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Apnee notturne per 1 paziente su 2: un aiuto dalla nuova diagnostica

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 16 Gennaio, 2017

apnee notturne: i rischi

Durante la notte, è possibile indossare dei dispositivi non ingombranti che aiutino a diagnosticare le dispnee notturne e a porre subito un rimedio alla patologia.

Sono ben due milioni gli italiani che soffrono di apnee notturne. È una patologia piuttosto fastidiosa perché, oltre che a rovinare la qualità del sonno portando a continue interruzioni del respiro durante la fase notturna, comporta ulteriori disagi anche durante il giorno: si risulta stanchi, nervosi, l’attenzione si fa minima e tutto ciò può essere anche pericoloso, portando a causare degli incidenti di disattenzione e di stanchezza.

Le apnee notturne: come si manifestano

Quello che succede nel corpo di una persona che soffre di disturbi del sonno è che ai polmoni arriva poco ossigeno e di conseguenza c’è una ricerca spasmodica di aria.

Il Dirigente Medico dell’azienda ospedaliera  “V. Cervello” di Palermo, il professore Giuseppe Insalaco, spiega semplicemente come dorme una persona che soffre della malattia del sonno, dato che sono 30 anni che si occupa della patologia delle apnee ostruttive del sonno. Dichiara che anni fa, questa tipologia di malessere veniva classificata come una semplice sonnolenza diurna, una stanchezza dovuta alle fatiche della giornata e non al mancato sonno.

I dati raccolti parlano chiaro: metà della popolazione adulta italiana soffre di questi disturbi, derivanti dal sonno  “malato” e non da una esagerata iperattività giornaliera. Scavando a fondo, si è andati alla radice del problema, in modo tale da risolverlo e riportare il sonno nelle vite delle persone che soffrono di apnee notturne.

I rischi delle apnee notturne

Il professore continua a spiegare la patologia dichiarando che dormire male può comportare anche l’aggravamento di certe patologie già esistenti nel soggetto, per esempio il diabete mellito o la pressione arteriosa alta. In queste persone, l’incidenza delle patologie sopra nominate è molto alta rispetto al resto della popolazione.

La prima cosa da fare per capire se si soffre di una malattia del sonno è quella di cogliere i segnali che il corpo trasmette.

È il caso di rivolgersi al medico di base che, in linea di massima, dovrebbe essere in grado di captare i primi sintomi dell’apnea notturna. Una volta appurato ciò, il paziente verrà indirizzato in una clinica specifica che si occupa di apnee ostruttive del sonno, nella quale verrà sottoposto a ulteriori e specifiche indagini per trovare la soluzione giusta per il suo disturbo.

La diagnosi delle apnee ostruttive del sonno

Al paziente verranno fatti indossare dei dispositivi di ultima generazione, leggeri e che non ingombrano durante il sonno. Non c’è bisogno di un ricovero ospedaliero, in quanto questi piccoli macchinari possono essere portati a casa propria e usati nella propria intimità domestica.

In tutta Italia, sono distribuiti circa 200 centri specializzati al trattamento delle apnee ostruttive del sonno. Le liste d’attesa sono piuttosto lunghe, essendo questa patologia molto diffusa, ma con una dislocazione così ampia dei centri specialistici si accorciano notevolmente (in media risultavano sui tre mesi).

Negli ultimi tempi, si è espansa molto la telemedicina che dà un’ulteriore mano a smaltire gli appuntamenti, a fare una diagnosi repentina e a offrire al paziente una terapia che gli permetta di riprendere le normali funzionalità del sonno e le attività diurne.

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Stefania Virginio
Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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