L’eco ansia, o depressione climatica, è un termine coniato dall’American Psychological Association per indicare la paura cronica di un disastro ambientale.
Si tratta di un disturbo psico-fisico legato ai cambiamenti climatici che si stanno abbattendo sul mondo.
Riconoscere e curare gli effetti psicologici di questo disturbo diventerà sempre più importante, perché le conseguenze – sia dirette che indirette – saranno man mano più gravi.
Cerchiamo di capirne di più.
Cos’è l’eco ansia e chi colpisce
L’eco ansia non è una patologia, ma una risposta naturale scaturita da una minaccia reale.
Nonostante non sia ancora stata inserita ufficialmente all’interno del manuale diagnostico dei disturbi mentali, l’eco ansia fa paura perché può colpire tutti: non ha età, ma le statistiche indicano i giovani della generazione Z come i soggetti maggiormente esposti.
Questo avviene perché, ormai, i giovani sono i più informati sui cambiamenti climatici e sono coloro che vivranno sulla propria pelle gli scenari peggiori a medio-lungo termine.
Una ricerca universitaria ha dimostrato che il 45% di chi ha tra i 16 e 25 anni soffre di eco ansia: gli autori dello studio ritengono che questo disturbo sia un fattore di stress che può impattare negativamente sul benessere psicologico.
I sintomi dell’eco ansia
L’impatto che la crisi climatica sta avendo sulla salute mentale, che si trasforma appunto in eco ansia, può generare sintomi mentali gravi.
Uno stato di attivazione continuo, accompagnato da un senso di impotenza e catastrofismo, sono solo alcuni dei disagi a lungo termine.
Tra i sintomi dell’eco ansia possiamo ricordare i seguenti:
- stress;
- impotenza;
- ansia generalizzata;
- terrore;
- cattivo umore;
- insonnia;
- rabbia;
- disturbo post traumatico da stress (PTSD);
- fatalismo;
- paura;
- aumento del rischio di suicidi e del consumo di sostanze;
- attacchi di panico;
- depressione.
Infine, anche chi ha un'anamnesi positiva di disturbi psichiatrici può subire un ulteriore deterioramento.
Un esempio importante è la Solastalgia, termine coniato per descrivere la nostalgia che un individuo può provare se i dintorni della propria casa vengono danneggiati o distrutti.
Ovviamente questo sintomo deriva dai danni che il cambiamento climatico produce sui luoghi cari a una persona: il filosofo ambientale Glenn Albrecht ha ideato questo sostantivo riferendosi agli effetti dannosi che il boom dell’estrazione del carbone ha avuto sugli abitanti di un villaggio.
E ancora: dove l’agricoltura o l’allevamento costituiscono la stragrande maggioranza del reddito, i legami con il suicidio sono importanti.
Uno studio ha rilevato oltre 60.000 casi di suicidio in India negli ultimi 30 anni, per via di raccolti scarsi che hanno portato gli agricoltori a indebitarsi eccessivamente.
Come affrontare l'eco ansia?
Innanzitutto l’eco ansia non va sottovalutata e banalizzata ma, al contrario, se prendiamo atto che questa sia innescata da una minaccia reale, allora può essere intesa come un qualcosa di fisiologico.
Secondo gli esperti, il modo migliore per combattere l’eco-ansia è il ricongiungimento con la natura.
Altri modi per affrontare l’eco ansia possono essere:
- non colpevolizzarsi per situazioni che non si sono create e che non si possono cambiare;
- non pensare alle notizie catastrofiche e concentrarsi su quello che la natura può offrire;
- comunicare le ansie e le preoccupazioni per il cambiamento climatico con una persona fidata;
- impegnarsi nella divulgazione di informazioni al fine di aumentare la consapevolezza collettiva;
- concentrarsi sul presente e su tecniche di respirazione, meditazione, yoga e freewriting (scrittura libera).
Tutti possono contribuire nel loro piccolo, facendo scelte più responsabili e sensibilizzando gli altri sull'argomento.