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Influenza e raffreddore insieme? Impossibile

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Influenza e raffreddore: non possono essere contratti insieme

Sembra incredibile, ma il consiglio degli esperti per prevenire il diffondersi dell’influenza è quello di beccarsi un bel raffreddore.

Questo è uno dei tanti interessanti dati emersi da un recente studio portato avanti dai ricercatori dell’Università di Glasgow e pubblicato dalla prestigiosa rivista PNAS. L’obiettivo? Documentare le interazioni virus-virus, nei casi di infezioni dell’apparato respiratorio.

Influenza o raffreddore? Come riconoscerli

Come sappiamo, influenza e raffreddore possono condividere lo stesso spettro di sintomi. La prima, però, è una condizione molto più seria, con conseguenze anche molto gravi. In particolare, i sintomi tipici dell’influenza stagionale includono febbre alta improvvisa, tosse e dolori muscolari, mal di testa, brividi, perdita di appetito, affaticamento e mal di gola. Possono verificarsi anche nausea, vomito e diarrea, specialmente nei bambini e concomitanti infezioni secondarie da pneumococco. Il picco massimo di diffusione si registra solitamente tra l’Epifania e la fine di gennaio sostenuta dalla ripresa dalle attività scolastiche.

Il raffreddore comune è invece un’infezione delle prime vie respiratorie, in particolare del naso e della gola, generalmente non grave, i cui sintomi comprendono starnuti, produzione abbondante di muco, congestione nasale, catarro, mal di gola, tosse, mal di testa e sensazione di stanchezza.

Va tenuto in considerazione che influenza e raffreddore sono entrambe causate da infezioni virali per le quali i trattamenti con antibiotici non hanno alcun effetto. Gli agenti eziologici dell’influenza sono i virus dell’influenza di tipo A e B mentre il raffreddore è tipicamente causato da Rhinovirus.

L’influenza ci protegge dal raffreddore (e viceversa)

L’apparato respiratorio umano rappresenta una nicchia ecologica nella quale convive sia temporalmente sia spazialmente una comunità di diverse specie virali e batteriche, tra le quali si instaurano relazioni dinamiche. Per esempio, è nota da tempo la costagionalità delle infezioni da virus dell’influenza A con quelle da pneumococco, sostenute dalla suscettibilità dell’organismo umano a infezioni batteriche secondarie all’influenza.

Per quanto riguarda invece le relazioni tra virus di gruppi diversi ed evolutivamente lontani tra loro, si sta facendo chiarezza solo di recente. In particolare, lo studio degli scienziati scozzesi ha preso in considerazione un campione di 44.230 dati riguardanti infezioni dell’apparato respiratorio raccolti in 9 anni, che hanno consentito l’identificazione simultanea di virus appartenenti a ben 11 gruppi differenti. L’obiettivo è stato molto ambizioso: avere una panoramica sia epidemiologica dei virus circolanti nella comunità sia riguardante le co-infezioni nei singoli individui.

La conclusione è stata inaspettata. Infatti, il virus dell’influenza presenta un’interazione negativa con i virus non influenzali, in particolare i Rhinovirus: contrarre il virus influenzale attiva la risposta immunitaria innata nei confronti dei virus responsabili dei comuni raffreddori. Insomma, il virus dell’influenza ritarda o addirittura evita un’infezione da Rhinovirus.

Quindi? I risvolti di questo studio potrebbero avere un impatto davvero significativo, per la messa a punto di nuovi vaccini o trattamenti antivirali, con un ampio risvolto sulla sanità pubblica.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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