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Gli alimenti da non consumare oltre la data di scadenza

Redazione

Ultimo aggiornamento – 07 Febbraio, 2024

Alimenti scaduti: come riconoscerli

Quante volte capita di comprare prodotti che, poi, dimentichiamo di avere e lì “ritroviamo” in frigo, quando ormai è già passata la data di scadenza?

Il più delle volte, ci chiediamo se sia dannoso mangiarli lo stesso: spesso, dipende dal tipo di alimento e dal numero di giorni trascorsi dopo la scadenza. 

Scopriamone di più insieme!

Mangiare cibi già scaduti: sì o no?

A fronte dei molti prodotti (in credenza o in frigorifero) che inevitabilmente ritroviamo già scaduti, è lecito chiedersi se sia ancora possibile consumarli, per evitare di sprecare cibo, o di buttare via qualcosa che sia ancora buono. Ma come regolarsi? Non è sempre facile sapere quando è il caso di sorvolare sulla data di scadenza o quando eliminare i cibi per non correre rischi.

In linea generale, è preferibile evitare, soprattutto se si tratta di prodotti freschi o che sono stati trattati, come consiglia Deborah Orlick Levy, consulente di salute e nutrizione per Carrington Farms.

Quali alimenti non vanno mangiati oltre la scadenza?

In particolare, ecco i 7 alimenti che non vanno consumati oltre la data di scadenza:

  1. succhi di frutta: i succhi di frutta sono prodotti a lunga conservazione, quindi è essenziale che subiscano un processo noto come pastorizzazione, un trattamento termico cui vengono sottoposti gli alimenti facilmente deteriorabili mirato alla distruzione degli agenti patogeni in essi contenuti. Questo processo garantisce la sicurezza d'uso almeno entro la data di conservazione riportata sul prodotto ed è fondamentale per limitare le possibili contaminazioni da batteri o lieviti durante il periodo di conservazione del prodotto;
  2. fragole, lamponi, mirtilli: sono alimenti ricchi di fibre e antiossidanti, ma vanno lavati bene e non mangiati oltre la data di scadenza perché potrebbero causare la presenza del cyclospora, un parassita che causa diarrea, vomito, gonfiore e sintomi influenzali;
  3. salumi: Londa Nwadike, specialista di salute alimentare presso l’Università del Kansas, consiglia di consumare i salumi in massimo 3-5 giorni e di non aspettare che diventino maleodoranti, perché potrebbe già essere troppo tardi. I salumi, infatti, possono essere portatori di un batterio, Listeria, che causa febbre, dolori muscolari e serie complicazioni per le donne incinte;
  4. formaggi molli: anche questi, tra i quali, ad esempio, il brie, possono contenere il batterio Listeria, soprattutto se sono fatti con latte pastorizzato, e, a differenza di quelli duri, è più difficile tagliare via la parte andata a male. Vanno consumati alla data di scadenza o, al massimo, entro 5/7 giorni dopo l’acquisto;
  5. germogli: i soggetti immuno-compromessi, ad esempio donne incinte, anziani, bambini e malati, dovrebbero evitare di assumerli, a prescindere dalla data sulla confezione perché il caldo, l’umidità, sono favorevoli alla contaminazione e alla crescita di batteri, come la Salmonella;
  6. verdure a foglia verde: anche se lavate più volte, hanno la tendenza a trasportare batteri come l’Escherichia Coli, poiché sono manipolate frequentemente; quindi, occorre lavarle bene e non consumarle oltre la data di scadenza;
  7. carne fresca: la maggior parte di quella venduta nei negozi, principalmente la carne macinata, tende alla contaminazione di Salmonella, Escherichia Coli, e altri batteri causa di malattie di origine alimentare. Vanno, perciò, consumati o congelati prima della scadenza.

È opportuno, quindi, fare attenzione alla data di scadenza presente su questi alimenti, perché, anche se dispiace buttare via del cibo scaduto, è meglio evitare di causare danni all’organismo.

Cibi più sicuri oltre la data di scadenza

Come regolarsi per tutti gli altri alimenti? Di certo, i cibi secchi e senza acqua o a lunga conservazione sono quelli che subiscono meno deterioramenti nel tempo e, in generale, quelli su cui si può stare più certi in merito ad una loro consumazione oltre la data di scadenza. Di questa categoria fanno parte i biscotti, la pasta, il riso, i cereali e i prodotti in scatola (purché le rispettive confezioni non abbiano subito danni o deterioramenti e siano stati conservati in luoghi asciutti e al riparo da fonti di calore).

Anche in questo caso, il buon senso avrà l'ultima parola: se un cibo (anche non scaduto) ha un pessimo odore o un sapore sgradevole, molto probabilmente significa che si sono sviluppati dei batteri al suo interno e che esso può essere pericoloso per la propria salute.

Altra precisazione da fare è osservare attentamente la dicitura. Alcuni alimenti riportano infatti "da consumare entro", mentre altri "da consumarsi preferibilmente entro". La prima dicitura è più rigida in merito alla data riportata e dà al consumatore un'indicazione più precisa. Alimenti che riportano la seconda dicitura danno al consumatore un margine di tempo più ampio, oltre il quale, magari, il cibo è ancora considerato sicuro per l'organismo ma potrebbe aver perso un po' di freschezza, o il suo sapore è meno gustoso.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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