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Le attività di ricerca nella lotta contro il diabete

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

I numeri del diabete, in Italia e nel mondo

Diabete di tipo 1

Il diabete di tipo 1 è una patologia cronica in cui il pancreas non è più in grado di produrre l’insulina, l’ormone che regola i livelli di glucosio nel sangue e gli permette di entrare nelle cellule e costituire una fondamentale riserva energetica per l’organismo.

Il diabete tipo 1 è una malattia autoimmune: il sistema immunitario, infatti, riconosce come estranee e dannose le cellule del pancreas che producono l’insulina e le attacca fino a distruggerle, causando così un deficit di questo ormone.

Questa malattia sviluppa in genere durante l’adolescenza, finora non esistono cure definitive. In Italia, le persone con diabete sono circa 300.000 e l’incidenza è in aumento in tutto il mondo (nel periodo 2001-2009 si è verificato un aumento di casi del 23% tra i minori di 20 anni).

Ogni anno nel nostro Paese si rilevano 84 casi su un milione di persone. Secondo recenti stime, nel mondo fino al 2010 circa 480.000 ragazzi sotto i 14 anni erano affetti dal diabete di tipo 1 (110.000 in Europa).

Diabete di tipo 2

Il diabete di tipo 2 è una patologia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue, dovuti a un’alterazione della quantità o del funzionamento dell’insulina. Quando il pancreas non produce una quantità sufficiente di insulina, l’organismo non può utilizzare come fonte di energia il glucosio, che rimane nel sangue con livelli sempre più alti (iperglicemia).

Un’eccessiva circolazione del glucosio nel sangue provoca diversi danni soprattutto al sistema cardio-vascolare, ma anche a nervi e arterie, reni, occhi e cervello. Il diabete di tipo 2 rappresenta il 90-95% di tutti i casi di diabete e si manifesta in genere in età adulta.

In Italia, è affetta da diabete di tipo 2 circa il 5,5% della popolazione, cioè oltre 3 milioni di persone.

A questa cifra si pensa siano da aggiungere 1 milione di soggetti che non sanno di essere malati. Inoltre, ben 2,6 milioni di persone avrebbero difficoltà a mantenere i livelli di glicemia nella norma, condizione che può preludere allo sviluppo del diabete di tipo 2.

A causa del peggioramento del regime alimentare e di un minore dispendio energetico rispetto al passato, il numero di persone con diabete di tipo 2 è in rapido aumento in tutto il mondo. Nel 2030, si prevede che in Italia soggetti con diagnosi di diabete saranno 5 milioni.

Il tasso di sviluppo è abbastanza alto in tutto il mondo: nel 2010 le persone affette da diabete di tipo 2 erano 285 milioni, nel 2030 si prevede possano toccare i 438 milioni con una progressione stimabile in 21.000 nuovi casi al giorno.

Le cellule staminali: una nuova arma nella lotta al diabete

Per trovare una cura definitiva contro il diabete negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sullo studio delle cellule staminali, particolari cellule che devono ancora sviluppare il loro insieme specifico di tratti distintivi. Queste cellule, infatti, hanno un enorme potenziale di sviluppo in forme diverse.

La ricerca sulle cellule staminali permette di far crescere varietà specifiche di cellule umane in laboratorio e di studiarne il comportamento in condizioni diverse. Le cellule staminali aprono un ampio spettro di possibilità nella ricerca sul trattamento al diabete.

Queste cellule possono provenire da molti tessuti: embrioni, placenta, cordone ombelicale, midollo osseo, cellule del sangue, denti.

Nel 2004, l’Università di Pittsburgh ha fatto crescere cellule che producono insulina e i ricercatori sono stati in grado sia di eliminare i virus sia di evitare un’ulteriore crescita delle cellule staminali. Anche il ricorso a cellule staminali progenitrici, utili per creare in laboratorio altre cellule produttrici di insulina, può essere una validissima risorsa per la ricerca.

Infine, per curare il diabete di tipo 1 si è pensato di ricorrere a trapianti di cellule staminali in luogo delle cellule malate che non producono più insulina.

Le cellule staminali, infatti, sono in grado di sfruttare le loro capacità antinfiammatorie per migliorare la condizione del pancreas e possono aiutare la rigenerazione del pancreas. Questa operazione, tuttavia, è difficile e poco efficace a causa dell’azione offensiva del sistema immunitario che attacca le cellule “estranee” e obbliga il paziente a ricorrere alla somministrazione di farmaci immuno-soppressori.

Un’ulteriore cura sperimentale consiste nel trasferire all’interno del sangue del paziente, insieme alle cellule staminali, anche dei farmaci coadiuvanti.

I test genetici per prevenire il diabete

Il diabete è una delle patologie croniche più diffuse tra i minorenni e questa malattia ha una chiara predisposizione ereditaria. Gli scienziati hanno fatto progressi nelle ricerche, aprendo la strada a test genetici sempre più efficaci e accurati.

Per quanto riguarda il diabete di tipo 1, le probabilità di soffrirne sono più alte se entrambi i genitori soffrono della stessa patologia, ma il rischio può essere comunque alto, storia familiare a parte.

Esistono 18 diverse regioni del genoma i cui geni sono stati collegati allo sviluppo di diabete di tipo 1.
Questa patologia non viene ereditata in modo chiaramente dominante o recessivo. È necessario, inoltre, che un agente esterno concorra nello scatenarsi della malattia (virus o infezione).

Obesità ed ereditarietà sono, invece, i principali fattori predittivi del diabete di tipo 2. Se entrambi i genitori soffrono di questa patologia, il figlio ha il 50% di possibilità di contrarre la malattia. Nel 2006, alcuni ricercatori hanno scoperto 5 aree all’interno della mappa genetica che indicano un alto rischio di sviluppare la malattia. Nel 2009, altri scienziati hanno individuato un nuovo gene che causa la resistenza all’insulina.

Negli ultimi mesi, un nuovo potenziale strumento per la prevenzione del diabete è venuto alla luce negli Stati Uniti: si tratta di un test sviluppato dalla società genomica islandese deCODE Genetics, che determinerebbe se una persona è portatrice delle copie di una variante genetica che può aumentare notevolmente il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

Questa società, attraverso studi di genomica, avrebbe identificato diverse varianti genetiche che contribuiscono all’insorgere del diabete, tra cui quella legata al gene TCF7L2: quasi il 20% delle persone con diabete di tipo 2 avrebbero due copie della versione di questo gene.

Tuttavia, molti scienziati sono critici nei confronti di questo test e ne sconsigliano l’uso. In materia di prevenzione, inoltre, l’esercizio fisico e la dieta potrebbero rallentare l’insorgenza del diabete, indipendentemente dallo stato genetico di un soggetto.

Addio all’insulina?

La scoperta sarebbe davvero sensazionale: una terapia rivoluzionaria in grado di cambiare per sempre la storia medica del trattamento dei casi di diabete.

L’annuncio è stato dato al Congresso dell’Associazione Europea per gli Studi sul Fegato. Cellule staminali prelevate dal fegato, trattate geneticamente e poi introdotte nel paziente attraverso la milza, si trasformerebbero in un microscopico pancreas in grado di produrre insulina.

Il procedimento si servirebbe di fegati non idonei per un trapianto, ma utili a fornire cellule staminali da trasformare geneticamente in laboratorio in altre cellule. Dopo il successo sugli animali, si sta pensando ora alla sperimentazione sull’uomo.

Un ulteriore studio, condotto da un team di ricerca con a capo un biologo italiano, ha ventilato la possibilità per l’uomo di sopravvivere senza insulina.

Ad alcuni roditori privati dell’insulina è stata somministrata la leptina, un ormone che ha la funzione di regolare le riserve di grasso corporee e lo stimolo dell’appetito. Questo procedimento ha permesso a tutte le cavie di sopravvivere dopo la sperimentazione. La leptina non possiede nessuna delle controindicazioni dell’insulina, come ad esempio l’ipoglicemia e l’accumulo di grassi nei vasi sanguigni.

Questa scoperta può aprire una nuova via per il trattamento del diabete senza il ricorso all’insulina.

Trapianto di pancreas: uno sguardo al futuro

Oggi il trapianto di pancreas è una realtà importantissima nella cura dei disturbi legati al diabete. Il trapianto, infatti, può tenere sotto controllo le complicanze della malattia e salvare, così, la vita di numerosi pazienti. Secondo alcuni esperti, tuttavia, si tratterebbe soltanto di un rimedio transitorio, destinato ad essere soppiantato da nuove e più efficaci tecniche di trattamento.

Nei prossimi anni, infatti, la ricerca potrà avvalersi dei numerosi studi che si stanno portando avanti in questi anni in materia di:

  • nuovi strumenti per impedire la distruzione del pancreas
  • nuove tecniche per rigenerare completamente il pancreas
  • ricorso a cellule producenti insulina derivanti dalle cellule staminali
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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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