insegnanti o rappresentati delle autorità).
Diversi studi hanno rivelato che il negativismo si sviluppa solitamente entro il primo anno di vita per poi manifestarsi più chiaramente durante l’infanzia e riproporsi durante l’adolescenza, con caratteristiche sempre più evidenti.
Ci sono dei sintomi?
La
sintomatologia attraverso la quale si manifesta il negativismo è molteplice e include un gruppo di
sintomi anche molto diversi.
Solitamente il soggetto si oppone a tutte le sollecitazioni o richieste poste dall’esterno: rifiuta di muoversi, rifiuta di alimentarsi, di vestirsi, fino ad arrivare al totale irrigidimento del corpo e al mutismo.
Negativismo catatonico
La
catalessia, meglio nota come
catalessi, è un disturbo del comportamento psicomotorio solitamente caratterizzata da rigidità alle estremità e da una ridotta sensibilità al dolore. In particolare, si definisce
negativismo catatonico, l’assunzione di una posizione plastica o l’irrigidimento totale del corpo in opposizione alle sollecitazioni o alle richieste provenienti dall’esterno.
Comportamento che si manifesta spesso in associazione a quadri schizofrenici, ma anche psicorganici.
Negativismo infantile
Il
negativismo non è sempre da intendersi in senso patologico. Si parla di negativismo anche per indicare il comportamento provocatorio dei bambini tra il secondo e terzo anno di vita (comunemente chiamato l’anno dei “terribili due”).
Atteggiamenti provocatori e negativi in bambini di quest’età, rappresentano una difesa e una resistenza nei confronti del dominio degli adulti. Se tali comportamenti sono esasperati e crescono di intensità possono rappresentare la spia di futuri anomalie comportamentali o caratteriali.
Negativismo mediatico
In senso generico, il
negativismo mediatico si riferisce ad un atteggiamento ostinatamente negativo che tende a mantenere costante l’attenzione su ciò che di negativo accade quotidianamente nella nostra società, senza fare menzione o evidenziare ciò che invece c’è di positivo in quanto viene raccontato quotidianamente attraverso i mezzi di comunicazione.
Terapie
In letteratura è stato ampiamente dimostrato come interventi sistematici e multimodali abbiano maggiore efficacia nel
trattamento dei comportamenti negativi e oppositivo-provocatori. Intervenire contemporaneamente su più fronti attraverso interventi individuali, familiari, che coinvolgono il contesto sociale allargato, ed eventualmente anche psicofarmacologici, è la
terapia finora dimostratasi più efficace nel trattamento di questo tipo di disturbi.
In particolare, la terapia ad indirizzo cognitivo comportamentale si concentra sulle percezioni e i pensieri disfunzionali alla base del comportamento provocatorio, che l’individuo mette in atto in risposta a situazioni percepite come frustranti o addirittura provocatorie.
L’obiettivo di questo tipo di terapie è quello di lavorare sulle rappresentazioni cognitive distorte e sulla regolazione della risposta emotiva del paziente, in modo da riuscire a controllare gli esiti comportamentali disfunzionali e a contenere la rabbia e la frustrazione del paziente indirizzandola verso comportamenti più adattivi e funzionali.