icon/back Indietro Esplora per argomento

Chi vive da solo ha più probabilità di soffrire di ansia (e non solo)

Martina Valizzone | Psicologa

Ultimo aggiornamento – 14 Maggio, 2019

Il legame tra ansia e solitudine

Gli adulti che vivono da soli hanno maggiori probabilità di soffrire di disturbi mentali comuni, quali ad esempio ansia e depressione, rispetto al resto della popolazione. La ragione? La solitudine.

Questa è la conclusione cui è giunta una nuova ricerca pubblicata recentemente sulla rivista PLOS ONE, che ha utilizzato i dati raccolti da tre sondaggi indipendenti svolti nel Regno Unito nel corso di quasi due decenni.

Nel nostro studio abbiamo rilevato una più elevata prevalenza dei disturbi mentali comuni (CMD) nei soggetti che vivevano da soli: un dato che si è ripetuto per tutti gli anni considerati. Le successive analisi hanno poi confermato queste evidenze, grazie alla presenza di un’associazione tra il vivere da soli e l’incidenza dei disturbi mentali più comuni” – ha dichiarato il dr. Louis Jacob, autore principale dello studio e membro della facoltà di medicina dell’Università di Versailles Saint-Quentin-en-Yvelines in Francia.

La conferma dalla scienza: vivere da soli aumenta ansia e depressione

I ricercatori hanno esaminato i dati raccolti su oltre 20.000 soggetti adulti intervistati nel Regno Unito negli anni 1993, 2000 e 2007. Secondo quanto emerso dai dati, tra il 1993 e il 2007, il numero degli adulti che vivono da soli è aumentato costantemente dall’8,8 al 10,7 %, così come è aumentato il numero degli individui che soffrono di disturbi mentali comuni: la percentuale è salita dal 14,1 fino al 16,4% nel 2007.

Indipendentemente dall’età o dal sesso, i disturbi mentali avevano maggior prevalenza tra gli adulti che vivevano da soli. In alcuni casi, coloro che vivevano da soli rappresentano più del doppio delle persone conviventi che soffrivano di disturbi mentali.

In precedenza, altri studi avevano associato la convivenza con i CMD, ma questa ricerca ha fatto un passo in avanti, riuscendo a dimostrare su cosa si fondi questa correlazione.

Gli studi precedenti sono stati principalmente interessati agli effetti della vita solitaria su soggetti anziani, questa ricerca invece ha contribuito ad ampliare la conoscenza sulla correlazione tra il vivere da soli, il senso di solitudine e i disturbi mentali nella popolazione adulta in generale. Gli autori hanno inoltre ampliato la loro ricerca per includere altri disturbi come l’ansia piuttosto di concentrarsi sulla sola depressione.

Insomma, la solitudine è una questione complessa, e la sua associazione con il vivere da soli e i disturbi mentali è diventata un argomento di crescente interesse.

Non solo. Alcuni ricercatori hanno indicato la vita nelle grandi città come il principale responsabile di solitudine e isolamento sociale. Altri hanno puntato il dito sull’avvento dell’era digitale e l’influenza dei social media sui sentimenti di isolamento, depressione e ansia.

Diversi paese stanno prendendo atto degli effetti della solitudine sulla salute pubblica in quanto i suoi effetti vanno ben oltre la nostra salute mentale e il nostro benessere, in quanto sembrano influire anche sulla nostra salute fisica.

La solitudine: un rischio per la salute fisica

Uno studio del 2015 pubblicato sul British Medical Journal ha rilevato che la solitudine e l’isolamento sono fattori di rischio sia per la malattia coronarica sia per l’ictus.

L’intento del team di ricerca, però, Jacob ha dichiarato che con questo studio spera di poter dare alla solitudine e l’isolamento sociale più visibilità, sperando che questo possa contribuire a trovare una soluzione che possa dare sollievo alle persone.

Questa scoperta è importante in quanto può aiutarci ad identificare le popolazioni più vulnerabili e a rischio e a creare strategie efficaci per migliorare la salute mentale della popolazione” – ha dichiarato il dr. Jacob – “Sulla base dei risultati del presente studio, i professionisti della salute dovrebbero essere consapevoli che vivere da soli è un fattore di rischio per i CMD e che questa associazione è ampiamente mediata dalla solitudine. Crediamo fermamente che ridurre i livelli di solitudine nelle persone che vivono da sole sia fondamentale per migliorarne la qualità della vita” – ha concluso.

In effetti, i risultati più importanti della ricerca possono avere più a che fare con il modo in cui la solitudine possa essere contrastata.

Ma cosa possiamo fare per combattere la solitudine?

Secondo la dr.ssa Jessy Warner-Cohen, psicologa presso il Centro medico di Long Island: “La scoperta più importante fatta da questo studio è l’effetto del supporto sociale su coloro che vivono da soli. Il messaggio fondamentale che è possibile trarre da questo studio è che coloro che non sono in rapporti di convivenza, hanno bisogno di cercare più attivamente i mezzi per sviluppare e ampliare la loro rete di supporto sociale ” – ha dichiarato.

Il sostegno sociale può assumere molte forme diverse e influenzare le persone di ogni ceto ed età. Questo può significare partecipare ad attività legate a interessi personali, come gruppi di libri o organizzazioni sportive. Ottimo anche far parte delle associazioni di quartiere, fare volontariato oppure coinvolgere più frequentemente amici e familiari nella propria vita: tutte risorse fondamentali per contrastare il senso di solitudine e l’isolamento sociale.

Condividi
Martina Valizzone | Psicologa
Scritto da Martina Valizzone | Psicologa

Sono una psicologa dell'età evolutiva, con una specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale. In ambito lavorativo, mi occupo principalmente di terapie individuali e familiari e, da qualche anno, di psicologia dell'educazione, lavorando alla progettazione e realizzazione di interventi psico-pedagogici in ambito scolastico ed extrascolastico.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati
Scopriamo come sta Bruce Willis, affetto da afasia
Bruce Willis e l’afasia: cosa potrebbe succedere

Le condizioni di Bruce Willis, affetto da afasia, stanno peggiorando: l'attore fa sempre più fatica a comunicare. Scopri cosa potrebbe succedere.

icon/chat